Formazione professionale, ecco le sfide per il futuro
Tredici giuslavoristi di fama internazionale, esperti del settore formativo, rappresentanti sindacali dell’Alto Adige: per due giorni nel campus di Bolzano sono state discusse soluzioni su come il diritto del lavoro e la contrattazione collettiva possa dare nuovi impulsi alla formazione professionale.
Gli esperti concordano sul fatto che i cambiamenti sul mercato del lavoro e la digitalizzazione pongono la formazione professionale di fronte a sfide completamente nuove. “Quello di cui abbiamo bisogno ora è di una dinamizzazione del mondo formativo”, afferma Christian Tecini della formazione professionale provinciale. Il prof. Luca Nogler (Università degli Studi di Trento e membro del CdU di unibz) e Werner Pramstrahler dell’IPL – i promotori del convegno – condividono l’obiettivo: “Si devono creare le condizioni affinché le risorse dei fondi professionali rimangano in Alto Adige, ma questo è possibile soltanto se la Giunta provinciale, le organizzazioni datoriali e i sindacati procedono in modo coordinato”.
Un cambiamento sempre più rapido
Come si configura la formazione professionale nei vari Paesi europei? Quali le nuove sfide in un mercato del lavoro che vede un cambiamento sempre più rapido? Queste ed altre questioni sono state al centro del “VIII° Dialogo giuslavoristico internazionale”, organizzato da unibz e IPL | Istituto Promozione Lavoratori. Negli ultimi due giorni, tredici giuslavoristi, esperti del settore della formazione e rappresentanti del mondo sindacale altoatesino hanno affrontato il tema in tutte le sue sfaccettature.
La mattinata di ieri, giovedì 10 novembre, ha illustrato la situazione in Alto Adige. Durante la tavola rotonda, i partecipanti si sono confrontati sui punti di forza e debolezza della formazione professionale, sul raccordo tra domanda e offerta di formazione e sulla suddivisione delle competenze tra Stato e Regioni, anche nell´ottica dei piani del Governo nazionale.
Punti di forza e di debolezza in Alto Adige
“In Alto Adige il sistema di formazione professionale è finanziato principalmente dal pubblico, mentre i progetti europei svolgono un ruolo solo secondario. Questo è , anzitutto, un punto di forza”, sostiene il direttore di Dipartimento, Michael Mayr. Ciò che manca è una valutazione oggettiva dell’effetto delle misure di formazione. “Si sa poco sull’utilità concreta per il lavoratore dipendente”, osserva Riccardo Salomone dell’Agenzia del Lavoro di Trento. Le capacità dei soggetti privati nello sviluppo di progetti con contenuti di alta qualità sono insufficienti. La burocrazia è eccessiva. A differenza di Trento, a Bolzano manca un soggetto super partes che coordini le attività di formazione professionale .
Formazione: troppo autoreferenziale?
Per quanto concerne i progetti FSE (Fondo Sociale Europeo), spesso si ha l’impressione che siano più finalizzati alle esigenze di chi offre corsi invece che ai veri bisogni delle persone”, affermano gli esperti. Le piccole imprese spesso hanno bisogno di soluzioni ad hoc. “Ma anche le imprese più grandi, attive in nicchie di mercato, necessitano di formazione mirata”, sottolinea Tecini.
Ora occorre attivarsi a livello nazionale
Oggi più che mai la formazione professionale in Alto Adige ha la possibilità di ingranare una marcia in più. Luca Nogler e Werner Pramstrahler identificano un chiaro obiettivo per l’Alto Adige, ovvero l’autogestione dei mezzi finanziari. A tal fine sono necessarie due cose: anzitutto, l’accordo tra Giunta provinciale e l’Anpal (Agenzia nazionale per la politiche attive del lavoro) deve essere esteso ai fondi interprofessionali. In secondo luogo, in Alto Adige i sindacati e le associazioni datoriali devono siglare un apposito accordo territoriale. Affinché ciò vada in porto si deve procedere in maniera coordinata e intelligente.