Sei mesi di Sasa: saune, barriere architettoniche, (brusche) frenate e un'app che non va
Alto Adige Doc: la rubrica che racconta l’Alto Adige lontano dagli stereotipi. Per chi si fosse perso qualche puntata precedente, nessun problema: eccole tutte.
Una rubrica che si è data come obiettivo quello di raccontare l’Alto Adige fuori dai luoghi comuni non può esimersi da affrontare il tema dell’elevata efficienza dei servizi pubblici. Se la recente gestione dell’emergenza climatica sembra aver confermato il “luogo comune”, in tutt’altra direzione sembrano andare la sanità provinciale e il trasporto pubblico urbano a Bolzano. Sul primo punto mi limito a rimandare al monitoraggio della Fondazione Gimbe che colloca la provincia di Bolzano al penultimo posto in Italia rispetto agli adempimenti dei livelli essenziali di assistenza. (Peggio dell’Alto Adige solo la Campania). Ma su questo si tornerà nelle prossime settimane, oggi spazio agli autobus della Sasa. Chi scrive non è un pendolare, non ha quindi bisogno di utilizzare il bus nelle ore di punta, di conseguenza può permettersi di evitare affollamenti e ritardi inevitabili in certe fasce orarie. Il bus lo prendo, comunque, con una certa frequenza e devo dire che fino a un paio di anni fa consideravo più che dignitoso il livello del servizio offerto, almeno nella fascia diurna. Al contrario, ho sempre trovato inaccettabile che il bus del “servizio notturno” di Bolzano, il 153, effettui il suo primo viaggio alle 20 e l’ultimo alle 00.25.
Sei mesi di Sasa
Quello che state per leggere è un resoconto limitato agli ultimi sei mesi in cui eviterò di considerare gli inevitabili ritardi causati dai numerosi cantieri aperti soprattutto negli ultimi due mesi. Parto dall’estate, stagione in cui i bus sono meno frequentati, perché il clima facilita l’uso della bici o la voglia di fare una passeggiata. Nel periodo più caldo del 2019, è stato, però, fornito un incentivo in più all’utilizzo di mezzi alternativi: l’alto numero di bus in cui non funzionava l’aria condizionata. Una situazione che aveva spinto la Filt Cgil/Agb a protestare ufficialmente dopo che a bordo di un autobus della linea 10/a erano stati registrati 45 gradi: “Abbiamo segnalato alla Medicina del Lavoro le condizioni di lavoro disumane”.
Nella nota veniva precisato che “La Filt ha sollevato già dal 2014 problemi con gli impianti di aria condizionata. Anche quest’anno, la situazione si è prontamente ripresentata, nonostante l’azienda si fosse impegnata a non utilizzare gli autobus con gli impianti non funzionanti e ci avesse assicurato che, con l’orario estivo e con la fine dell’anno scolastico, avrebbero avuto più flessibilità. Ma ciò non è accaduto”. Nel frattempo i centralini del quotidiano Alto Adige venivano sommersi da telefonate di protesta per lo stesso motivo.
Era una situazione che avevo potuto verificare personalmente, tanto che dopo il terzo viaggio consecutivo in cui mi era capitato di essere sottoposto a una sauna non richiesta, ho deciso di ridurre al minimo i viaggi in bus fino al cambio della stagione. Ad agosto mi sono limitato a pochi viaggi, uno in particolare mi ha costretto a prendere un bus dalla fermata Acciaierie (via Galvani) fino al centro. Se i miei vecchi appunti non sono errati, era il 12 agosto e la linea era la 110 o la 111. Per l’occasione ho potuto servirmi da un modernissimo bus autosnodato che mi ha accolto con una più che confortevole temperatura interna. Mi stavo godendo il primo decente viaggio in bus della stagione, quando dalla parte posteriore del mezzo si è sentito un fischio e l’aria si è resa apparentemente irrespirabile dopo pochi secondi. Tutti i passeggeri seduti nella parte posteriore si sono spostati più avanti mentre l’autista cercava di capire cosa era successo. Giunto in piazza Vittoria dove poteva sostare senza essere di intralcio, il conducente ha spento il motore e ha incominciato a telefonare. Un paio di minuti dopo ha aperto le porte e gran parte dei passeggeri è scesa velocemente senza nemmeno attardarsi a chiedere cosa era successo. Dall’autista nessuna comunicazione.
Sempre ad agosto, dato il ripetersi di guasti alle piattaforme per disabili che rendevano impossibile l’accesso a questi ultimi, la “Voce di Bolzano” ha interpellato la Sasa per chiedere quali soluzioni intendesse adottare. Questa la risposta: “La problematica è nota a Sasa e dipende dal malfunzionamento di un tipo di pedana, quella a scorrimento, che in determinate condizioni, per esempio quando l’autobus è inclinato, si blocca. Questo malfunzionamento non dipende da un’insufficiente manutenzione ma è, purtroppo, strutturale e Sasa è già intervenuta sostituendo su alcuni mezzi questa pedana con una a ribalta, che non presenta i difetti di funzionamento riscontrati in quella a scorrimento”. Terminato il mese di agosto e il il gran caldo non sono terminati i problemi. Nel mese di settembre, il Movimento Cinque Stelle di Bolzano ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un video in cui si mostrava un autobus Sasa dai cui scarichi usciva una lunga colonna di fumo bianco.
