Transart, lo spazio pubblico e l’arte fuori dalla comfort zone. Intervista a Peter Paul Kainrath
Cultura. Si è da poco conclusa un’edizione 2024 di Transart particolarmente coraggiosa ed esplicita. Da Exhaust, l’inaugurazione in cui è stato “giustiziato” il motore a scoppio “simbolo del folle progresso tecnico conosciuto dall’umanità”, fino al potente utilizzo del “depotenziato” Monumento alla Vittoria con l’evento “Ordine e Fragmente“.
Un’edizione per cui il direttore Peter Paul Kainrath ha mostrato un’evidente soddisfazione: “Sì, il meteo sfavorevole non ha tolto nulla alla forza dei progetti culturali presentati. Al corteo di Exhaust hanno partecipato oltre cento persone nonostante la pioggia torrenziale, mentre altre trecento hanno assistito al concerto serale degli Shortparis , nonostante il freddo intenso e decisamente anomalo per la stagione. Evidentemente la qualità delle performance proposte supera ogni ostacolo. La forza degli artisti e degli eventi è stata percepita chiaramente dal pubblico e questo fa la differenza”.
In effetti, il cambiamento climatico, che era uno dei temi centrali di Transart 2024, sembra non essersi nascosto e ha fornito un contributo importante a questa edizione..
Naturalmente non ci auguravamo un clima simile, ma le proposte di Transart non sono pensate per palcoscenici tranquilli e sicuri, preferiamo che il pubblico si metta in gioco. I nostri progetti partecipativi vanno vissuti fuori dall’abituale comfort zone, solo così possono raggiungere quell’intensità in grado di trasmettere una forza unica.
Un’edizione che è riuscita a utilizzare anche il Monumento alla Vittoria, non come scenografia o sfondo, ma come protagonista. La capacità di individuare luoghi suggestivi e inusuali resta un marchio di fabbrica di Transart. Come ci riuscite?
Sin dalla sua fondazione, Transart lavora per scovare nuove “finestre” non occupate da altri. Vogliamo portare avanti un progetto di cultura contemporanea senza compromessi e coinvolgere il pubblico più ampio possibile. Per riuscirci, dobbiamo uscire dalle solite mura codificate. E’ un nostro punto di forza che, visti gli ottimi risultati di quest’anno, porteremo avanti con sempre maggiore determinazione. Ma, al di là di questo, le tre composizioni che si sono messe in dialogo con il monumento in occasione di “Ordine e Fragmente” hanno raggiunto un livello altissimo, con una grande precisione contenutistica.
E’ vero, Transart ha fatto da “apripista” , ma non si può dire che la pista sia stata particolarmente seguita da altri…
Abbiamo utilizzato per primi l’Alumix, le officine ferroviarie, il forte di Fortezza etc. Forse vediamo il potenziale prima degli altri, ma anche altri festival, penso per esempio al Südtirol Jazzfestival Alto Adige, percorrono percorsi esplorativi simili.
Nessun segreto?
No, se non una grande curiosità e la capacità di vedere del potenziale che magari altri non scorgono. Il nostro taglio è esplicito: vogliamo togliere i luoghi dalla percezione abituale. Transart è un festival, non è una stagione teatrale o un altro evento istituzionalizzato, è costretto a ragionare diversamente e a lavorare su una differente percezione della cultura.
Tornando ai luoghi della cultura, non si possono negare le problematiche relative all’utilizzo dello spazio pubblico in Alto Adige, in particolare a Bolzano. Altre città europee sembrano decisamente più aperte, non solo da questo punto di vista…
A prescindere da Transart, è vero che lo spazio pubblico a Bolzano è troppo spesso “impegnato” da turismo e commercio, e questo ne penalizza la qualità. In altre città, penso per esempio a Vienna, si vive in maniera molto diversa la dimensione pubblica.
Massimiliano Boschi
Immagine di apertura: Exhaust – foto©Tiberio-Sorvillo