Viaggio al Brennero, i cent'anni del cippo dimenticato in un confine indefinito
Il cippo confinario del Brennero sta per compiere cent’anni e negli ultimi tempi hanno smesso di ricordarlo e celebrarlo, ma anche di imbrattarlo, coprirlo e ripulirlo, per questo ho deciso di andarlo a trovare, tanto più che il Brennero ha sempre qualcosa da dire, basta saperlo ascoltare. Ci arrivo in una tiepida mattinata di fine estate e inizio a gironzolare proprio nel tentativo di capire cosa abbia da dire oggi, nel 2021, un posto di confine come il Brennero. Mi dirigo verso la parrocchia di San Valentino che dista meno di cento metri dalla stazione. Saliti i pochi gradini e aperto il piccolo cancello, incrocio le prime lapidi, tra cui quella dedicata alle vittime delle due guerre mondiali con incisi i nomi di tredici soldati sudtirolesi. Lapidi simili sono presenti in ogni cimitero dell’Alto Adige Südtirol, ma a cogliere la mia attenzione è una lapide che sorge a pochi passi di distanza.
Sul marmo sono incisi due nomi, quello di Ermano Vigili, morto nel 1936, e quello di Paul Vigl morto nel 1961. Molto probabilmente, si tratta di padre e figlio. Il cognome del primo differisce da quello del secondo a causa dell’italianizzazione forzata del Sudtirolo voluta dal regime fascista. Il figlio, evidentemente, ha preferito tornare al cognome originale, ma senza cambiare quello del padre. Per lui, evidentemente, non era così importante. E’ una lapide che dice tanto a chi vuole ascoltare e quindi, da questo punto in poi, decido di andare in cerca di lapidi.
Così mi dirigo verso una delle più note della cittadina di confine, quella dedicata a Wolfgang Goethe che passò dal Brennero per il suo viaggio in Italia del settembre 1786. Il testo è in due lingue anche se la lapide è stata evidentemente collocata in epoca fascista. Il testo è di quelli che hanno fatto la fortuna cinematografica di Corrado Guzzanti: “Volgendo i passi all’alma Roma, ove lo chiamava raggiante sui secoli il fascino di una millenaria civiltà qui sostò sull’Alpe che serra la Magna…”. Che, nel caso specifico non era la Franza e nemmeno la Spagna, ma l’Italia.
Segue citazione in italiano e in tedesco dello stesso Goethe: “Und nun erwarte ich, dass der Morgen diese Felskluft erhelle, in der ich auf der Grenzscheide des Südens und Nordens eingeklemmt bin“ (“…Ed ora aspetto che il mattino rischiari questa gola alpestre nella quale sono serrato. Qui sul confine tra il Settentrione ed il Mezzogiorno).
Mentre fotografo la lapide, dal vicino portone del condominio “Tre Venezie” esce un ragazzo dai tratti asiatici, probabilmente un pachistano. A quel punto osservo i nomi sui campanelli e trovo solo quattro nomi: Hassan, Khan Assan, Hafeez e un Gonella che però ha lasciato sul campanello il suo numero di cellulare come a specificare che arriva solo quando lo chiamano. Della presenza pachistana al Brennero abbiamo, però, già abbondantemente scritto qui, per cui riprendo il mio breve itinerario tra le lapidi.
Riprendo a procedere verso il cippo di confine, ma mi fermo perché trovo un’altra incisione su pietra, anche questa bilingue. La lapide è stata collocata dall’Associazione degli Alpini del Brennero e recita. “A coloro che la vita immolarono per la Patria“. Sotto, in tedesco si legge: “Für die Kriegsgefallenen“, ovvero per i caduti in guerra. Una traduzione a cui va presto una particolare attenzione, perché all’italiano “Patria” fa da contraltare il tedesco “Krieg/Guerra”, quasi che i due termini fossero sinonimi. Anzi, a pensarci bene…
L’Outlet
Cammino per un altro centinaio di metri e arrivo all’Outlet, la principale attrazione del Brennero del terzo millennio. Entro e butto un occhio distratto ai negozi e soprattutto a chi li frequenta, Mentre percorro il secondo piano della zona più a nord, vedo passare nella strada sottostante un’auto della polizia austriaca e mi domando se l’Outlet è ancora in territorio italiano.
Intravedo un’insegna e noto che sotto all’inglesissimo “Outlet Market” è inserita una fascia tricolore bianco, rosso e verde. Tiro fuori il cellulare per fotografarla, ma mi accorgo che mi si è attivato il roaming, sono collegato alla rete cellulare austriaca.
Sono in un centro commerciale, potrei tranquillamente disinteressarmi della nazione che mi sta ospitando, ma per curiosità esco e cerco di orientarmi.
In effetti l’Outlet è qualche centinaio di metri più a nord del confine che separa i binari delle ferrovie austriache e italiane.
A questo punto mi metto a osservare la linea di confine su Google Maps e mi accorgo di quanto poco sia “naturale”.
Secondo Google, il confine di Stato passerebbe all’interno del negozio di articoli sportivi che ha come logo un noto felino del nord America. Il parcheggio dell’Outlet risulta addirittura totalmente oltre il confine, non fosse che lo stesso Google precisa che il parcheggio (gratuito) è in Italia. Insomma, le linee di confine sono decisamente indefinite.
Ovviamente è una banalità, i confini tra gli Stati non sono mai “naturali”. A chi volesse farsi un’idea precisa consiglio “Terra di Nessuno” di Philip Dröge (Keller editore), ma il Brennero ha una ulteriore particolarità. E’ un confine tra Stati da circa un secolo, ma per secoli è stato innanzitutto un luogo di transito, non a caso, esistono la Ferrovia e l’autostrada del Brennero.
E’ il valico più basso dell’arco alpino e da lì sono sempre passati uomini e merci in quantità. Anche l’erezione del confine e del suo cippo ha solo saltuariamente modificato la sua naturale vocazione di luogo di transito. Ma proprio questo aspetto merita una sosta più approfondita, il cippo di frontiera deve aspettare ancora un po’ per festeggiare.
(Segue…)
Massimiliano Boschi