“Serve un cambio di prospettiva”. Il turismo di città, quello di montagna e l'overtourism. Intervista a Werner Zanotti

Alto Adige. “Il turismo è divenuta l’industria più importante di questo secolo”. Era il 2017 quando Marco d’Eramo sottolineava magistralmente le conseguenze di questa particolare “industrializzazione” nel suo “Il selfie del mondo” (Feltrinelli). In questi sette anni, in Alto Adige abbiamo potuto osservare i pesanti effetti collaterali della versione “over” del turismo, così come il vuoto lasciato dai turisti durante la pandemia. Esistono vie di mezzo? In tempi di polarizzazione dilagante è troppo facile scatenare guerre ideologiche pro o contro il turismo, meglio sarebbe comprenderne gli effetti, magari partendo dall’osservazione della realtà.
Comprendere, per esempio, che l’impatto del turismo sui cittadini di Corvara non è lo stesso di quello sui cittadini di Bolzano. Per definire al meglio il contesto, siamo tornati a disturbare Werner Zanotti, direttore di Bressanone Turismo, che da anni lavora per un diverso approccio al turismo e che di recente ha messo nero su bianco i punti principali su cui occorre intervenire. Per discutere di questi punti, lo abbiamo incontrato nel suo ufficio nella sede di Bressanone Turismo.

La sua strategia per le prossime stagioni turistiche è suddivisa in diversi punti: mobilità, permanenza, esclusività, innovazione, sostenibilità… Da quale preferisce partire?

Partirei da un punto fondamentale, il settore turistico vive di prestazione di servizi e attualmente alcuni ristoranti e alberghi altoatesini non riescono a riaprire per mancanza di personale. Non sono in grado di stare dietro alla domanda perché mancano lavoratori. E’ evidente che negli ultimi anni tutto è cambiato e servirebbe una task force che si occupi di questo.

Di cosa si dovrebbe occupare questa task force?

Innanzitutto di risolvere il problema della forza lavoro e di confrontarsi con il problema demografico. Da questo punto di vista, serve agire rapidamente e con urgenza perché gli effetti si vedranno tra vent’anni. I dati, i numeri, sono brutali. L’Italia si sta spopolando, l’Alto Adige lo fa meno velocemente, ma anche in provincia di Bolzano il numero annuale di decessi supera quello delle nascite. Servono politiche diverse a sostegno delle famiglie e serve una strategia forte sul modello del Pnnr che ci ha permesso di affrontare la crisi post-Covid. Il problema del calo demografico interessa ormai tutta l’Europa, Germania compresa.

Il contesto è chiaro, ma c’è chi chiede che si gestisca l’afflusso turistico in maniera diversa, non solo perché l’offerta non è più in grado di rispondere alla domanda…

Da questo punto di vista credo che vadano affrontate due questioni. In Alto Adige abbiamo ottime strutture ricettive e siamo ormai alla terzo o quarta generazione che si occupa di turismo. Abbiamo un know how invidiabile. La comunicazione e il marketing fanno ormai parte del nostro dna, del nostro repertorio, ora però occorre spostare il focus per occuparci della gestione dello spazio vitale in cui arrivano i turisti. E’ il momento di spostare l’attenzione sui residenti, confrontarsi con loro e comprendere che lo spazio in cui vivono i residenti e i turisti è spesso lo stesso e se lo si distrugge vengono danneggiati entrambi. Chi si occupa di turismo deve percepire questa responsabilità sulla gestione dello spazio vitale.

Non toccherebbe ai politici?

E’ quello che mi viene risposto, ma riguarda anche gli operatori del turismo. Per esempio, troppo spesso non siamo stati capaci di comunicare adeguatamente i vantaggi che porta il turismo anche a chi non è coinvolto direttamente. Nei piccoli paesi molti negozi e servizi chiuderebbero senza la presenza dei turisti.

Ecco, da questo punto di vista, non andrebbero fatte valutazioni diverse tra grandi e piccole città. Molte piccole città turistiche, di montagna ma anche balneari, da decenni prendono vita solo con l’arrivo dei turisti da cui dipendono anche economicamente. Nelle grandi città che già convivono con il traffico e con i costi degli affitti, il discorso è molto diverso.

E’ vero, ma il problema della mobilità riguarda, per esempio, l’intero Alto Adige e proprio per questo serve un cambio di strategia. Detto questo, il discorso va diviso anche tra turisti che pernottano e giornalieri. Per esempio, rispetto ai giornalieri, a Bressanone registriamo 5 giornate critiche in un anno e riguardano quasi esclusivamente il ponte dell’8 dicembre e un paio di giorni di pioggia durante la stagione estiva.

Sulla pioggia non possiamo intervenire, mentre sui mercatini natalizi… Proprio nell’ottica dell’occupazione dello spazio vitale.

Rispetto ai mercatini, posso dire che a Bressanone abbiamo puntato sulla qualità e sui prodotti del territorio. Una strategia generale che riguarda l’intera offerta turistica di Bressanone.

Bressanone (foto Venti3)

Le differenze tra città e provincia riguardano anche i pernottamenti. Mentre le città si riempiono di appartamenti per turisti in cui si entra digitando un codice su una tastiera, l’offerta in provincia è molto diversa.

Da un sondaggio di Idm è risultato che il 57% dei turisti intervistati ha indicato nell’ospitante il motivo principale della scelta dell’Alto Adige come luogo di vacanza. Molti, quindi, arrivano per Maria, Franz o Markus, persone che sono il nostro migliore “strumento di marketing” e vanno preservate. Occorre sostenere queste piccole strutture, agendo in modo che possano proseguire il loro lavoro anche nei prossimi anni. Vanno professionalizzate, aiutate nelle pratiche burocratiche e nella gestione delle certificazioni.

Sì, l’Alto Adige, rispetto ad altre regioni non solo italiane può contare sulla fiducia dei turisti proprio grazie a queste persone. Persone che, però, raramente si incontrano in città dove, al contrario, spuntano sempre più appartamenti che rischiano di danneggiare l’intera offerta e macchiare la reputazione.

Sì, è un fenomeno che riguarda principalmente Bolzano e Merano ma tocca anche Bressanone, per fortuna in maniera limitata. Anche qui ci sono strutture che non sono all’altezza, ho incontrato i gestori, ho sollevato il problema, ma non possiamo fare molto, non è obbligatorio iscriversi all’Associazione Turistica che costringe a rispettare certi criteri. Tocca ai Comuni verificare, ma il problema è serio e va affrontato.

Prima di chiudere, tornerei ai punti strategici. Uno riguarda l’”esclusività”. Non si corre il rischio che i prezzi aumentino ulteriormente permettendo solo ai ricchi di viaggiare? In un contesto in cui la possibilità di poter prenotare le vacanze per i giorni preferiti, anche spezzando a metà la settimana, ha fatto schizzare il costo dei pernottamenti verso l’alto.

Credo vada chiarito cosa intendo. Per alcuni luoghi la richiesta è altissima e questi posti devono aver il coraggio di diventare esclusivi inserendo un limite. Se vogliamo garantire l’emozione di un panorama o di una passeggiata occorre tutelare quei momenti. Viverli sgomitando tra centinaia di altre persone non ha senso. Io credo che occorra essere esclusivi in questo senso, per garantire a chi viene in Alto Adige la possibilità di godere a pieno certi momenti e certi panorami.

Massimiliano Boschi

Immagine di apertura: Werner Zanotti foto (©PhilippSeyr)

 

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