Mezzi pesanti, il nuovo codice stradale non convince CNA Fita
È negativo il giudizio di CNA Fita Trentino Alto Adige sulle proposte di modifica al Codice della strada previste per i mezzi pesanti. “Ciò che emerge e lascia perplessi – afferma Piero Cavallaro, referente regionale di CNA-Fita – è l’assenza di una visione d’insieme, che possa fare da bussola a modifiche equilibrate, in grado di coniugare innovazione e sicurezza, riforma organica del mercato e situazioni consolidate, oltre a liberalizzazioni e legalità”. Nel caso dei mezzi pesanti che effettuano trasporti eccezionali, è stata prevista una riduzione di peso da 108 a 86 tonnellate. “Una modifica – sostiene CNA Fita regionale – che si basa forse su una lettura distorta della realtà. I veicoli industriali con una capacità di carico a 108 tonnellate, infatti, sono ritenuti a torto gli unici responsabili dell’usura dei ponti. Tuttavia, i dati dimostrano che sono diversi i fattori alla base dei loro crolli, a partire da una scarsa manutenzione”.
Il legislatore, in primo luogo, avrebbe dovuto interessarsi della realizzazione di quel Catasto delle strade, previsto fin dal 1992, che consentirebbe la verifica puntuale dello stato delle infrastrutture viarie, in modo da garantire la circolazione in sicurezza. La digitalizzazione e la messa in rete del catasto stradale permetterebbero, infatti, l’individuazione immediata di percorsi alternativi, con l’indicazione della loro effettiva tolleranza di peso e di tutte le altre informazioni utili alla circolazione dei mezzi. Tutti, pesanti e leggeri. Non solo quelli pesanti. Secondo CNA Fita, doveva essere questa la prima modifica da introdurre al Codice della strada, “perché la riduzione di peso – sottolinea Cavallaro – non risolve affatto il problema di dove questi mezzi possano circolare in sicurezza”.
Mezzi pesanti, il settore agricolo
Riguardo al settore agricolo, invece, emerge un orientamento del tutto opposto: si vanno ad aumentare dimensione e massa delle macchine agricole e dei loro rimorchi, in alcuni casi raddoppiandole e portandole fino a 44 tonnellate, come un complesso veicolare che opera nell’autotrasporto. “Di questi veicoli industriali, spesso si fa un uso distorto – denuncia Cavallaro – originando in molti casi un esercizio abusivo dell’attività di trasporto merci conto terzi, che va a creare una situazione di concorrenza sleale. A questo riguardo, sono tante le segnalazioni inviate al ministero dell’Interno e alle Prefetture, che però finora non hanno sortito effetti”. Per CNA Fita, una liberalizzazione di tale portata, senza l’obbligo di aprire una partita Iva, il possesso di patenti superiori e altre precondizioni, potrebbe involontariamente trasformarsi in un favore a chi vuole operare abusivamente nel totale anonimato.