“Questa altera barbarica seriosa gente del nord”: Goliarda Sapienza a Bolzano

“Niente è più finto di questa piazza. Un teatrino creato o un teatro di posa a Cinecittà per un ennesimo Carosello girato al nord. In confronto Positano sembra naturale. E anche la piazzetta di Capri. Questo non toglie niente, anzi, aumenta il fascino. Non abbiamo mai asserito di amare solo le cose naturali o genuine o vere … parole orribili e mistificatrici” così descriveva nei suoi taccuini Piazza delle Erbe a Bolzano Goliarda Sapienza (Catania 1924- Gaeta, 1996). La scrittrice visse infatti per oltre un mese nel capoluogo altoatesino tra il dicembre 1978 e il gennaio ’79, proprio nella centralissima Piazza delle Erbe. A Bolzano Goliarda aveva raggiunto il compagno Angelo Pellegrino, che recitava al Teatro Stabile nello spettacolo “Spudorata verità” dell’ungherese Peter Müller con la regia dell’allora direttore del Teatro, Alessandro Fersen.

Piazza delle Erbe a Bolzano oggi, nel 2024. Foto Venti3

Riconosciuta oggi tra le più grandi scrittrici italiane del Novecento, Sapienza, di cui quest’anno ricorrono i cento anni dalla nascita, è stata misconosciuta in vita: il suo capolavoro, L’Arte della Gioia, incassò solo rifiuti dagli editori italiani, nonostante l’interessamento di importanti personalità dell’epoca, tra cui Sandro Pertini. Pubblicato postumo, il romanzo è diventato un caso editoriale solo dopo il successo in Francia, nel 2005. Da quest’opera scandalosa, febbrile e intelligente, Valeria Golino ha tratto una serie tv in sei puntate prodotta da Sky Studios e presentata in anteprima mondiale al Festival di Cannes il 22 maggio scorso. Prima della messa in onda su Sky, la serie uscirà nelle sale suddivisa in due capitoli, il 30 maggio e il 13 giugno prossimo.

“Goliarda non esiste. Lei è l’esistenza, dicevano di lei, scherzando, alcuni amici per intendere un tratto della personalità che caratterizzava sia la donna che l’artista: mettersi sempre in gioco e sempre con estrema passionalità” scrive nella biografia  a lei dedicata da Giovanna Providenti. A raccontare Goliarda Sapienza e la sua straordinaria vita si perde il fiato: l’infanzia in Sicilia con la madre antifascista avvocata del popolo, l’Accademia a Roma, l’élite culturale e il carcere, gli amori e le amicizie, i viaggi e la malattia, e moltissimo ancora. È un po’ come leggere i suoi scritti: fuori dagli schemi, affamati di vita, politici e poetici al contempo. Sinceri da far male e genuinamente irritanti, come una fiamma vivace che scotta e fa balzare all’indietro.

È un’esistenza difficile, segnata da tutte le contraddizioni e frustrazioni di chi sceglie di vivere per l’arte quella di Goliarda Sapienza, che aveva lasciato il lavoro di attrice -con all’attivo collaborazioni con registi come Comencini, Blasetti, Zavattini e Visconti – per dedicarsi appieno alla letteratura. E sono proprio le ristrettezze economiche a spingere il compagno Angelo Pellegrino fino a Bolzano per assumere un ruolo minore nello spettacolo del Teatro Stabile. Lavoro che però Pellegrino abbandonerà dopo poco, come racconta la stessa Goliarda nei suoi taccuini “Angelo ha deciso di piantare tutto, non tornerà più a quello sciocco impegno accettato solo per fame. E io sono felice. Anche lui sembra un altro o, meglio, è tornato come era prima di questa brutta lontananza forzata. Maledetta miseria, è ora di dire basta”.

