Esperienza e capitali: così la Slovenia scommette sulle startup

Slovenia, piccolo paese nel cuore dell’Europa con l’ambizione di diventare grande. In posizione strategica, con possibilità di espandersi sia ad est che ad ovest, unica regione del sud est Europa membro sia dell’Eurozona sia dell’Unione Europea, abbastanza piccola da essere gestibile ma allo stesso tempo diversa al suo interno, la Slovenia ha capito di aver bisogno di guardare al di là dei propri confini e risultare attrattiva per grandi realtà internazionali. In questo contesto a pochi chilometri dai confini italiani è potuto nascere ABC Accelerator, l’acceleratore sloveno che in 15 mesi ha seguito e fatto affermare sul mercato 28 aziende internazionali nei settori più diversi. Il suo obiettivo principale è connettere la Slovenia al mercato imprenditoriale e nei primi 8 mesi di vita si è posizionato tra i 60 migliori acceleratori al mondo. Nel 2015 la Slovenia è diventata “terra di startup”, non solo grazie ad ABC Accelerator, ma perché qui esiste un ecosistema interconnesso: l’acceleratore di Lubiana vuole garantire la stabilità di questa connessione e aiutare il resto della regione a crescere.

Nel 2015 gli investimenti in startup slovene sono quasi raddoppiati rispetto all’anno precedente, superando i 114 milioni di euro (in pratica quanto si è investito in Italia nello stesso anno), mentre quelli in startup fondate o co-fondate da sloveni tra il 2006 e il 2015 hanno raggiunto i 233 milioni di euro. In Slovenia il settore delle startup è ancora troppo piccolo rispetto ai problemi dell’economia del paese, e per questo non sta ricevendo sufficiente attenzione da parte dello Stato, che tuttavia sta investendo in campagne di promozione e sta aprendo le porte agli imprenditori con incentivi di vario tipo. Inoltre la Slovenia è fra i paesi beneficiari di vari sussidi europei come il fondo di coesione per le politiche ambientali e infrastrutturali e il fondo europeo di sviluppo regionale.

Un acceleratore che vuole capire il cliente

L’avventura di ABC Accelerator, acronimo per Acceleration Business City, comincia alla fine di marzo 2015 nella BTC City di Lubiana, la più grande zona di vendita, commercio e intrattenimento della regione. Si tratta di un team di circa 25 persone che lavora fianco a fianco con startup provenienti da tutta Europa. Ma cosa fa esattamente un acceleratore? Si occupa di dare alle aziende nascenti tutti gli strumenti utili per crescere e affermarsi sul mercato, insegna loro come elaborare un business plan di successo e soprattutto le mette in comunicazione con i potenziali investitori. Bernard Grum, uno dei fondatori di ABC Accelerator, che ha imparato l’italiano attraverso la televisione, spiega in cosa consiste il loro lavoro.

_B9A6291«Il mercato sloveno è piccolo ma interessante. ABC Accelerator nasce in Slovenia, ma non per la Slovenia: ci rivolgiamo infatti alla regione compresa in un raggio di 400 chilometri da Lubiana». E il motivo è presto detto: «Vogliamo conoscere il cliente e il suo modo di pensare, per poterlo capire. Questo può avvenire nei paesi europei, meno al di fuori. L’esperimento con una startup brasiliana è fallito proprio perché la mentalità era troppo diversa». Dunque il primo passo di ABC Accelerator è capire se può davvero essere utile a un’impresa nascente. «Ci facciamo conoscere dalle startup attraverso i roadshow e sul portale F6S a cui loro si iscrivono. Se una startup coreana si rivolge a noi, noi la accettiamo se ci sono le condizioni, ma non andremmo mai a proporci direttamente in Corea. A volte, quindi, dobbiamo dire di no ad alcune domande che riceviamo».

Ci sono anche due italiane nel terzo programma di ABC Accelerator

ABC Accelerator ha già realizzato tre programmi – così si chiama ogni ciclo di lavoro che vede coinvolti 8-10 protagonisti. Per partecipare all’ultimo programma hanno fatto richiesta 381 startup provenienti da tutto il mondo: ne sono state selezionate solo 9, di cui 2 italiane, Fruttaweb e Paperleap. Si sono trasferite a Lubiana e per tre mesi hanno lavorato anche 16 ore al giorno, seguendo lezioni e imparando guidate dagli esperti del team. Che cosa serve a una startup per essere accettata dall’acceleratore? Bernard Grum non ha dubbi: «Dev’essere bella. Cioè – spiega – deve piacere, dev’essere appetibile sul mercato, avere carisma ed energia. _B9A7204In questo modo, attraverso la formazione in Slovenia, può risultare davvero convincente nel momento in cui si presenta agli investitori, che arrivano da tutta Europa in cerca di idee innovative in cui investire capitali».

L’occasione per l’incontro tra startup e investitori è il Demo Day, la giornata conclusiva della prima parte del programma: spettacolo, interviste, ma soprattutto pitch, il momento più atteso e temuto, costato mesi di preparazione. Il pitch è la presentazione formale in un tempo prestabilito – in genere pochi minuti – in cui si racconta chi è l’azienda, cosa fa, quanto capitale muove e quali vantaggi offre rispetto ai principali antagonisti sul mercato. Ogni aspetto del pitch è curato nei minimi dettagli, dai movimenti del relatore alla grafica delle slide che lo accompagnano, dal tono di voce al coinvolgimento del pubblico. Dopo il Demo Day ha inizio la seconda fase del programma, altri tre mesi in cui le startup si concentrano sull’espansione sul mercato.

Sono le persone che fanno la differenza

Bernard Grum è orgoglioso delle “sue” startup, che sono diventate quello che sono anche grazie a lui. Infatti ciò che conta in Slovenia è proprio la gente: «A differenza dell’incubatore, che lavora sul prodotto, l’acceleratore lavora sulle persone – spiega Grum –. Noi vogliamo migliorarle, perfezionare il loro modo di operare e di porsi, affinché poi siano in grado di presentarsi agli investitori». Dal canto loro, le startup sono molto contente di quello che hanno trovato qui: «ABC riesce a capire di cosa ciascuno di noi ha bisogno e poi ci aiuta a trovarlo. Non a tutti servono le stesse cose: c’è chi ha bisogno di perfezionare la parte di marketing, chi quella finanziaria, chi quella organizzativa. In una startup per definizione non c’è qualcuno adibito a un compito specifico, ci si arrangia, quindi è utile avere un aiuto».
Dalle parole dei protagonisti si può intuire che forse l’elemento davvero indispensabile per affermarsi è la determinazione: «Bisogna credere nell’immaginazione – afferma Bernard Grum –. Nel mondo delle startup non esiste “speriamo”. Se una cosa si vuole fare, la si fa». ABC Accelerator accarezza il proposito di trasformare il sud est dell’Europa in una regione di innovazione. E possiamo essere sicuri che non è una speranza, ma una certezza.

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Rebecca Travaglini

 

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