Angelo, un bolzanino al congresso del Partito comunista cinese
C’è un cittadino di Bolzano che ha seguito particolarmente da vicino il 19esimo Congresso del Partito Comunista Cinese che si è tenuto dal 18 al 24 ottobre a Pechino. E’ Wen Jianhai, ma a Bolzano si fa chiamare Angelo. E’ appena rientrato dalla Cina dove ha partecipato ad alcuni incontri «preparatori» del Congresso in quanto presidente dell’Associazione Cinese dei commercianti di Bolzano. Accetta di raccontarci come è andata nell’ufficio del suo grande negozio di via Torino (1200 mq) e per raccontare con precisione la sua esperienza ha chiesto a una ragazza cinese di tradurre le parti più complicate. Non servono, però, molte parole per comprendere come gli incontri e il Congresso di Pechino l’abbiano molto soddisfatto: «Il presidente Xi Jinping ha parlato del grande Rinascimento cinese che si compierà entro il 2049. La Cina è ormai la seconda potenza mondiale nel commercio e la situazione del popolo cinese è molto migliorata negli ultimi anni, ora occorre aumentare democrazia, autosufficienza e giustizia». Wen Jianhai ha lasciato la Cina nel 1989 ed è naturale che ogni ritorno in patria lo sorprenda. Tutto è cambiato radicalmente con grande velocità: «Ogni volta che torno vedo qualcosa di nuovo. Sono rimasto molto colpito dal programma spaziale cinese e dai miglioramenti nelle infrastrutture, nelle strade e nelle ferrovie. Al Congresso si è parlato anche della Nuova via della seta, la ferrovia intercontinentale che vuole unire l’Europa, Italia compresa, alla Cina».
C’è un tema che l’ha colpita in maniera particolare?
«Sì, l’impegno per diventare un paese a tecnologia avanzata che esporta merci di grande livello per non essere più considerati solo come produttori di merci a basso costo».
A quali incontri ha partecipato?
«Sono uno dei sessanta rappresentanti dei cinesi nel mondo, in Italia siamo in due, io e un mio connazionale che vive a Napoli. Per questo sono stato invitato in occasione della Festa della Repubblica del primo ottobre. Gli incontri si sono tenuti negli stessi luoghi del Congresso e abbiamo colto l’occasione per fare il punto della situazione. Molti di noi hanno espresso i propri auspici rispetto al congresso che si sarebbe tenuto due settimane dopo».
Spiegare l’Alto Adige ai cinesi non deve essere facile?
«Sì, ma io vivo a Bolzano, il mio problema è spiegare cosa è la Cina oggi agli altoatesini. Mi capita di incontrare politici e imprenditori a cui prospetto le possibilità enormi che offre il mio Paese d’origine, ma noto che c’è ancora una mentalità molto chiusa».
Tipicamente altoatesina o tipicamente italiana?
«Io sono a Bolzano dal 2011, prima ero a Brescia. Qui mi trovo bene, ma devo dire che in Lombardia la mentalità era più aperta. Ho partecipato agli incontri della Festa della Repubblica per tessere relazioni e avviare rapporti, in Cina conta ancora molto l’incontro faccia a faccia, ma poi a Bolzano trovo molte porte chiuse».
Imprese comprese?
«Sì, ho contattato alcune grosse aziende con proposte concrete ma senza risultato. Non è andata molto meglio con gli amministratori locali, Tommasini escluso».
L’Associazione dei commercianti di cui è presidente non è di aiuto?
«Ho creato l’associazione per essere di sostegno ai commercianti cinesi di Bolzano e per organizzare i rapporti con l’ambasciata. Ne fanno parte 111 attività commerciali e non chiediamo contributi alla Provincia, sarà per questo che non riusciamo a farci ascoltare…»
Quanti sono i cinesi residenti in Alto Adige e qual è la situazione?
«Siamo circa tremila e non ci facciamo spaventare dai problemi. La crisi economica non ci ha spinto al lamento o alla rabbia (a dire il vero, usa una parola più forte che pronuncia con grande precisione, zeta comprese nda) ma a impegnarci maggiormente».
Proprio nessuna lamentela?
«Beh, sì. Mi è capitato di essere derubato, ma a parte un poliziotto che ha scritto il verbale non ho visto nessuno, nemmeno al processo. Mi è capitato, invece, di essere multato per piccole questioni burocratiche e ho dovuto pagare, sono stati inflessibili. Il rispetto delle leggi è importante ma ricordo che la legge non può essere come la lama delle forbici, che taglia solo da una parte».
Visti i progressi economici non ha mai pensato di tornare in Cina?
«Sono nato a Zhejiang, sulla costa pacifica, 52 anni fa. Ho passato i primi 24 anni in Cina e i successivi 28 in Italia. Qui ho messo su famiglia e ho visto nascere i miei due figli, ormai anche questa è casa mia. Devo ammettere che quando sono in Italia mi manca la Cina, ma quando sono in Cina mi manca l’Italia».
Massimiliano Boschi