Lavoro, crescono gli occupati e il BBT traina l'edilizia
Il BBT? Traina il settore edile altoatesino. Mentre negli ultimi 3 anni gli occupati sono cresciuti del 10%. Notizie molto positive dal mercato del lavoro provinciale. «Negli ultimi 3 anni – afferma l’assessora Martha Stocker – si è registrato un aumento del 10% del tasso di occupazione a livello provinciale, il 3,5% del quale, pari a 7.210 occupati in più, è stato realizzato negli ultimi 6 mesi. All’inizio di questa legislatura abbiamo dovuto affrontare alcune gravi crisi occupazioni come quelle della Hoppe e della Würth. Oggi, a fine legislatura, possiamo essere soddisfatti di un mercato del lavoro che da alcuni semestri registra un trend decisamente positivo, anche grazie ad una serie di misure di sostegno e di incentivazione poste in atto a livello provinciale». Tra maggio e ottobre 2018, secondo il rapporto sul mercato del lavoro, è continuata la ripresa occupazionale con tassi di crescita particolarmente elevati. Il saldo è positivo in quasi tutti i settori, e altrettanto si può dire per i giovani, per i quali si registra per il terzo anno consecutivo una crescita occupazionale. Tutto ciò si rispecchia nell’andamento della disoccupazione, il cui tasso nell’arco di un anno è diminuito dal 3,4% al 3,1%. I valori sono pertanto solo di poco superiori a quelli registrati prima della crisi, mentre il tasso di disoccupazione giovanile rimane ancora più alto rispetto a quel periodo (10,2% la media annua nel 2017). Rispetto all’anno precedente è invece leggermente calato il tasso di disoccupazione tra gli extracomunitari che ha raggiunto quota 14,3%. Secondo l’assessora Stocker il raggiungimento dell’obiettivo occupazionale per il 2020 (tasso di occupazione all’80% tra i 20 e 64 anni) appare raggiungibile, visto che il tasso, già ora, si attesta al 78,4%.
Forte crescita dell’occupazione dipendente
Negli ultimi 6 mesi l’occupazione dipendente è cresciuta di un notevole +3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La crescita interessa quasi tutti i settori, i gruppi di lavoratori e le zone, anche se in maniera differenziata. Ottimo andamento soprattutto per alberghi e ristoranti (+6,1%), dati particolarmente positivi anche per assistenza sociale (+3,5%), commercio (+2,9%), rimanenti servizi privati escluso il commercio (+3,1%), attività manifatturiere (+3,0%) e agricoltura (+7,2%). Lo straordinario +4,9% dell’edilizia, legato in maniera diretta al cantiere del tunnel del Brennero, conferma ulteriormente la ripresa iniziata nel 2015 dopo 8 anni scoraggianti. I dati suddivisi per cittadinanza mostrano che sono cresciuti un po’ di meno i lavoratori provenienti dai nuovi (+5,2%) e dai vecchi paesi dell’Unione Europea (+3,7%) e di più i cittadini extracomunitari (+17,2%). Il numero di occupati dipendenti con cittadinanza italiana è cresciuto poco meno della media (+2,3%), mentre è stato positivo l’incremento dell’occupazione da parte di italiani residenti fuori provincia (+15,2%). Distinguendo gli occupati per genere, si riscontra un andamento più positivo tra gli uomini (+4,1%) che tra le donne (+2,8%). Il direttore della Ripartizione lavoro, Stefan Luther, ha posto l’accento sul fatto che l’Alto Adige risulta essere «l’unica parte del territorio nazionale ad essere inclusa nelle regioni europee che possono vantare un tasso di occupazione superiore al 75%». Lo stesso Luther ha poi evidenziato la notevole crescita degli occupati nel settore manifatturiero a partire dal 2016, la crescita degli occupati dipendenti e delle ore lavorate nel settore edile grazie al cantiere del BBT, e l’andamento degli occupati dipendenti nel settore alberghiero-ristorativo con le relative presenze turistiche nella stagione estiva.
Meno disoccupati di lunga durata
Il numero medio di persone senza occupazione iscritte nelle liste dei centri di mediazione lavoro durante il periodo maggio – ottobre 2018 si attesta sulle 11.821 persone, poco più di mille in più (+9,4%) rispetto all’anno precedente. Realmente in cerca di lavoro e immediatamente collocabili sono però solo 4.805 persone, lo stesso dato dell’anno scorso. L’incremento del numero complessivo è dovuto ad alcune categorie di disoccupati che possono beneficiare delle indennità per una durata maggiore rispetto al passato e dunque sono più interessati a non essere cancellati dalle liste. Effettivamente grazie alle nuove norme questi disoccupati rimangono iscritti più a lungo, senza però essere necessariamente alla ricerca di un lavoro. Probabilmente il calo dei “job-ready” sarebbe stato anche maggiore se non vi fossero stati dei cambiamenti nelle procedure amministrative che comportano l’allungamento nelle tempistiche di cancellazione dalle liste e di conseguenza a un aumento o una mancata riduzione dello stock di disoccupati. Gli effetti dei cambiamenti normativi e delle procedure amministrative sono particolarmente visibili per quanto riguarda le donne iscritte da più di un anno nelle liste di disoccupazione che in seguito a una maternità non sono al momento disponibili ad accettare un lavoro. A parte le neomamme, il gruppo di persone iscritte da oltre un anno ma non realmente in cerca di lavoro o comunque non immediatamente collocabili, si è ridotto rispetto a 12 mesi prima di un centinaio ovvero di circa il 10%.