Coronavirus, chi può tornare al lavoro? C'è incertezza tra le ditte artigiane
Nella giornata di ieri sono state oltre 3.000 le chiamate arrivate al numero di emergenza Covid-19 messo a disposizione da lvh.apa Confartigianato Imprese. La maggior parte degli artigiani ha chiesto lumi in riferimento ai lavori consentiti o meno a partire dalla giornata di martedì. Il presidente dell’associazione degli artigiani altoatesini Martin Haller ha ritenuto giusto fare chiarezza: “Con il decreto ministeriale del 10 aprile 2020 è stata garantita la possibilità di lavorare solo a determinati codici ATECO. Anche per quanto concerne le professioni il cui svolgimento non è ancora consentito, esistono in ogni caso dei margini che le aziende possono sfruttare.”
Ad essere ammesso è ad esempio il lavoro di tutte quelle aziende che svolgano un’attività necessaria in favore di ditte appartenenti ai codici ATECO ammessi. In tale categoria rientrano i lavori di muratori, lattonieri, conciatetti o falegnami relativi ad attività agricole essenziali. A tal proposito è importante che le aziende inviino una comunicazione al Commissariato del Governo prima di iniziare l’attività.
Parimenti consentite sono le attività preparatorie (anche in cantiere), qualora esse siano indispensabili per un’azienda con un codice ATECO ammesso al lavoro. In questo ambito troviamo ad esempio i lavori dei muratori imprescindibili per gli elettrotecnici. Anche in queste situazioni è necessario inviare una comunicazione al Commissariato del Governo prima di cominciare il proprio lavoro.
Un chiarimento è importante anche nel campo della realizzazione di prodotti o nella fornitura di servizi per le aziende il cui codice ATECO non è in lista. Entrambe le operazioni sono sempre possibili, a patto che avvengano individualmente o con il solo supporto di componenti della famiglia che vivono con il titolare ed in ogni caso senza contatto con clienti e fornitori.
In generale per gli artigiani è importante essere in grado di presentare l’autocertificazione in ogni spostamento al di fuori della propria azienda. Ad avere massima priorità è inoltre il rispetto delle disposizioni normative e dei protocolli di sicurezza contro la diffusione del virus.
“Purtroppo le scelte sui lavori ammessi sono state compiute a livello nazionale – ha aggiunto Haller -. Si è stabilito quali codici ATECO possono lavorare e quali invece no. In diversi casi non riusciamo a comprendere sulla base di quali criteri siano state prese queste decisioni. Talvolta esse appaiono poco logiche ed inefficienti. In ogni caso lvh.apa si sta impegnando al massimo affinché tutti i settori dell’artigianato possano tornare a lavorare e ciò il prima possibile. Il lavoro rappresenta del resto il sostegno e la misura più adeguata a far ripartire il motore dell’economia.”
Al fine di garantire un’attività sicura in tutti i cantieri e nei luoghi adibiti alla produzione, il Collegio dei Costruttori Edili, lvh.apa e le parti sociali hanno agito di concerto con l’Ente Bilaterale per la Sicurezza dell’Artigianato e con il Comitato Paritetico, elaborando un manuale ad hoc. Quest’ultimo contiene tutti i precetti di sicurezza in grado di proteggere i lavoratori e gli operatori economici.
“Stiamo cercando di preparare nel migliore dei modi le nostre aziende alla ripresa dell’attività ed alla convivenza lavorativa con il Covid-19 – ha concluso Haller -. Ora servono tuttavia regole chiare da parte della politica per poter tornare a lavorare. Un esempio positivo in tal senso è rappresentato da Trento, dove grazie ad un decreto provinciale sono già permessi tutti i lavori all’aperto. È arrivata l’ora di compiere un passo avanti.”