Nello stesso mese veniva annunciato che “Su alcuni autobus urbani della Sasa di Bolzano non saranno più disponibili distributori automatici di biglietti”. Nei primi giorni di ottobre, ho quindi deciso di fare un mini-sondaggio, senza nessuna base scientifica, tra coloro che attendevano il bus alle fermate del centro. I disagi relativi ai cantieri dovevano ancora esplodere e la maggior parte delle persone si lamentava della guida degli autisti.
Il 2 ottobre l’ho potuto verificare di persona quando sono salito a bordo dell’autobus numero 9 diretto in via Alessandria. Ho impiegato due fermate a validare il mio pass a causa della guida assolutamente nevrotica del conducente. A causa delle continue brusche frenate, molte signore si erano aggrappate ai pali del bus come nemmeno le ballerine di lap dance a Las Vegas. Giunti in via Druso, l’autista, dopo che uno scooter gli aveva tagliato la strada, ha accompagnato l’inchiodata con una sonora bestemmia. Qualche passeggero ha deciso di scendere in anticipo, io ho atteso di giungere a destinazione per prendere nota del numero del bus (Era il 314). Purtroppo, il problema della “qualità” degli autisti non sembra poter essere risolto in tempi rapidi. Il clamoroso successo di Flixbus ha scatenato una “caccia all’autista” e conseguentemente, quasi tutte le aziende di trasporto pubblico su gomma faticano a trovare personale e non guardano tanto per il sottile rispetto agli standard di guida.
Le continue brusche frenate, per altro, hanno effetti diretti e indiretti rispetto all’incolumità dei passeggeri. Il primo riguarda il rischio che qualche passeggero frani a terra a causa delle continue inchiodate, il secondo riguarda l’usura dell’impianto frenante che, se non risolto prontamente, può portare a guai come quello avvenuto a inizio anno a Maia Alta. Nell’occasione, un bus della Sasa è finito tra i campi a causa del malfunzionamento dei freni. Secondo la ricostruzione, l’autista, accortosi del guasto avrebbe deciso di arrestare la corsa del bus nell’unico luogo libero da pedoni e ciclisti: un frutteto.
Il futuro
Rispetto a molte di queste problematicità, dalle biglietterie a bordo, alle piattaforme per disabili, fino agli impianti frenanti, Sasa ha risposto che a breve saranno introdotti mezzi più moderni ed efficienti. In attesa di quelli che entreranno in funzione nel 2020, ho testato i nuovissimi bus operanti sulla linea 110 e 111 Bolzano-Laives (Bronzolo). Sono i bus preferiti dai ragazzini perché permettono di ricaricare i cellulari attaccandosi ad apposite prese usb collocate su alcuni pali del mezzo. Sono gli stessi bus che è impossibile non notare quando arrivano alle fermate. “Linea 110” viene infatti urlato forte e chiaro sia in italiano che in tedesco rendendo udibile la voce registrata fino a decine di metri di distanza. In compenso, a bordo dei questi modernissimi mezzi, le fermate non vengono annunciate con messaggi sonori, ne vengono evidenziate sui video su cui si preferisce trasmettere messaggi promozionali della stessa Sasa. Non bastasse, questi modernissimi autosnodati sono dotati di ben 14 posti a sedere collocati in senso contrario a quello di marcia per cui molti passeggeri preferiscono restare in piedi piuttosto che rischiare il mal di stomaco.
Sasa, però, non limita i suoi investimenti innovativi al “parco mezzi”, ha anche prodotto la “Sasabusapp” disponibile per Iphone e Android. Il giudizio degli utenti non pare entusiasmante. I feedback che seguono sono tratti da Google Play, mi limito a ripubblicare le prime quattro recensioni: “Dati spesso offline, inutilizzabile … peccato perché in provincia di Bolzano mi aspetterei molto di più… “(2 stelle). “Il sistema di trasporto pubblico e Bolzano è totalmente inefficiente e questa app rispecchia perfettamente tale inefficienza… È davvero pessima non funziona e non riesce quasi mai a scaricare i dati offline e quindi la app non parte…Sconsigliata…” (Una stella). “Da più d’una settimana non si riesce a vedere nulla che aggiornamenti bisogna fare??????” (Una stella). “La maggior parte delle volte in particolare la mattina apro la app per andare a vedere Il mio bus dove si trova e mi viene sempre fuori la scritta: Si è verificato un errore, riprova in qualche minuto“. (due stelle). Tornando ai “luoghi comuni” citati a inizio pezzo, mi sono reso conto che la questione dei servizi sanitari e della qualità del trasporto pubblico era stata sollevata in principal modo da un partito politico: la Süd-Tiroler Freiheit. In entrambi i casi si sono concentrati sulla lingua parlata dai medici e dagli autisti.
Ps: Sasa non è dotata di ufficio stampa, nei contatti sulla pagina web inserisce solo un indirizzo di posta elettronica a cui ho inviato mail senza ricevere risposta. Ho quindi chiesto ad alcuni colleghi un indirizzo di riferimento. Ho scritto anche a quello senza successo.
Massimiliano Boschi