Congedo di paternità: il punto della situazione

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

News. Nel 2023, 4.871 padri in Trentino-Alto Adige hanno usufruito del congedo di paternità obbligatorio. Un dato in calo rispetto al record del 2022, quando erano stati 5.001. I dati, diffusi dall’IPL | Istituto Promozione Lavoratori in occasione del 19 marzo, la Festa del Papà, evidenziano tendenze contrastanti nell’utilizzo dei congedi parentali nella regione. Se il numero assoluto di padri in congedo obbligatorio è diminuito, la percentuale rispetto alle nascite è invece leggermente aumentata, passando dal 56% del 2022 al 57% nel 2023. Parallelamente, cresce l’adesione al congedo parentale facoltativo e aumentano le richieste di sostegno finanziario.
Secondo Maria Elena Iarossi, ricercatrice IPL, la riduzione del numero assoluto di padri in congedo non è necessariamente un segnale negativo, ma va letta nel contesto del generale calo delle nascite. La misura, resa strutturale dal decreto legge 105/2022, sembra ormai essersi consolidata tra i lavoratori.
Se da un lato la percentuale di padri che usufruiscono del congedo parentale facoltativo è salita dal 26% al 33%, la durata media resta inferiore ai 30 giorni, il minimo garantito con retribuzione piena dai contratti collettivi nazionali. Un dato che conferma come la componente economica continui a influenzare significativamente le scelte familiari.

L’Assegno provinciale al nucleo familiare+, introdotto in Alto Adige per incentivare il congedo facoltativo con un sostegno economico, ha registrato un aumento nel 2024, dopo il calo del 2023. Sono stati 76 i padri che hanno richiesto e ottenuto il contributo, di cui il 60% ha ricevuto un sussidio di 800 euro e il restante 40% di 1.200 euro. Secondo Iarossi, queste misure, pur non essendo decisive per un cambio di paradigma, rappresentano un passo avanti verso un maggiore coinvolgimento paterno nell’assistenza alla genitorialità dei neonati: «Sicuramente l’Assegno al nucleo familiare +, previsto dalla legge provinciale, che riconosce un contributo a sostegno dei padri che usufruiscono dei congedi parentali, coglie nel segno l’importanza di compensare almeno in parte la perdita di reddito derivante dall’assentarsi dal lavoro», ha dichiarato Iarossi.

Nonostante i progressi normativi, il coinvolgimento dei padri nella cura familiare è ancora frenato da fattori economici e culturali. Una distribuzione più equa dei congedi, spiega Iarossi, è ostacolata da molteplici elementi: «Da un lato ci sono necessità concrete di cure materne nella primissima infanzia, pensiamo ai ritmi e alle esigenze dell’allattamento, a cui difficilmente si può derogare, ma ci sono anche altri fattori, come esigenze lavorative che vedono i padri maggiormente impegnati nella carriera per motivi culturali o economici».
Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla distribuzione del reddito familiare: «Più che al retaggio culturale dovremmo guardare realisticamente al fatto che l’uomo percepisce mediamente una retribuzione più elevata e quindi la sua assenza dal lavoro può comportare una perdita di reddito maggiore. Qui entrano in gioco tutte le considerazioni che solitamente ruotano attorno al tema del gender pay gap», sottolinea Iarossi. Il divario retributivo tra uomini e donne infatti non dipende solo da discriminazioni dirette, ma anche dalle scelte professionali delle donne e dal carico di lavoro familiare che spesso ricade su di loro in assenza dei servizi di sostegno adeguati.
Infine, per quanto riguarda il calo delle nascite, un congedo parentale poco conveniente sembra incidere solo parzialmente sul calo della natalità. Secondo Iarossi, «se guardiamo al passato anche non troppo lontano vediamo che le nascite erano più numerose con leggi relative ai congedi molto meno generose e flessibili. Purtroppo dobbiamo osservare che il miglioramento delle leggi sui congedi non ha proprio inciso sulla natalità, che evidentemente è condizionata da altri fattori. Tuttavia, il miglioramento del quadro giuridico è comunque un passo avanti e può sostenere altre politiche per la natalità».

Sul tema del congedo parentale e della partecipazione attiva dei padri nella cura familiare, interviene anche Hannes Reichegger, presidente della Männerinitiative Pustertal. Reichegger sottolinea l’importanza di riconoscere il ruolo paterno in tutte le sue forme, con particolare attenzione ai padri separati, che spesso incontrano ostacoli nell’esercitare il proprio diritto alla genitorialità. «Generalizzazioni o rimproveri non aiutano. Bisogna creare nuove opportunità decisionali per le famiglie e rimuovere gli ostacoli che ancora oggi penalizzano i padri», ha concluso.

Ti potrebbe interessare