Da Schnitzler a Kubrick: il filo “perturbante” che lega il Guncina all’Overlook Hotel

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“Poco lontano da Bolzano, sopra un’altura, nel fitto del bosco e quasi invisibile dalla strada maestra, si trova la piccola proprietà del barone di Schottenegg”. Questo l’incipit di “La profezia” (Leone Editore, traduzione di Alice De Piccoli), uno dei racconti meno noti di Arthur Schnitzler, scrittore e drammaturgo viennese, noto soprattutto per “Doppio sogno”, il racconto che ha ispirato “Eyes wide shut”, ultima regia di Stanley Kubrick. Ma anche da “La Profezia”, scritto nel 1905 e ambientato attorno ad “una villa sul pendio del monte Guncina” si dipana un filo sottile che lo collega a Kubrick e, in particolare, a uno degli edifici più noti della storia della cinematografia mondiale: l’Overlook Hotel reso immortale da “Shining”. Un filo che non si può ignorare, innanzitutto perché “tessuto” da Sigmund Freud.

Meglio procedere con ordine: in una lettera inviata a Schnitzler il 14 maggio 1922, Sigmund Freud gli riconobbe grande rispetto e numerosi meriti: “Credo che nel fondo del suo essere Lei si un ricercatore della psicologia del profondo, così onestamente imparziale e impavido come non ve ne sono stati mai” e confessò di avere evitato di incontrarlo “per una sorta di paura del doppio”. Non è, però, questo attestato di stima che ci aiuta a dipanare il filo sottile di cui si parlava all’inizio, ma, piuttosto, quanto scritto da Sigmund Freud tre anni prima della lettera citata ne “Il perturbante” (Das Unheimliche – Bollati Boringhieri): “Il poeta può anche accrescere e moltiplicare il perturbante ben oltre il limite possibile nell’esistenza reale, facendo succedere eventi che nella realtà non sperimenteremmo o sperimenteremmo solo molto di rado. Noi reagiamo alle sue finzioni come reagiremmo a nostre esperienze personali; e quando ci accorgiamo dell’inganno è troppo tardi (…) Resta in noi un senso di insoddisfazione, una sorta di astio per l’illusione che ha tentato di imporci, sensazioni che ho provato in modo particolarmente netto dopo la lettura del racconto La profezia di Schnitzler”.
E’ proprio questo passaggio ad avvicinare la villa del Guncina a all’Overlook Hotel e Schnitzler a Kubrick. Perché il racconto ambientato a Bolzano è incentrato sulle visioni profetiche di un prestigiatore. Il protagonista del racconto possiede, infatti: “una sorta di potere tramite cui le persone possono prevedere eventi futuri”, esattamente come Danny, il bambino protagonista di Shining. Il virgolettato citato è, infatti, tratto dalla scheda wikipedia dedicata al film di Kubrick e, nella versione tedesca della stessa, le “visioni” di Danny vengono definite: “Unheimliche Erscheinungen”, “apparizioni perturbanti”. Le stesse che inquietano il personaggio di Schnitzler, turbato dalla conoscenza anticipata del futuro e non dall’inaspettato.
Ma il collegamento tra Kubrick e il saggio di Freud, è stato esplicitato anche dallo stesso regista statunitense in un’intervista rilasciata a “Cahiers du Cinema” nel 1981:”Credo che l’unica regola valida per questo genere (l’horror nda) sia quella di cercare di non spiegare, di non dare chiare spiegazioni per ciò che sta accadendo, e la ragione di questo è trasmettere una sensazione di perturbante. Freud, nel suo saggio sul perturbante scrisse che il senso dell’innaturale è l’unica emozione resa con maggior efficacia nell’arte più che nella vita reale, e io ho trovato questa affermazione molto illuminante”.
Un’affermazione che spinse il più “kubrickiano” dei critici cinematografici italiani, Enrico Ghezzi, a scrivere: “Questo testo teorico di Freud (più che l’omonimo romanzo di Stephen King) è il vero referente di Shining. Come dire che Kubrick ha preso come modello stesso del suo film il discorso più avanzato fatto dalla cultura occidentale a proposito dello spavento, dell’orrore e del terrore”.
E c’è chi dal Guncina vede solo la città di Bolzano…

Massimiliano Boschi

Immagine di apertura: Bolzano vista dal Guncina (Foto  ©Venti3)

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