Dai funghi epifiti ai pericoli dello stoccaggio, ecco i nemici della frutta

Presentati al Convegno del Postraccolta 2021 i risultati delle ricerche sulla conservazione della frutta a cura degli esperti del Centro di Sperimentazione Laimburg. Focus di quest’anno i funghi epifiti sulle mele, che possono causare notevoli problemi durante la conservazione, specialmente nelle mele biologiche. “Il Centro di Sperimentazione Laimburg è l’istituto di ricerca dell’Alto Adige per l’agricoltura. Per noi è importante che i risultati che produciamo vengano applicati all’agricoltura e all’industria alimentare altoatesina”, sottolinea il direttore del Centro, Michael Oberhuber. “Il periodo che precede l’inizio della stagione della raccolta è una buona occasione per riunire ricerca e pratica e per trasmettere le nuove scoperte all’intero settore frutticolo”, aggiunge Angelo Zanella, responsabile del gruppo di lavoro Frigoconservazione e Biologia del Postraccolta presso il Centro Laimburg.

funghi epifiti

Argomento principale dell’edizione 2021 del Convegno del Postraccolta i funghi epifiti, che causano ingenti danni in termini di resa.

Marciume lenticolare e marciume amaro: lo studio di unibz

Durante la fase di stoccaggio, la qualità delle mele può essere influenzata da disturbi fisiologici e da microorganismi patogeni, tra cui soprattutto funghi. Alcuni di questi attaccano il frutto maturo attraverso lesioni o crepe, mentre altri patogeni infettano la mela già nel campo e l’infezione può rimanere inizialmente asintomatica. I marciumi causati diventano visibili durante lo stoccaggio, la selezione, l’imballaggio, la vendita o poco prima del consumo. Il gruppo di queste malattie post-raccolta inizialmente invisibili – o meglio, latenti – comprende il marciume amaro e il marciume lenticolare. Anche se i patogeni appartengono a diversi generi fungini, i sintomi della malattia sono molto simili e una diagnosi accurata richiede delle analisi di laboratorio. A tal proposito, Sanja Baric e Greice Amaral Carneiro della Libera Università di Bolzano, hanno condotto uno studio per identificare i patogeni del marciume amaro e del marciume lenticolare in Alto Adige. Sono state raccolte a questo scopo più di 1000 mele con marciume da conservazione in diversi magazzini. In seguito, sono stati isolati i patogeni, poi caratterizzati e identificati tramite analisi molecolari. Lo studio ha mostrato che la malattia latente post-raccolta più comune in Alto Adige è il marciume lenticolare, con la maggior parte degli isolati fungini appartenenti alla specie Phlyctema vagabunda. Un altro patogeno, la specie Neofabraea kienholzii, è stato descritto per la prima volta in questo studio per l’Alto Adige e l’Italia. Il marciume amaro, invece, è causato in Europa dal complesso di specie Colletotrichum acutatum che in Alto Adige sembra avere finora un ruolo piuttosto minore. Qui sono stati identificati tre diversi patogeni, Colletotrichum godetiae, Colletotrichum fioriniae e Colletotrichum salicis, nessuno dei quali era precedentemente noto per causare il marciume amaro in Alto Adige o a livello nazionale. “Diverse specie di patogeni possono differire nelle loro proprietà biologiche e patogene, così come nella loro sensibilità a diverse classi di fungicidi. Pertanto, la conoscenza della presenza e l’identificazione precisa delle specie può contribuire in modo significativo alla prevenzione delle malattie post-raccolta nonché al loro controllo”, spiega la ricercatrice unibz, Sanja Baric.

marciume lenticolare

Marciume lenticolare su varietà Bonita.

Focus 2021: i funghi epifiti

I funghi epifiti crescono sulla superficie delle piante viventi e qui possono moltiplicarsi. A differenza delle classiche malattie fungine delle mele come la ticchiolatura o l’oidio, i funghi epifiti non penetrano nel tessuto della pianta, ma rimangono sulla superficie, e non sono quindi da considerare come patogeni diretti. Tuttavia, il fatto che i funghi rimangano in superficie significa anche che la pianta non si “accorge” dell’infestazione e di conseguenza non viene messa in moto nessuna reazione di difesa, per cui i funghi possono continuare a crescere incontrollati. Un fungo epifita che causa notevoli perdite di stoccaggio, specialmente nelle mele biologiche, è la fumaggine. A tal proposito, il Centro di Sperimentazione Laimburg ha condotto per molti anni una ricerca interdisciplinare sulla fumaggine per sviluppare strategie di controllo adeguate.

fumaggine

Un’infezione di fumaggine su mele Braeburn.

