DeepSeek, l’intelligenza artificiale, la Cina e noi. Intervista a Marco Montali

Intelligenza artificiale. DeepSeek, il nuovo sistema di intelligenza artificiale “made in China”,  ha attratto grande attenzione mediatica, suscitato qualche preoccupazione, provocato un putiferio sui mercati azionari e destato sorpresa e interesse nel mondo accademico. Ma, nella redazione di AAI, una domanda ha prevalso sulle altre: “Chissà cosa ne pensa Marco Montali?”.
Girata la domanda al diretto interessato, docente di Data and Process Modelling e vicepreside alla didattica della Facoltà di Ingegneria all’Università di Bolzano, è arrivata una risposta chiara e decisamente interessante: “Personalmente – premette Montali –  la considero una buona notizia. DeepSeek ha ottenuto risultati straordinari senza cambiare paradigma, ma grazie ad accorgimenti che hanno permesso la sua realizzazione a un costo molto più basso dei ‘concorrenti”.

E’ una buona notizia solo dal punto di vista economico?

No,non è solo questo. La nascita di DeepSeek si inserisce perfettamente all’interno del dibattito riguardo alla distribuzione delle risorse tra chi fa ricerca. Ricordo che DeepSeek, non solo è parzialmente “open source”, ma permette anche l’accesso alla documentazione che illustra come si sia arrivati alla sua progettazione, al suo “addestramento”. E’ una documentazione importante perché mostra come si è arrivati al miglioramento di un algoritmo performante paragonabile a quello di ChatGpt, ma con un costo decisamente  inferiore.

Uno stimolo per tutti i ricercatori?

Sì, DeepSeek permette di ridurre il divario tra chi ha grandi risorse finanziarie a disposizione e tutti gli altri. Per certi versi, è sorprendente che siano stati i cinesi ad aiutare a “democratizzare” l’intelligenza artificiale. Ricordo che OpenAi, che nasce come azienda no profit, quindi non orientata alla realizzazione di profitti, successivamente si è trasformata in un sistema chiuso. Non è un caso che Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, abbia dichiarato che probabilmente dovranno ripensare in modo profondo il loro modello di sviluppo software.

Marco Montali

Stati Uniti contro Cina. E l’Europa?

Purtroppo, non solo riguardo all’intelligenza artificiale, l’Europa rimane ferma al palo. DeepSeek potrebbe riportare un po’ di equilibrio, ma non esistono progetti europei di quel livello e non è certo una questione di talenti. Servirebbero investimenti molto più importanti, ma ogni Stato europeo procede da solo, suddividendo le risorse e moltiplicando gli obiettivi. Ogni paese procede per la propria strada, rimanendo comunque incastrato su aspetti regolamentativi che finiscono per bloccare lo sviluppo. Una maggiore condivisione delle risorse e degli obiettivi sarebbe d’aiuto.

L’apertura di “DeepSeek” è anche una mossa tattica del governo cinese? 

Non è facile rispondere, è possibile che Deepseek abbia avuto un impatto notevole solo all’esterno del Paese, mentre all’interno è probabile che si stiano sviluppando altri progetti molto più vasti e importanti. Penso per esempio ad Alibaba che, poco dopo l’uscita di Deepseek, ha pubblicato Gwen, una serie di tecnologie legate ai modelli linguistici. Questo spiegherebbe la decisione di lasciare che Deepseek fosse “open source”, stanno lavorando su modelli molto più avanzati.

Massimiliano Boschi

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