Laimburg, nuove scoperte per promuovere una fragolicoltura sostenibile
La coltivazione della fragola ha una tradizione molto radicata in Alto Adige, basti pensare che viene coltivata su questo territorio da oltre mezzo secolo. Una delle varietà principali di fragola coltivata in Alto Adige è Elsanta, che presenta ottime caratteristiche qualitative, ma ormai con grossi limiti per via della sua suscettibilità. Attualmente, in Alto Adige si conta una superficie dedicata di circa 90 ettari, leggermente in calo rispetto agli anni passati a causa di diversi fattori, come le mutate condizioni climatiche, la stanchezza del suolo, l’aumento dei costi delle materie prime, la carenza di manodopera e la diffusione di insetti invasivi, come il moscerino dei piccoli frutti (Drosophila suzukii) e l’antonomo della fragola (Anthonomus rubi). In particolare, la Val Martello con altitudini comprese tra 800 e 1.700 m s.l.m., rappresenta uno dei più importanti areali per la coltivazione della fragola in altitudine in Europa. Per ragioni legate alla paesaggistica e alla tradizione, le fragole vengono coltivate in suolo, invece che in strutture rialzate e questo porta con sé delle difficoltà. A sostegno dei coltivatori di fragole nelle zone montane altoatesine, i ricercatori del gruppo di lavoro Piccoli Frutti e Drupacee del Centro di Sperimentazione Laimburg si concentrano su diversi aspetti: “Lavoriamo su diversi fronti, per supportare la coltivazione delle fragole in suolo in Alto Adige”, spiega Sebastian Soppelsa, esperto in fragolicoltura del Centro di Sperimentazione Laimburg, “dalla diversificazione delle varietà, alle strategie innovative per contrastare la stanchezza del suolo, alla consociazione delle colture per sfruttare sinergie tra specie vegetali diverse.”
Fragola e menta, un binomio vincente
La coltivazione contemporanea di colture diverse sullo stesso appezzamento di terreno (in gergo, consociazione) permette di sfruttare sinergie tra le piante, in particolare a livello dell’apparato radicale. I ricercatori del Centro Laimburg hanno sperimentato diversi abbinamenti e hanno visto come la consociazione tra fragola e menta abbia aumentato del 10% la produttività della fragola e del 20% quella della menta. Inoltre, è stata notata anche una diminuzione del numero di acari sulle foglie di fragola. Questo risultato è da ricondurre all’emissione di sostanze bioattive volatili da parte della menta, che hanno un effetto repellente su alcuni insetti dannosi. “Stiamo avviando anche delle sperimentazioni per verificare se la consociazione con menta, erba cipollina o altre piante aromatiche, possa esercitare effetti di contrasto anche sull’antonomo della fragola”, spiega Sebastian Soppelsa gruppo di lavoro Piccoli Frutti e Drupacee del Centro Laimburg, riferendosi a questo insetto invasivo che da qualche anno arreca ingenti danni alla fragolicoltura altoatesina, con perdite anche oltre il 50% della produzione.
Miglioramento genetico e selezione varietale anche per contrastare il cambiamento climatico
La fragolicoltura altoatesina finora si inseriva bene nel mercato italiano, in quanto per via delle altitudini la raccolta avviene solitamente da giugno ad agosto. Tuttavia, per colpa delle recenti ondate di calore, la raccolta quest’anno è stata anticipata e questo rischia di sovrapporre la produzione altoatesina con quella del resto dell’Italia settentrionale.
Gli esperti del gruppo di lavoro Piccoli Frutti e Drupacee del Centro Laimburg stanno caratterizzando oltre 50 varietà internazionali promettenti valutandole in base alla loro capacità di adattamento al clima alpino, alla suscettibilità alle malattie, nonché ovviamente alla capacità produttiva e alla qualità. Inoltre, sono impegnati da diversi anni in un proprio programma di miglioramento genetico in collaborazione con il “CREA – Il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria”, un ente nazionale di ricerca, vigilato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali (Mipaaf). Le piante vengono selezionate e giudicate per diverse caratteristiche: resistenza al freddo invernale della nostra zona, sapore, profumo, consistenza, produzione e resistenza alle malattie.
“Stiamo lavorando per ottenere una fragola profumata con note di fragolina di bosco, dalla polpa tenera ma non troppo, a forma di cuore. L’aspetto sfidante è tenere conto anche del clima che cambia. Negli ultimi anni in Val Martello le temperature sono aumentate e le notti estive non sono più così fresche. La fragola è delicata e tende a marcire in fretta”, spiega Massimo Zago, responsabile gruppo di lavoro Piccoli Frutti e Drupacee.
Soluzione innovative contro la stanchezza del suolo
Le fragole coltivate in Val Martello sono da un po’ di tempo arrivate al loro limite fisiologico. Ciò significa che l’apparato radicale è diventato particolarmente suscettibile ai patogeni che nel corso degli anni si sono accumulati nel terreno. In Italia è prassi sterilizzare i terreni con prodotti chimici per non dover sospendere la produzione. In Alto Adige questa pratica viene evitata e risulta necessario interrompere la coltivazione della fragola ogni due anni a favore di altre colture, come ad esempio il cavolfiore. Le radici della pianta del cavolfiore, come tutte le brassicacee, emanano sostanze che eliminano i patogeni nel terreno, una sorta di “sterilizzazione biologica”.
I ricercatori del Centro Laimburg stanno, inoltre, sperimentando una nuova soluzione biologica, impiegando residui di materiale organico vegetale, in particolare sottoprodotti della lavorazione dei cereali. “Applicando questo materiale organico sul terreno e coprendolo con un telo, si crea una fermentazione che consuma l’ossigeno”, spiega Soppelsa, “e, in assenza di ossigeno, i patogeni che si sono accumulati nel terreno deperiscono. I risultati del primo anno di questa prova sperimentale sono promettenti e contiamo di continuare con nuovi test”.