Report Autobrennero e le azioni di Banca Popolare di Vicenza
La puntata di Report su Banca Popolare di Vicenza andata in onda ieri 10 aprile 2016 su Rai Tre ha raccontato molti retroscena sulla crisi che investe in sistema delle banche popolari italiane. Uno di questi tocca da vicino l’Autobrennero, la società che gestisce l’autostrada A22 del Brennero e una compravendita di azioni della popolare vicentina fra il 2013 e il 2014. Come è noto dal 2014 per i soci della banca è sostanzialmente impossibile vendere le proprie quote azionarie perché la progressiva diminuzione del loro valore ha prosciugato il mercato dei compratori e la banca non ha sufficiente liquidità per l’acquisto.
Non è stato così per Autobrennero, nel cui assetto societario troviamo come soci principali Regione Trentino Alto Adige (32,2% delle quote), Provincia di Bolzano (7,6%) e Provincia di Trento (5,3%), Provincia di Verona (5,5%), oltre che i rispettivi comuni capoluogo e con quote minime anche le camere di commercio. Pochi giorni fa è stato nominato il nuovo cda di A22: nuovo presidente è Andrea Girardi.
La giornalista di Report Giovanna Boursier, citando documenti relativi alle ispezioni della Banca d’Italia, descrive una girandola di azioni dal valore milionario. Azioni che venivano comprate da alcune società e poi rivendute pochi mesi alla Banca Popolare di Vicenza pochi mesi dopo allo stesso prezzo.
Autobrennero e Popolare di Vicenza: la compravendita
«Si vedono compravendite per milioni di euro nel giro di 3-4 mesi – dice Boursier nella puntata che si può rivedere in streaming qui – Ad esempio, Autostrada del Brennero: a luglio 2013 compra per 5 milioni, pari importo lo rivende a ottobre, a febbraio 2014 compra 6 milioni e rivende a giugno. Oppure San Lorenzo, compra e vende 5 milioni in 4 mesi e poi dopo 5 mesi, a fine 2014, ricompra. Palladio, che vende 20 milioni l’11 giugno 2013».
Già Vittorio Malagutti su L’Espresso aveva descritto nel novembre 2015 questo meccanismo di acquisti e vendite che si chiudevano entro il 31 dicembre dell’anno e dunque non lasciavano traccia nel bilancio di Banca Popolare di Vicenza. A cui però facevano comodo.
Secondo L’Espresso per le aziende ci sarebbe stato un surplus al momento della rivendita: «Dal quartier generale dell’A22 spiegano che a suo tempo dai vertici dell’istituto di Vicenza era arrivata la proposta di investire in titoli della Popolare con la garanzia di poterli rivendere dopo qualche mese allo stesso prezzo di acquisto con l’aggiunta di un premio – scrive Vittorio Malagutti – Insomma, erano compravendite a rendimento garantito. Operazioni di questo tipo facevano molto comodo alla banca che in quei mesi aveva il disperato bisogno di trovare acquirenti per le sue azioni».
Giulio Todescan