Pinot bianco, le ricetta per salvaguardarlo ce la insegna Laimburg
Presentati in un evento digitale i risultati finali del progetto FESR PinotBlanc, coordinato dal Centro di Sperimentazione Laimburg e durato quattro anni. Scopo del progetto è la salvaguardia della tipicità del vino da uve Pino bianco alla luce dei cambiamenti climatici in corso. “Il Pinot bianco è un vino di punta dell’Alto Adige. La sua tipicità non dipende solo dal terreno e dai metodi di coltivazione ma anche dal clima. Il progetto PinotBlanc è molto importante per l’industria vitivinicola locale ed è per questo che lo sostengo con piacere. Grazie alla ricerca scientifica potremo saperne di più sul comportamento di questa varietà di fronte ai cambiamenti climatici”, sottolinea l’Assessore all’Agricoltura Arnold Schuler.
“Il progetto PinotBlanc è un ulteriore esempio di ricerca applicata ai problemi della prassi agricola locale. Il nostro obiettivo è quello di mantenere il settore vitivinicolo dell’Alto Adige competitivo a livello internazionale e queste ricerche scientifiche ci permettono di dare ai coltivatori consigli concreti e oggettivi per sviluppare e migliorare i prodotti”, afferma Michael Oberhuber, direttore del Centro Laimburg.
Rispondere in maniera efficace alle sfide del cambiamento climatico
Il Pinot bianco vino di punta altoatesino, dallo stile tipico, risente negativamente del riscaldamento globale. Tra i principali fattori che influenzano l’acidità dei mosti e del vino anche la temperatura dell’aria. Nelle Alpi, tra il 1920 e il 2010, la temperatura media è aumentata di 1,9 ° C e tra il 1980 e il 2010 l’inizio della maturazione dell’uva è anticipata di due o tre settimane. Il team di ricercatori del Centro Laimburg è partito dal seguente presupposto: a causa delle temperature più elevate è possibile che la gradazione alcolica aumenti e l’aroma fresco e floreale, caratteristica tipica di questa varietà, si affievolisca. Inoltre, potrebbe diminuire il contenuto di acido, essenziale per il Pinot bianco perché correlata con l’impressione sensoriale di freschezza.
“Nel progetto PinotBlanc abbiamo studiato come poter aumentare la qualità del Pinot bianco e come promuovere questa varietà nella viticoltura alpina — spiega Florian Haas, responsabile del gruppo di lavoro Fisiologia e Tecniche Colturali del Centro Laimburg e coordinatore del progetto — Abbiamo voluto in particolare analizzare la possibilità di coltivare questo vitigno ad altitudini più elevate e fresche, quindi più indicate da un punto di vista climatico a preservare la tipicità di questo vino.”
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Dal campo al laboratorio: un identikit del Pinot bianco e una possibile soluzione per preservarne l’identità
II ricercatori hanno analizzato otto parcelle ad altitudini diverse comprese tra 200 e 700 metri sopra il livello del mare in quattro comuni altoatesini (Appiano, Termeno, Nalles e Terlano). Per tre stagioni hanno raccolto dati sulla temperatura dell’aria e del suolo, sulle caratteristiche e la composizione di terreno, foglie e uva, nonché sulle dinamiche di crescita del vitigno. Nella cantina sperimentale del Centro Laimburg, sono quindi state microvinificate le uve delle tre vendemmie. I ricercatori del settore Enologia, diretto da Ulrich Pedri, hanno ottenuto così 140 vini sperimentali che sono stati poi analizzati da un punto di vista sensoriale, al fine di analizzare i differenti composti responsabili per la definizione della qualità del vino.
Nel Laboratorio per Aromi e Metaboliti del Centro Laimburg, guidato da Peter Robatscher, sono stati analizzati i componenti aromatici che caratterizzano la complessità, l’aroma e il sapore di questo vino bianco. Il profilo aromatico è stato messo quindi in relazione con i dati fenologici, agronomici e metereologici legati all’altitudine.
Coltivare il Pinot bianco ad altitudini più elevate
“Ampliare l’areale di coltivazione delle varietà verso altitudini più elevate aiuterebbe non solo a contrastare gli effetti negativi del cambiamento climatico, ma anche a sviluppare una varietà tipica e inconfondibile di Pinot bianco, sfruttando al meglio il suo potenziale qualitativo”, spiega Florian Haas e aggiunge “Sulla base dei risultati del nostro studio, siamo fiduciosi che un Pinot bianco proveniente da altitudini più elevate avrà le stesse buone caratteristiche dei vini delle zone di coltivazione attuali ad altitudini più basse.” Attualmente, i siti più alti che sono stati considerati in questo progetto raggiungono ancora i propri limiti in annate fresche con un periodo di vegetazione abbastanza tardiva per poter produrre uve completamente mature con il giusto grado zuccherino.
Il progetto PinotBlanc ha elaborato le differenze nelle caratteristiche dell’uva e del vino tra siti bassi e siti alti. Queste informazioni saranno d’aiuto a viticoltori ed enologi per prendere decisioni sulla scelta dei vitigni e dei luoghi dove avviare una nuova coltivazione di vite, nonché sul momento ottimale per la vendemmia. Inoltre, i dati raccolti nel progetto aiuteranno anche gli enologi nelle decisioni sulle cuvée di Pinot Bianco provenienti da diversi siti di coltivazione in Alto Adige.
Stretta collaborazione con i produttori di vino altoatesini
Al progetto PinotBlanc hanno lavorato i ricercatori dei gruppi di lavoro Fisiologia e Tecniche Colturali del settore Viticoltura, Tecnologia e Trasferimento Conoscenze del settore Enologia e il Laboratorio per Aromi e Metaboliti del Centro di Sperimentazione Laimburg. Nello sviluppo e nell’esecuzione del progetto il Centro di Sperimentazione Laimburg era in stretto interscambio con il Consorzio Vini Alto Adige, il Consorzio dei Cantinieri, l’Associazione enologi enotecnici italiani (Assoenologi – sezione Alto Adige), oltre che diverse cantine sociali e produttori privati.