La fumaggine si presenta come una patina scura sulla buccia della frutta. Dato che i funghi non penetrano nel frutto e non lo danneggiano, si può parlare di un danno estetico, che tuttavia ne impedisce la commercializzazione per il consumo fresco. Sono diversi i funghi epifiti coinvolti, ed è per questo che si parla di un “complesso della fumaggine”. “Per sviluppare strategie di controllo mirate, dobbiamo capire quali sono i funghi coinvolti nel complesso della fumaggine. La composizione degli epifiti coinvolti nella fumaggine non è solo determinata geograficamente, ma dipende anche dal tipo di coltivazione e dalla varietà di mela”, spiega Sabine Öttl, responsabile del gruppo di lavoro Fitopatologia. Identificare i singoli funghi del complesso della fumaggine con metodi microbiologici e biologici molecolari in laboratorio richiede molto tempo. Per l’Alto Adige, tuttavia, gli esperti del Centro di Sperimentazione Laimburg sono già stati in grado di identificare circa 30 specie diverse. La comparsa della fumaggine può essere favorita da vari fattori, principalmente condizioni climatiche umide, quantità di precipitazioni, umidità relativa, durata della bagnatura fogliare. Le varietà a maturazione tardiva sono più suscettibili allo sviluppo di questa patologia. Possono favorire inoltre la comparsa del fungo il trattamento con i fertilizzanti fogliari, lo stato della superficie dei frutti, la presenza di frutta mummificata sull’albero e l’infestazione di afidi. Per quanto riguarda il controllo di queste problematiche, dei sistemi di allarme preventivi sono difficili da stabilire perché ci sono troppe variabili che interagiscono tra di loro. Ecco perché è importante attuare misure agronomiche, come coltivare la giusta varietà nella giusta posizione, assicurare una struttura dell’albero libera e rimuovere i frutti mummificati rimasti sull’albero. Ultimi ma non meno importanti vanno considerati, a fini di controllo, le coperture da pioggia e i trattamenti con fungicidi.

Prodotti fitosanitari per contrastare gli epifiti

Al Centro di Sperimentazione Laimburg, il gruppo di lavoro Valutazione Fitofarmaci ha condotto prove sulle epifite per 20 anni con vari agenti e periodi di applicazione. Nei test, i fungicidi organici ad ampio spettro sono stati in grado di ridurre la presenza di epifite, ma non hanno ottenuto un effetto decisivo. Intervalli di trattamento più brevi si sono dimostrati vantaggiosi e non dovrebbero superare le due o tre settimane anche durante i periodi di siccità più lunghi su varietà e siti sensibili. Fungicidi come il captan e i fosfonati sono stati in grado di minimizzare relativamente bene la “patina bianca” e la ticchiolatura, anche se i livelli di efficienza raggiunti nelle prove hanno mostrato una maggiore variabilità rispetto, per esempio, ai fungicidi nelle prove sulla ticchiolatura. Gli esperti del Centro sospettano che ciò sia dovuto al gran numero di agenti patogeni che causano la fumaggine. “In futuro, il problema degli epifiti si aggraverà sicuramente. Da un lato perché, a causa della mancanza di mezzi approvati, parassiti come il pidocchio del sangue difficilmente potranno essere regolati e questi aggraveranno quindi estremamente il problema della fumaggine con i loro escrementi, soprattutto su varietà sensibili come la Fuji. D’altra parte, i fungicidi ad ampio spettro come i ditiocarbammati perderanno la loro approvazione in futuro o saranno soggetti a significative restrizioni d’uso”, spiega Werner Rizzolli del gruppo di lavoro Valutazione Fitofarmaci.

Il controllo della fumaggine nella coltivazione biologica

I maggiori problemi nella coltivazione biologica delle mele sono attualmente il pidocchio del sangue e la fumaggine. Solo 20 anni fa, i frutti affetti da fumaggine si vedevano raramente in Alto Adige. Le prove sul campo a quel tempo hanno mostrato un’efficacia del rame, dello zolfo e dei carbonati di circa il 50%. Negli ultimi anni, l’infestazione da fumaggine è aumentata considerevolmente e ad esserne particolarmente colpite sono le varietà a maturazione tardiva coltivate in luoghi umidi. Un problema per la coltivazione biologica è che i preparati standard non sono più efficaci. Ecco perché il Centro di Sperimentazione Laimburg sta esaminando possibili strategie alternative per il controllo della fumaggine. “L’unico preparato che può essere usato con efficacia contro la fumaggine è attualmente il sapone, che però favorisce il marciume della frutta da Gleosporium durante la conservazione e quindi non viene utilizzato”, spiega il responsabile del gruppo di lavoro Agricoltura Biologica, Markus Kelderer. Cruciali per il controllo della fumaggine sono le misure per ridurre l’umidità. Le coperture antipioggia, ad esempio, mostrano risultati interessanti, ma sono gravate da alcuni svantaggi. Un altro approccio è quello di trattare le mele infestate dopo il raccolto per ridurre la diffusione del fungo durante la conservazione. Qui, un’opzione è quella di immergere le mele infestate in acqua calda. “La variante più efficiente, d’altra parte, è la spazzolatura meccanica dei frutti al termine dell’immagazzinaggio, dove il picciolo e la calicina della mela rappresentano i punti critici”, sottolinea Kelderer.

