L'apicoltura è donna. "Api in rosa" racconta i volti e le storie delle apicoltrici italiane
Non fanno spesso notizia, eppure sono numerose: parliamo delle apicoltrici, le donne che si dedicano con passione alla cura e all’allevamento delle api. Secondo la Federazione Apicoltori Italiani (FAI), il 30% dei 75mila apicoltori censiti in Italia sono donne. Il progetto “Api in rosa. Volti e storie dell’apicoltura femminile in Italia“, avviato a fine maggio e promosso proprio dalla FAI, vuole dare un volto a questi numeri, raccontando le storie e le esperienze delle donne che danno il loro prezioso contributo all’apicoltura.
“Le donne protagoniste nel mondo dell’apicoltura stanno aumentando: storicamente hanno avuto a lungo un ruolo comprimario, limitandosi ad attività legate alla vendita del miele. Oggi la situazione è cambiata, abbiamo apicoltrici qualificate che hanno studiato per diventare professioniste dell’alveare e spesso vantano una specializzazione, come ad esempio quella nell’allevamento delle api regine” ci dice Valentina Calzavara, la giornalista e scrittrice ideatrice di “Api in rosa”. L’iniziativa presenterà, per ogni regione d’Italia (più le due Provincie di Trento e Bolzano), una apicoltrice come ambasciatrice del proprio territorio, per raccontarne la storia. Le diverse storie confluiranno poi in una mostra a Palazzo della Valle a Roma, che verrà inaugurata nel 2025 in occasione della Giornata mondiale delle api, il 20 maggio.
Al momento il progetto è ancora nella fase di raccolta e selezione delle candidature delle apicoltrici aspiranti “ambasciatrici”, che sarebbero già numerose. La selezione della giuria sarà basata sulla particolarità della storia personale, l’originalità e la storicità dell’impegno dell’apicoltrice “sarà un puzzle molto variegato che restituirà tutte le particolarità delle apicoltrici in Italia e i diversi mieli. Per esempio ci sono apicoltrici che in provincia di Venezia raccolgono il miele di Barena con fiori che crescono in laguna, sugli isolotti in mezzo a sabbia e conchiglie – è un miele dal particolare sapore salmastro” racconta Calzavara. In effetti, al miele si associano generalmente prati verdi tra boschi e colline, ma non è sempre così: “Ci sono anche i mieli di città, io stessa sono rimasta sorpresa perché la Federazione Apicoltori tiene alveari in centro a Roma, vicino a piazza Navona …attraverso l’analisi dei pollini hanno scoperto che provengono da più di 1000 fiori diversi. Pur essendo città le api riescono quindi a descrivere la bellezza del nostro paese attraverso i fiori” sottolinea Valentina Calzavara, e continua “come noto le api sono un termometro importante per l’ambiente, e raccontando la categoria delle apicoltrici vogliamo sottolineare il loro contributo e l’impegno nella salvaguardia della biodiversità e delle buone pratiche utili all’agricoltura sostenibile” (di api e cambiamento climatico abbiamo parlato qui).
Valentina Calzavara
Ma chi sono le donne apicoltrici? “Dopo la mappatura completa avrò le idee più chiare, comunque ci sono sia ‘figlie d’arte’, che fanno propria una tradizione di famiglia e hanno studiato per condurre in prima persona questa filiera, e poi ci sono professioniste che decidono di cambiare vita e si avvicinano all’apicoltura perché hanno necessità di ritrovare un ritmo vita più rispettoso dei tempi e delle stagioni” spiega la giornalista. E anche se lo “zoccolo duro” è costituito da donne dai 40 ai 45 anni in su “c’è un bel vivaio di giovani che si avvicinano all’apicoltura intorno ai 30 anni , quindi prima”. Un dato, questo, che sembra confermato anche in provincia di Bolzano: secondo quanto comunicatoci da Andreas Platzer, consulente esperto di apicoltura del Fachschule Laimburg, in Alto Adige sarebbero circa 500 le apicoltrici sugli oltre 3.500 apicoltori censiti – in aumento rispetto agli anni passati . Anche nella nostra provincia si confermerebbe quindi il trend nazionale: secondo Platzer, a dedicarsi all’apicoltura non sono solo le contadine, ma le persone più diverse “dal medico all’avvocata, alla donna che ha deciso di rimanere a casa dal lavoro per accudire i figli” con un interesse crescente, anche da parte delle donne più giovani di 20-25 anni per la biologia delle api e per l’ambiente. Insomma, il progetto “Api in rosa” sembra aver colto nel segno, individuando un fenomeno in crescita. Le storie delle apicoltrici “ambasciatrici” verranno raccolte, fotografate e divulgate nel corso dell’anno in una campagna social e media, che prenderà avvio dal Veneto, per culminare, come accennato sopra, in una mostra a Roma nel 2025.
Caterina Longo
Immagine in apertura: Foto di Thomas Völcker da Pixabay