Bolzano: "Boston Marriage" di David Mamet al Comunale dal 29 febbraio
Teatro. “Boston Marriage” di David Mamet arriva in Alto Adige all’interno dela Stagione del Teatro Stabile di Bolzano. Da giovedì 29 febbraio a domenica 3 marzo (giovedì h. 20.30, venerdì e sabato h. 19.00 e domenica h. 16.00) Maria Paiato, Mariangela Granelli e Ludovica D’Auria sono le interpreti di “Boston Marriage”, commedia di David Mamet, una delle voci più rappresentative della scena americana – premio Pulitzer nel 1984 e più volte nominato agli Oscar. Una versione tradotta da Masolino D’Amico e diretta da Giorgio Sangati.
Stati Uniti, fine Ottocento, un salotto, due dame e una cameriera. Tutto farebbe pensare a una trama convenzionale, un incontro tra amiche un po’ affettate, ma alla forma non corrisponde la sostanza e veniamo a sapere che le due sono state un tempo una coppia molto affiatata. L’espressione “Boston Marriage”, infatti, era in uso nel New England a cavallo tra il XIX e il XX secolo per alludere a una convivenza tra donne economicamente indipendenti da uomini. Dopo la separazione, Anna, la padrona di casa, ha trovato un uomo ricco che la mantiene e vorrebbe ora riprendere con sé Claire, appena arrivata in visita. Ma Claire non è lì per quello e la riconquista si rivelerà molto più complicata del previsto, con colpi di scena rocamboleschi che coinvolgeranno anche la giovane cameriera, in un crescendo ritmico esilarante.
Protagonista assoluto insieme alle interpreti, è il linguaggio, il non-detto, l’allusione, il paradosso. Mamet si diverte a parodiare la prosa ampollosa dell’epoca, ma dietro l’apparente assurdità della superficie si nasconde l’intento ambizioso di rovesciare la realtà attraverso uno scherzo che mira a creare anche un po’ di raffinatissimo scandalo.
«Qui sta il senso anche “politico” di un testo che divertiva e stupiva insieme il pubblico americano del 1999 così come oggi può fare con quello italiano. Il continuo gioco di facciate diventa la chiave di questa messa in scena che cerca di amplificare la funzione di prestidigitazione dell’opera, che nasconde da un lato per rivelare dall’altro: un set di un film o di una serie dove la finzione sembra essere l’unico modo per dire la verità» scrive Sangati che per l’allestimento di questo spettacolo ha scelto di avvalersi delle scene di Alberto Nonnato, delle luci Cesare Agoni, dei costumi di Gianluca Sbicca e delle musiche di Giovanni Frison.
Immagine di apertura: foto di scena di Giorgio Sangati