Unibz, da Bolzano a New York per scoprire i segreti delle imprese Usa
Da Bolzano a New York, per capire in cosa si differenziano due realtà così distanti tra loro (non solo dal punto di vista spaziale), ma anche per trovare i punti di contatto. Il terreno da esplorare è quello dell’imprenditoria, pane quotidiano a Brooklyn e Manhattan. Il contesto di riferimento quello di una vacanza studio organizzata per gli studenti del master in Imprenditorialità e innovazione dell’università di Bolzano, accompagnati dal loro professore, Christian Lechner.
Perché una vacanza studio?
«Probabilmente se lo domandano molti genitori – sorride Lechner – E probabilmente se lo domandavano anche quelli di Charles Darwin, uno che di vacanze studio ne sapeva qualcosa». A bordo della nave Beagle, il padre della teoria dell’evoluzione della specie, girò mezzo mondo. Letteralmente. E l’esperienza fu determinante perché il suo nome entrasse nei libri di storia. «Non c’è nulla di più stimolante che vedere sul campo, messe in pratica, le conoscenze acquisite sui libri – sostiene Lechner – Un viaggio è un’occasione per esplorare nuovi orizzonti. Nuovi ecosistemi imprenditoriali, nel caso specifico. Capire quali sono i ruoli dei diversi attori della scena e le relazioni che intercorrono tra loro. Ma anche per acquisire maggiore consapevolezza delle proprie competenze».
Le aziende della Grande mela viste da vicino
Durante il soggiorno, gli studenti dell’ateneo bolzanino hanno visitato 12 aziende e startup. Dalla Ny tech alliance, la cui missione è quella di supportare la comunità tecnologica newyorkese, alla Mitchell Silberberg & Knupp Llp, startup specializzata sugli aspetti legali del fare impresa, al Centre for social innovation che, fra le tante attività, supporta i progetti imprenditoriali femminili e il reinserimento nella società degli ex carcerati.
Un’altra è stata la Harlem biospace, «molto simile al Noi techpark dell’Alto Adige – spiegano gli studenti –, si tratta di un incubatore di imprese dell’industria tecnologica e biotech che mette a disposizione laboratori e strumentazioni alle startup emergenti». E ancora, il German accelerator, supportato dal Ministero tedesco per l’economia allo scopo di far crescere le startup della Germania su scala globale. E che, secondo gli studenti, «potrebbe essere un buon esempio per l’Italia». Lo stesso vale per il “cafeteria approach” della Columbia startup lab, «un metodo di fare rete mettendo insieme persone con formazioni diverse, in modo da favorire lo scambio di conoscenze». Fra le aziende visitate ce ne sono due dove gli studenti di Unibz hanno potuto parlare italiano: la Cliomakeup, fondata dalla youtuber bellunese Clio Zammatteo, e la Ita – Italian trade agency. Una sorta di “acceleratore”, sul modello tedesco, che mira ad affermare le imprese del made in Italy nel mondo.
Appunti di viaggio
«Abbiamo capito che New York non si ferma mai, nemmeno per mangiare – raccontano gli studenti – Lì il motto “il tempo è denaro” è preso alla lettera». Ma la chiave di tutto è la collaborazione fra i diversi attori della scena. «Si è tanto più forti, quanto più salda è la propria rete di contatti – aggiungono –, tutti vogliono intrecciare relazioni che portino vantaggi reciproci. E per farlo bisogna studiare da vicino l’intero ecosistema imprenditoriale che, per rafforzarsi, ha un continuo bisogno di nuovi investitori. E quindi di essere sempre più attrattivo». I punti di forza principali? Tanta forza lavoro qualificata, interdisciplinarità e condivisione delle competenze. Oltre che una concentrazione di persone davvero elevata. «Basta prendere la metropolitana per incontrare tutti i player della scena – sorride Lechner – In fin dei conti New York è un po’ come Bolzano. Ci si conosce tutti». E l’Alto Adige? «Anche qui si sta cercando di far crescere una comunità – concludono gli studenti – Qualcosa si sta muovendo nella giusta direzione, ma ci vorrà tempo. Nella Grande mela è tutto più veloce».
Chiara Currò Dossi