Ci si laurea a Bolzano ma poi l'occupazione è altrove
Ogni anno il consorzio Almalaurea pubblica un rapporto sulla situazione lavorativa dei laureati delle università partner sulla base di un sondaggio effettuato tra gli ex-studenti. I risultati dell’indagine Almalaurea delle classi di laurea del decennio tra il 2008 e il 2018 e i dati del Sistema Informativo Excelsior sono serviti all’IRE come base da cui partire per realizzare lo studio che ha delineato il quadro del mercato del lavoro altoatesino e dei suoi bisogni più urgenti. Da questa ricerca emerge, ad esempio che, nel 2018, le aziende della provincia di Bolzano avevano dichiarato di essere alla ricerca di laureati nei settori dell’economia, della sanità, dell’ingegneria industriale, della linguistica, della chimica, dell’istruzione e dell’informatica. I profili più difficili da trovare? Gli ingegneri delle varie specializzazioni.
Le risorse che vogliono rimanere
Ai laureati (tranne quelli di Scienze della Formazione primaria, non valutati dallo studio) è stato chiesto se dopo gli studi sarebbero stati disposti a rimanere a lavorare in Alto Adige: ha risposto affermativamente quasi il 90% degli altoatesini, il 60% degli studenti stranieri e il 78% di quelli dal resto d’Italia. Esiste però una differenziazione tra i diversi corsi di laurea: oltre il 70% dei laureati alla Facoltà di Scienze e Tecnologie vorrebbe costruire la propria carriera professionale in Alto Adige. Per i laureati in Design& Arti, questa percentuale si riduce al 35%.
Brain Drain, ovvero le risorse che se ne vanno
Più di due terzi dei laureati stranieri sono disposti a rimanere in Alto Adige dopo gli studi. Lo fa però solo il 37%. La situazione è simile per gli studenti provenienti da fuori provincia: il 73,2% sarebbe disposto a rimanere e il 23% vive ancora qui a un anno dalla laurea. Tra gli altoatesini, l’87% desidera rimanere, il 73% vive ancora in Alto Adige dopo il diploma (valido per quattro Facoltà unibz, esclusa Scienze della Formazione).
Come avviene la ricerca?
A un anno dal termine degli studi, i laureati unibz che lavorano sono poco meno del 70%. Uno sguardo ai canali per la ricerca del lavoro utilizzati su entrambi i lati – domanda e offerta – permette di capire meglio il mercato del lavoro per i laureati in Alto Adige. I neolaureati (era possibile dare più risposte) si affidano soprattutto all’iniziativa personale (78%), agli annunci di lavoro su giornali e online (64%), al contatto diretto con i datori di lavoro (58%), al contatto tramite parenti o tirocini (53%). Le aziende invece reclutano i propri dipendenti attraverso i seguenti canali: si va dai contatti personali (71%), agli annunci pubblicitari (47), ai social media (32%) fino ad arrivare alla borsa lavoro dell’Alto Adige, eJobLavoro, (29%) e alle agenzie di reclutamento (18%).
La soddisfazione sul posto di lavoro
L’indagine fa luce anche su altri aspetti, tra i quali il settore in cui gli ex-studenti mettono a frutto le loro competenze: nel periodo 2012-2017 il 79% dei laureati (esclusi quelli di Scienze della Formazione primaria) ha lavorato nel settore privato, il 17% nel settore pubblico e il 4% nel settore non profit. I laureati stranieri sono mediamente più soddisfatti del loro lavoro (oltre il 95%) mentre tra gli altoatesini la percentuale è del 90%. Lo studio ha infine riportato la valutazione dei laureati sul contesto in cui hanno studiato: in una scala da 1 a 4, gli studenti sono stati particolarmente soddisfatti delle strutture sportive, dello possibilità di shopping e dei trasporti, e un po’ meno dell’offerta culturale e del sistema sanitario.
“I numeri che emergono da questo studio sono estremamente interessanti per la nostra università perché dimostrano che esiste, tra i giovani preparati, la volontà di rimanere in Alto Adige”, sottolinea la presidente unibz Ulrike Tappeiner, “bisogna mettere a fuoco gli incentivi da sfruttare per trattenere i giovani preparati che vogliono perseguire una carriera qui da noi”. Un altro studio IRE dimostra che molti giovani altoatesini – e non solo quelli laureati a unibz – lavorano all’estero dopo aver terminato gli studi. I dati ci dicono che dal 2012 il loro numero è salito costantemente, fino a raggiungere le 1.500 persone nel 2017, gran parte delle quali con una formazione universitaria. Risorse importanti e che il territorio, come invocato anche dall’economia, avrebbe l’interesse a fare tornare. “Tra i laureati molti sono coloro che prendono in considerazione l’Alto Adige come un luogo di lavoro. Il potenziale per trattenerli da noi, c’è. Rendere sempre più profonda la collaborazione tra l’Università di Bolzano e Camera di Commercio per avvicinare gli studenti alle aziende altoatesine è sicuramente un passo nella giusta direzione”, sottolinea il presidente della Camera di commercio di Bolzano, Michl Ebner.