Una foto di scena dallo spettacolo “Spudorata verità” (Angelo Pellegrino è quello al centro nel gruppo dei tre) foto Studio Pedrotti, courtesy Archivio Teatro Stabile di Bolzano

Eppure, da quanto sappiamo, la coppia non si era trovata male a Bolzano, “Come mi avevi detto, Bolzano è graziosissima e festosa nei suoi cento bar accoglienti e caldi” scrive Goliarda ad un’amica,  anche se la casa in cui alloggiava in piazza Erbe non era molto grande né particolarmente accessoriata “…la casa che i nostri amici (simpaticissimi) ci hanno prestato non ha telefono e così mi trovo a non poter sentire la tua voce (…) sempre a proposito della casa, è molto piccola e con un bagno a metà (non so come si chiamano) e così il mio “sogno” di ospitarti va in fumo”, continua Speranza nella stessa lettera.

Dai taccuini sappiamo che la scrittrice amava passeggiare sotto i Portici “anche di notte… ne approfitto perché a Roma non si può fare. Ed è peccato, veramente peccato che gli uomini del sud non capiscano quanto sarebbero felici le donne (e forse li amerebbero di più) se le lasciassero in pace a camminare per le strade”. Insomma, era una Bolzano accogliente e tranquilla quella trovata da Goliarda Sapienza – anche se in quegli anni il tasso di criminalità non era più basso di oggi, come abbiamo raccontato qui. I racconti della vita di Sapienza in Alto Adige non sono molti, eppure anche in quei pochi frammenti emergono alcuni suoi temi caldi, come ad esempio l’amicizia tra donne, quella capacità di creare alleanze e legami immediati anche con chi si conosce da poco. Così avviene con gli amici altoatesini, con cui trascorre qualche giorno in baita all’inizio del gennaio del ’79 :“fumo freddo o caldo eccessivo delle stufe a legno. Lidia e Rosmarie sono meravigliose, almeno per me che non amo complicazioni, né in amore né in amicizia (…) tutte le ore di quei tre giorni sono state per noi di gioia, alleanza, segreto” annota la scrittrice. Da Bolzano Goliarda Sapienza scrive anche a Enzo Siciliano, “Enzo caro”, suo amico, e gli esprime tutto il suo apprezzamento per la sua biografia di Pasolini, letta “tutto d’un fiato”.

Ma le annotazioni che forse più colpiscono sono quelle sulla povertà e la miseria, quella miseria da cui lei aveva sempre cercato di fuggire e che in una città come Bolzano ha un sapore ancora più amaro “la miseria in questi paesi ha una dimensione paurosa senza fondo, mistica o metafisica. È come un peccato mortale che deturpa da nascondere a tutti: una perdizione in terra… devo cercare di non guardarla per paura (atavica?) che fissandola, questa miseria, si possa, come un morbo come un peccato attaccare anche a me, e da un giorno all’altro farmi cadere su un marciapiede e morire di inedia e vergogna sotto lo sguardo indifferente e pieno di rimprovero di questa altera barbarica seriosa gente del nord. Non dimenticare Goliarda il tuo lato siciliano, che sempre è venuto in questi posti da pezzente  a mendicare un pezzo di lavoro come fosse un regalo” scrive.
L’avventura bolzanina di Sapienza si conclude presto: il 13 gennaio 1979 era di nuovo a Roma, felice di tornare nella capitale e nel suo calore, non solo climatico “dopo un notte in treno col gelo del Brennero appresso, l’arrivo mi è apparso come qualcosa di incredibilmente gioioso: il sole alto, un cielo d’estate, la folla internazionale colorata e un po’ stracciona in confronto alla popolazione bolzanina”.

Caterina Longo

Le citazioni riportate sono tratte  da Goliarda Sapienza, Lettere e Biglietti, a cura di Angelo Pellegrino, la Nave di Teseo 2021 e da Goliarda Sapienza, Il vizio di parlare a me stessa, Einaudi, 2011 . Dalla copertina di quest’ultimo è tratta anche l’immagine in apertura, courtesy Archivio Sapienza – Pellegrino.

 

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