L'inflazione vola, Bolzano si conferma la città più cara d'Italia
L’Istat ha reso oggi i dati dell’inflazione delle regioni e dei capoluoghi di regione e comuni con più di 150 mila abitanti, in base ai quali l’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica delle città e delle regioni più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita.
In testa alla classifica dei capoluoghi e delle città più care c’è Bolzano, che con un’inflazione pari a +1,5%, ha la maggior spesa aggiuntiva, equivalente, per una famiglia media, a 477 euro. Al secondo posto Reggio Emilia e Modena dove il rialzo dei prezzi dell’1,2% determina un aumento annuo di spesa pari a 321 euro per entrambe, segue Trento, dove il +1,3% comporta una spesa supplementare, per una famiglia tipo, pari a 303 euro.
In testa alla classifica delle regioni più costose con un’inflazione a +1,4%, il Trentino Alto Adige che registra a famiglia, un rialzo medio pari a 379 euro su base annua. Segue la Basilicata, dove l’incremento dei prezzi pari all’1,3 implica un incremento del costo della vita pari a 259 euro, terza la Toscana (+1%), con un rincaro annuo, per la famiglia tipo, di 257 euro.
Variazioni congiunturali e tendenziali a Bolzano
A marzo 2021, nel Comune di Bolzano l’indice generale dei prezzi al consumo per l’intera collettività – NIC con tabacchi – è salito dello 0,1% rispetto allo scorso febbraio, mentre rispetto a marzo 2020 segna, come detto, un’inflazione a +1,5% (a febbraio questo valore annuale era pari a +1,4%). I corrispondenti valori dell’indice NIC senza tabacchi questo mese sono rispettivamente: +0,1% e +1,4%.
Il maggiore incremento congiunturale (cioè rispetto al mese scorso) si registra a marzo nei Trasporti (+1,6%), seguiti da Abbigliamento e calzature (+0,4%) e dalle divisioni Mobili, articoli e servizi per la casa, Servizi sanitari e spese per la salute e Ricreazione, spettacolo e cultura (tutti +0,2%). In ribasso rispetto allo scorso febbraio appaiono le divisioni Comunicazioni e Servizi ricettivi e di ristorazione (entrambe -0,5%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (-0,3%), Beni e servizi vari (-0,2%) e Bevande alcoliche e tabacchi (-0,1%). Unica divisione invariata a marzo rispetto al mese precedente risulta l’Istruzione. Il maggiore incremento tendenziale (cioè rispetto allo stesso mese dell’anno precedente) si registra a marzo nei Trasporti (+2,3%), seguiti dalle divisioni Servizi sanitari e spese per la salute (+1,9%), Servizi ricettivi e di ristorazione (+1,8%), Ricreazione, spettacolo e cultura (+1,7%) e Beni e servizi vari (+1,4%). In ribasso rispetto a marzo 2020 appaiono le divisioni Comunicazioni (-2,7%) e Istruzione (-1,1%).