Gli effetti della crisi di Suez sull'economia altoatesina
Da diverse settimane, grandi, piccole e medie imprese si trovano a far i conti con l’aumento dei costi e i ritardi nelle consegne a causa degli attacchi alle navi mercantili da parte del gruppo di ribelli yemeniti Houthi nel Mar Rosso. Una crisi che colpisce direttamente il canale di Suez, punto chiave per il 40% dell’import/export marittimo italiano. Secondo una ricerca di Confartigianato, ammontano a 8,8 miliardi, 95 milioni al giorno, i danni per il commercio estero italiano accumulati tra novembre 2023 e gennaio 2024 a causa di questa crisi. Il settore più colpito secondo questo studio, sarebbe quello dei prodotti alimentari, seguiti dai prodotti in metallo (1,8 miliardi), altri prodotti, tra cui gioielleria e occhialeria, sempre con 1,8 miliardi, moda con 1,5 miliardi e legno e mobili con 1 miliardo.
A questi settori si aggiunge un comparto chiave dell’export made in Italy verso i mercati dei paesi emergenti dell’Asia, quello dei macchinari e impianti, anch’esso a forte presenza di micro e piccole imprese: nel 2023 è stato di 11,6 miliardi il valore di questi nostri prodotti transitati via mare attraverso il canale di Suez.
Confartigianato ha calcolato anche l’impatto della crisi di Suez sulle esportazioni delle regioni italiane. Il valore più alto di prodotti trasportati via mare attraverso il Mar Rosso è quello della Lombardia, pari a 12,9 miliardi, seguita da Emilia-Romagna con 9,4 miliardi, Veneto con 5,7 miliardi, Toscana con 4,7 miliardi, Piemonte con 4,2 miliardi e Friuli-Venezia Giulia con 2 miliardi.
L’Alto Adige non figura quindi tra le regioni più colpite, ma come ha ricordato Coldiretti: “L’Italia esporta 217 milioni di chili di frutta, oltre la metà in Asia, fra cui 51 milioni di mele in India, 15 milioni negli Emirati, 66 milioni in Arabia Saudita”. Nonostante questo, al momento la crisi sembra colpire in maniera controllabile l’export altoatesino. Per Jutta Perkmann, responsabile della comunicazione di VOG, Consorzio delle Cooperative Ortofrutticole dell’Alto Adige. “Al momento la crisi di Suez ci sta colpendo indirettamente. Quest’anno stiamo consegnando solo delle piccole quantità di prodotti in Asia e al momento le stiamo deviando circumnavigando l’Africa. Ad oggi, gestendo in questo modo la situazione, non vediamo un quadro particolarmente critico”.
La situazione è, però, in continua evoluzione e sarà necessario monitorare attentamente gli sviluppi futuri. L’allungamento delle rotte incide sul costo del trasporto soprattutto a causa delle spese per il carburante e se la crisi di Suez dovesse protrarsi a lungo, le ripercussioni potrebbero risultare pesanti anche per l’economia altoatesina.
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