Anziani e nuove tecnologie, rapporto complicato per gli over 80
L’invecchiamento della popolazione e la crescente digitalizzazione sono due fenomeni significativi del nostro tempo: le soluzioni tecnologiche saranno utilizzate sempre più spesso anche nel settore sanitario e assistenziale. Un team di ricerca di Eurac Research ha svolto un sondaggio rappresentativo per capire come vengano utilizzati in Alto Adige, non solo in ambito socio-sanitario, ma anche nella vita quotidiana strumenti come smartphone, braccialetti per il fitness e app per le emergenze e capire come la popolazione si informi su questi dispositivi. L’obiettivo era, tra l’altro, rilevare l’opinione degli intervistati sui sistemi di assistenza orientati al futuro, come gli apparecchi che trasmettono la frequenza cardiaca o i robot che aiutano a farsi la doccia o a lavarsi. I risultati dell’indagine fungono da base per le future decisioni politiche in modo da guidare la digitalizzazione nel modo migliore possibile per la società, tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione e adottando misure mirate per rendere le tecnologie accessibili agli anziani.
Alla fine del 2020, il team di ricerca ha intervistato altoatesine e altoatesini di età compresa tra i 40 e i 98 anni: “A partire dai 40 anni, il tema dell’assistenza ai propri genitori diventa sempre più rilevante; dai 50 o 60 anni si inizia a pensare alla propria autonomia in età avanzata e, a partire dagli 80 anni circa, si entra a far parte del gruppo delle persone molto anziane”, afferma Ines Simbrig, coordinatrice dello studio e ricercatrice dell’Istituto per il management pubblico di Eurac Research.
Non sorprende che gli smartphone (80,6 per cento) e i computer o i portatili (69,7 per cento) siano in cima alla classifica delle tecnologie più utilizzate nella vita quotidiana. Un numero molto inferiore di persone utilizza le tecnologie digitali legate alla salute e all’assistenza: solo il 18 per cento circa degli intervistati ha installato sul proprio smartphone un’app per le emergenze o la app Immuni, e nemmeno il 3 per cento utilizza sensori o dispositivi medici. Quasi due terzi delle persone tra gli 80 e i 98 anni non utilizzano alcuna tecnologia digitale, nemmeno uno smartphone. Soprattutto in età avanzata, tecnologie come i sensori di caduta, i dispositivi per la trasmissione di parametri vitali o i sistemi di apertura delle porte potrebbero aiutare a essere autonomi, afferma Simbrig: “In Alto Adige, al momento è possibile vivere in casa in età avanzata solo se si è fisicamente in forma, o se si può contare sul supporto di familiari e amici o del servizio di assistenza domiciliare”.
Quali fattori influenzano in generale l’accettazione delle tecnologie digitali in Alto Adige? Sia la lingua principale che il livello di istruzione hanno un ruolo importante. Le analisi statistiche mostrano come le persone con un’istruzione superiore siano più propense a utilizzare le tecnologie digitali rispetto a quelle con un’istruzione inferiore. Inoltre, chi ha come lingua principale l’italiano è più aperto alle tecnologie digitali rispetto a chi è madrelingua tedesca o ladina. Con l’avanzare dell’età si riduce la percezione della propria competenza tecnica. In rapporto all’accettazione della tecnologia, invece, le persone che si sentono più giovani sono più propense ad apprezzare le novità digitali.
Secondo il team di ricerca di Eurac Research, in Alto Adige c’è soprattutto bisogno di lavorare sulla diffusione delle informazioni: per tutti gli intervistati, infatti, parenti e conoscenti sono la principale fonte di informazione per quanto riguarda la tecnologia; per le persone molto anziane, oltre gli 80 anni, è quasi l’unica. “Questo è particolarmente problematico quando le persone molto anziane non hanno una famiglia o una rete sociale a cui appoggiarsi”, afferma Simbrig. “In Alto Adige ci sono circa 42.000 persone di età superiore ai 40 anni che ritengono di non ricevere sufficienti informazioni sulle tecnologie digitali, un numero considerevole”.
A questo proposito sono necessarie misure politiche adeguate: “Nel definire il processo di digitalizzazione, le esigenze degli anziani dovrebbero avere la priorità. La politica, inoltre, dovrebbe garantire finanziamenti sufficienti per l’innovazione e il trasferimento dell’innovazione. Soprattutto nelle aree rurali dell’Alto Adige sono necessari maggiori servizi di informazione, consulenza e formazione sulle tecnologie digitali”, afferma Josef Bernhart, vicedirettore dell’Istituto per il management pubblico. Emerge anche un bisogno di formazione nell’ambito della privacy e della sicurezza dei dati: mentre le persone non hanno alcuna o poche preoccupazioni quando utilizzano tecnologie digitali in generale, nel settore della salute e dell’assistenza cercano maggiori garanzie.
“Ci ha sorpreso che, a prescindere dall’età, la grande maggioranza degli intervistati trovi abbastanza o molto utili le tecnologie digitali a supporto degli anziani, a condizione, ovviamente, che il contatto umano non venga ridotto”, afferma Simbrig. “Ad esempio, l’88 per cento degli intervistati ritiene utili i dispositivi che trasmettono la frequenza cardiaca. Solo quando si tratta di utilizzare i robot di assistenza gli altoatesini sono relativamente scettici, quindi sembra che su questo punto ci siano ancora delle riserve”.