«Housing First», da Vienna a Bolzano un modello d'aiuto per i senzatetto
Da Vienna a Bolzano in aiuto per i senzatetto. Colloquio in videoconferenza tra l’assessora provinciale alle politiche sociali, Waltraud Deeg, e Daniela Unterholzner, direttrice dell’organizzazione sociale viennese Neunerhaus: al centro del confronto il progetto Housing First, una best practice rivolta alle persone senza fissa dimora. A Vienna sono stati realizzati vari progetti che hanno lo scopo di aiutare le persone senza fissa dimora, soprattutto coloro che già svolgono un’attività lavorativa, a trovare un alloggio. Tra questi vi è appunto il progetto “Housing First” promosso dall’organizzazione sociale Neunerhaus che, oltre alla consulenza ed al sostegno, offre anche concrete opportunità di alloggio e soggiorno per persone in difficoltà. Secondo l’assessora Deeg “avere una casa rappresenta un’esigenza fondamentale per chiunque ed è nostro compito aiutare maggiormente le persone senza una dimora, in particolar modo coloro che hanno già trovato un posto di lavoro per aiutarli a reinserirsi completamente nella società”.
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L’organizzazione sociale “Neunerhaus” di Vienna ha creato anche un centro per la salute, dispone di abitazioni in cui accogliere le persone senza fissa dimora ed ha organizzato un apposito punto di riferimento per la consulenza. Grazie alla società gemellata Nuenerimmo sono stati inoltre realizzati degli ulteriori spazi abitativi per persone in stato di indigenza. Grazie al progetto Housing First le persone in difficoltà vengono accompagnate e sostenute nel loro impegno verso la completa autonomia. Gli alloggi vengono messi a disposizione per periodi anche piuttosto lunghi a condizioni economiche particolarmente agevolate, che comunque non superano un terzo del reddito delle persone assistite. “Questo ed altri modelli sono particolarmente interessanti anche per la realtà altoatesina nella quale registriamo un crescente rischio di impoverimento. E’ fondamentale a questo scopo che vi sia una stretta e proficua collaborazione tra il pubblico ed il privato, tra il volontariato e gli operatori a tempo pieno per il sperimentare anche in Alto Adige questi modelli di best practice che hanno già dato buoni risultati in altre realtà”, ha concluso la Deeg.