Come lo stoccaggio influenza lo sviluppo degli epifiti

I funghi epifiti come la fumaggine o la maculatura fuligginosa possono causare perdite considerevoli, specialmente nelle mele biologiche. La contaminazione da parte di questo complesso composto, costituito da diverse specie fungine, avviene già in campo. Non sono ancora disponibili metodi di difesa soddisfacenti. Già sull’albero, i funghi possono formare un tappeto di ife ben visibile o, al contrario, moltiplicarsi solo durante la conservazione. Pertanto, il gruppo di lavoro Frigoconservazione e Biologia del Postraccolta del Centro di Sperimentazione Laimburg sta studiando l’influenza di diverse misure tecniche di stoccaggio per prevenire lo sviluppo dei funghi dopo il raccolto. “Sappiamo che la modifica convenzionale dell’atmosfera dell’aria durante la conservazione in atmosfera controllata (CA) non può impedire significativamente il proliferarsi di questi microrganismi, ma può comunque ritardarlo”, spiega l’esperto di conservazione Angelo Zanella. Ecco perché gli esperti del Centro Laimburg hanno testato ulteriori misure, come ionizzare ulteriormente l’atmosfera o arricchirla con basse concentrazioni di ozono. “Queste misure hanno ottenuto un certo effetto nel controllo del danno e in termini di qualità della frutta, ma nella pratica attuare questi procedimenti è molto difficile per vari motivi”, aggiunge Zanella. 

Il rinnovo delle varietà è in pieno svolgimento nella frutticoltura altoatesina, pertanto risulta necessario analizzarne il comportamento durante la fase di conservazione. Le nuove varietà coltivate sono promettenti in quanto parzialmente resistenti alla ticchiolatura e particolarmente saporite. Al Centro di Sperimentazione Laimburg, il gruppo di lavoro Frigoconservazione e Biologia del Postraccolta conduce prove di stoccaggio su base continua. Il fine delle prove è determinare i parametri che sono rilevanti nell’individuazione del momento ideale per l’inizio del raccolto e per assicurare una riuscita conservazione dei frutti. Oswald Rossi ha riferito i risultati delle prove con alcune di queste nuove varietà, fornendo informazioni per quanto riguarda le loro caratteristiche ed esigenze: “Le nostre prove hanno dimostrato che, ad eccezione di Sweetango, tutte le varietà hanno un’ottima capacità di stoccaggio. Quattro di loro, Giga, Story, Natyra e RedPop sono anche resistenti alla ticchiolatura. Alcuni, soprattutto Story, ma in parte anche Tessa, richiedono parametri di stoccaggio specifici”, spiega Rossi.

Capire i fallimenti fisiologici della conservazione: il progetto EUREGIO Scald-Cold

Il “riscaldo comune” della buccia è uno dei disturbi fisiologici più gravi che si verifica durante la conservazione della frutta e porta a perdite elevate. Secondo l’esperto di conservazione Angelo Zanella, il 34% delle mele coltivate in Alto Adige sono attualmente soggette a questo disturbo. Per evitare il riscaldo comune, le varietà di mele colpite sono trattate con inibitori di maturazione o antiossidanti dopo il raccolto o conservate con tecnologie complesse. Per capire i meccanismi fisiologici e genetici alla base di questa problematica, l’Università di Innsbruck, la Fondazione Edmund Mach e il Centro di Sperimentazione Laimburg stanno collaborando al progetto EUREGIO Scald-Cold. Scopo del progetto, finanziato dalla Regione Europea Tirolo – Alto Adige – Trentino, è quello di indagare fisiologicamente e geneticamente le cause dello sviluppo del riscaldo comune della buccia delle mele durante la conservazione, identificando metaboliti e geni responsabili. Inoltre, si studierà l’effetto protettivo delle diverse tecnologie di stoccaggio. “Al momento, stiamo lavorando per identificare i marcatori genetici per il riscaldo comune della buccia nei nostri campioni, che forniranno informazioni importanti per la selezione di varietà resistenti”, spiega Zanella.

L’andamento meteorologico del 2021

Andreas Wenter, del gruppo di lavoro Terreno, Concimazione e Irrigazione, ha tracciato il modello meteorologico dell’attuale stagione di crescita e ha presentato lo sviluppo climatico in relazione alla media a lungo termine. La base è costituita dai dati meteorologici della stazione meteorologica di Laimburg con una storia di registrazione di oltre 50 anni. Inoltre, Wenter ha stabilito una connessione tra i dati meteorologici e le condizioni di sviluppo della frutta. L’inizio della vegetazione in frutticoltura è stato paragonabile all’anno precedente. Per la varietà di riferimento Golden Delicious, la piena fioritura è stata raggiunta l’11 aprile, come l’anno precedente, il che corrisponde a un vantaggio di sei giorni rispetto alla media a lungo termine. Le successive misurazioni della crescita dei frutti hanno mostrato una dimensione dei frutti inferiore alla media. “Per la produzione di frutta, questo significa concretamente che quest’anno possiamo tendere ad aspettarci dimensioni più piccole dei frutti alla raccolta. La differenza può essere compensata solo in parte. Tuttavia, il tempo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi avrà ancora un’influenza decisiva sul risultato della produzione”, spiega Wenter.

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