Alfreider: «Scuola e turismo le sfide della mobilità post-Covid. La chiave saranno i dati»
Per un ritorno a pieno regime delle attività, non solo economiche, occorre superare un collo di bottiglia inevitabile e decisivo: quello legato alla mobilità in generale e al trasporto pubblico in particolare. Una ripresa completa delle attività scolastiche di ogni grado, dei servizi pubblici e delle attività private deve confrontarsi con questioni relative allo spostamento di lavoratori e studenti. A causa delle misure di contenimento della diffusione del virus Covid 19, tutti i trasporti pubblici viaggiano ora a capienza almeno dimezzata. Un posto ogni due su treni e bus non è utilizzabile mentre per quel che riguarda le funivie le capienze sono ancor più ridotte. Solo per fare un esempio, ogni singola cabina della funivia del Renon, che in precedenza poteva ospitare fino a 20/25 persone ora viaggia con un limite massimo di 6 persone a cabina.
In un contesto simile, quali mezzi utilizzerà chi non riuscirà a trovare posto sui mezzi pubblici? Se tutti passeranno all’automobile quel collo di bottiglia si bloccherà molto rapidamente creando problemi non solo dal punto di vista dell’impatto ambientale.
E’ ovvio, quindi che occorre ripensare l’intero sistema, privilegiando mezzi alternativi, gestendo in maniera differente l’accesso ai mezzi pubblici e soprattutto ripensando gli orari delle città. Il futuro della mobilità post-Covid, che lo si voglia o meno, passerà proprio da questo collo di bottiglia. Per capire quale sia la situazione attuale e come l’Alto Adige si stia attrezzando per affrontare questa sfida, abbiamo intervistato Daniel Alfreider, assessore provinciale alle infrastrutture e alla mobilità.
Intanto, qual è la situazione attuale? Come sta procedendo la ripartenza del servizio pubblico?
“Non si segnalano particolari difficoltà. Siamo stati avvantaggiati dalla scelta di non chiudere completamente il servizio anche nei giorni di totale lockdown. Abbiamo deciso di garantire in maniera continuativa i servizi indispensabili per permettere a chi doveva recarsi al lavoro – personale sanitario ma non solo – di poter utilizzare i mezzi pubblici in totale sicurezza. Questa continuità ci ha permesso di affrontare con maggiori informazioni la fase 2, anche perché nel frattempo abbiamo incontrato autisti, sindacati, concessionari, partner di tutti i settori per prepararci al meglio”.
Siamo ancora molto lontani dai numeri precedenti al lockdown?
“Sì, la diminuzione è drastica, registriamo un calo del 70%, siamo al 30% rispetto a prima. In queste condizioni riusciamo ancora a gestire la situazione e in linea di massima il sistema funziona. Le problematiche maggiori riguardano le linee dei bus da e per Merano e per l’Oltradige. In alcune fasce orarie, chi si trova a dover salire lungo il tragitto, non al capolinea, rischia di non poter salire perché i posti sono esauriti”.
Cosa avete pianificato per il futuro prossimo?
“Stiamo migliorando le misure di protezione per gli autisti che saranno isolati dal resto del bus per permettere di entrare anche dalla porta anteriore e si potrà tornare a comprare il bus a bordo. Nel frattempo ripartirà anche il servizio dei controllori”:
Tutto fa pensare che con queste limitazioni sarà molto complicato gestire la riapertura delle scuole a settembre. Negli orari di punta gli studenti riempivano ogni centimetro libero dei mezzi.
“A dire il vero, gli scenari complicati sono due, prima della ripresa scolastica ci sarà quella turistica. I tecnici sono lavoro per provare a pianificare le migliori soluzioni, ma è impensabile che si riesca a gestire l’afflusso degli anni passati. Prevediamo momenti molto difficili e sarà necessario fornire informazioni molto chiare riguardo alla capacità dei mezzi pubblici. Dobbiamo essere chiari, non possiamo raddoppiare o triplicare la frequenza degli autobus è materialmente e tecnicamente impossibile”.
Detto altrimenti, senza un cambiamento degli orari delle città, delle scuole, delle imprese e degli uffici pubblici sarà impossibile gestire la situazione?
“Siamo al lavoro per trovare ogni soluzioni, siamo già in contatto con le imprese per affrontare la questione dei cambiamenti di orario. Stiamo cercando di ottenere il massimo di informazioni riguardo alla mobilità dei dipendenti, chiedendo se si potranno scaglionare arrivi e partenze. Lo stesso verrà fatto con le scuole. Si potranno dilatare gli orari di ingresso e uscita di lavoratori e studenti? Speriamo di sì. Stiamo anche pensando a un teorico sistema di prenotazione per arrivare a un orario più flessibile, vedremo cosa si riuscirà a fare”.
Quanto può essere d’aiuto l’Alto Adige pass? In teoria è in grado di fornirvi dati molto precisi riguardo all’affluenza su ogni mezzo.
“Il pass fornisce moltissime informazioni che vanno elaborate. Per questo abbiamo pianificato il riassetto di una nuova banca dati che ci permetta di avere dati in tempo reale sull’affluenza. Attualmente li abbiamo riferiti al giorno prima. Questo ci potrebbe permettere di informare i pendolari in maniera istantanea riguardo a ritardi e posti liberi, ma è ovviamente un lavoro lungo e complesso”.
Almeno da questo punto di vista, il Covid 19, potrebbe dare una spinta fondamentale verso la modernizzazione del sistema di trasporto pubblico e della mobilità…
“Il nuovo database era già stato pianificato in precedenza, ma è ovvio che l’emergenza Covid abbia decisamente accelerato il processo. Una volta creato il database, si possono immaginare molte sue applicazioni in grado di fornire informazioni utili ai viaggiatori e magari permettano la prenotazione. Lo avevamo già pensato per limitare l’afflusso di turisti al lago di Braies e ora il problema degli assembramenti vale per tutto il territorio. E’ vero, questa crisi ci sta dando una spinta decisa verso il cambiamento, non solo riguardo al trasporto pubblico. Pensiamo di rivedere la mobilità generale che fino ad oggi è stata incentrata sull’auto, a partire dal codice della strada. Prevediamo cambiamenti che privilegino gli spostamenti a piedi e soprattutto in bici. Riguardo a queste ultime, stiamo lavorando all’integrazione del bikesharing nel servizio di trasporto pubblico, facendo in modo che l’Alto Adige Pass possa essere utilizzato anche per noleggiare le biciclette collocate nei punti strategici delle città: stazione dei treni, dei bus etc”.
C’è già una previsione sui tempi di realizzazione?
“Almeno un anno, un anno e mezzo, ma prendiamoci questo tempo per ripensare al movimento di ognuno di noi. Il comportamento quotidiano delle singole persone, penso per esempio al recarsi al lavoro in bici, influenza l’intero sistema della mobilità. Il Covid 19 ci ha posto di fronte a questioni importanti e ogni scelta personale può migliorare o peggiorare la quotidianità di tutti”.
Massimiliano Boschi