
Bolzano, i cittadini di Don Bosco ripensano la piazza con idee e proposte per il futuro
Cosa faresti se la piazza fosse tua? Una domanda molto diretta che Comune, Consiglio di Quartiere e UNIBZ hanno lanciato ai residenti di Don Bosco. L’iniziativa presentata stamane dall’Assessore alla Mobilità Stefano Fattor e dal Presidente della Circoscrizione Alex Castellano rientrava nel Master in Disegno Eco-Sociale della Libera Università del capoluogo. I risultati di questa sorta di indagine in presa diretta, sono stati raccolti nella pubblicazione PIAZZATI che offre una serie di proposte per il futuro di piazza Don Bosco basate sui bisogni reali e sui desideri dei residenti del quartiere. L’iniziativa è stata materialmente condotta e realizzata della sociologa Insa Olshausen di Amburgo e dal designer industriale Guillermo Mondelli venezuelano ricercatori di UNIBZ e realizzato durante il semestre estivo del Master in Eco-Social Design 2021. Un’operazione è stato sottolineato a costo zero per l’amministrazione comunale.
Come ha spiegato Mondelli: “Abbiamo raccolto le risposte date dai cittadini di passaggio in forma spontanea. La pubblicazione è in sostanza il risultato di questa azione ed offre una serie di idee per il futuro di quest’area basate sui bisogni reali e sui desideri della popolazione residente. Un’opportunità per ‘immaginare il futuro sviluppo di piazza Don Bosco”.
L’Assessore Fattor con il Presidente Castellano ha sottolineato che PIAZZATI rappresenta una base dalla quale partire per immaginare prima e progettare poi una piazza che si possa davvero considerare tale e che torni a svolgere la sua funzione propria ossia essere il vero cuore pulsante di Don Bosco. “La storia di questa zona della città affonda le sue radici in un lontano passato, quando vennero costruite le Semirurali. La piazza (allora “Piazza Pontinia”) costituiva il cuore dell’abitato. Era un luogo in cui incontrarsi, scambiare informazioni e fare due chiacchiere. All’epoca, le persone che vivevano a Don Bosco erano arrivate a Bolzano per lavorare nel settore industriale. Le loro case disponevano di piccoli orti in cui coltivare verdure e legumi. Per questo motivo venivano chiamate “Semirurali”. Nel tempo le semirurali lasciarono spazio a grandi condomini a più piani. Con la costruzione di questi edifici piazza Don Bosco fu divisa nelle quattro parti che oggi conosciamo”.
“Per poter organizzare al meglio il nostro intervento – ha detto Modelli – abbiamo concentrato la nostra attenzione sulla parte della piazza di proprietà dell’IPES (verso S. Maria in Augia) e analizzato i movimenti dei cittadini. Dopo un’intensa settimana di intervento abbiamo analizzato e riordinato tutti i dati raccolti nell’interazione con i cittadini per poterli raffrontare con le nostre osservazioni personali e con le percezioni delle parti interessate. Alla fine di questo percorso sono emerse 5 diverse visioni per venire incontro alle necessità dei cittadini. Tra queste, una maggiore vivibilità degli spazi, un maggiore ombreggiamento contro il calore, ma anche la richiesta di spazi dove poter sostare e condividere idee iniziative e attività e non da ultimo il problema della strada che taglia di fatto gli spazi ed impedisce di creare comunità. Tutti gli spazi sono ad oggi infatti separati: vanno ripensati per riconnettere il territorio”.
“Le indicazioni emerse -hanno concluso Fattor e Castellano,- costituiranno la base di partenza del lavoro che dovranno fare architetti ed ingegneri per raggiungere l’obiettivo. Si tratta di riconnettere gli spazi per riconnettere anche le persone. Lo step successivo è ora quello di dare un incarico professionale per individuare una proposta di massima per poter ragionare poi su una proposta concreta e strutturata. Quello che abbiamo presentato oggi è l’inizio di un percorso: speriamo si traduca in un’opera pubblica che possa incontrare i bisogni del quartiere”.