Portare il futuro in Val Venosta: BASIS, realtà mutante di infinite possibilità
Raccontare BASIS Vischgau Venosta è difficile. Ancora più complicato è comprendere e racchiudere BASIS in un’unica definizione, quasi quanto voler captare in un unico colpo d’occhio l’architettura che lo ospita: un complesso vasto, esteso, articolato. Il “Business and Service Incubator Silandro” si autodefinisce come “social activation hub per lo sviluppo regionale nei settori dell’economia, della cultura e dell’istruzione e degli affari sociali” e, tra l’altro, come “un luogo di movimento e scambio, in cui tendenze globali sono collegate con i cicli locali”. Visitiamo BASIS in una fredda mattina di gennaio e chiediamo subito al suo fondatore e direttore Hannes Götsch il perché di questo nome “Ho scelto il nome alle tre di notte mentre ero al lavoro per presentare la domanda di finanziamento del progetto europeo EFRE-FESR”. La storia è nota, e per certi versi non sfigurerebbe in un manuale di life design: Götsch, con una formazione nella metalmeccanica e nel supply chain management, esperienze lavorative e non in tutta Europa (è anche noto come DJ insomniac ed è co-fondatore del collettivo musicale Revoltekk), decide di prendersi un anno sabbatico, dare una svolta alla sua vita e alla sua città, Silandro. Un paese di 6000 anime nella brulla Val Venosta, località non proprio veloce da raggiungere ed in cui l’economia è basata principalmente sulla coltivazione delle mele, l’artigianato e le costruzioni, con il turismo calo.
“Potevo scegliere di andarmene o creare qui quello che cercavo. Da sempre l’Alto Adige ha investito in infrastrutture: era il tempo di immaginare uno spazio dinamico, di interconnessione tra cultura, aziende e saperi artigianali. Mi dicevano di lasciare perdere, che per realizzare quello che volevo qui in Val Venosta ci sarebbero volute due generazioni … troppo lungo il salto mentale da fare” racconta Götsch. E invece. BASIS ha aperto i battenti nel 2019 come organizzazione non profit e da allora ha creato connessioni con oltre 5000 persone e realtà. Eurac Research, unibz, NOI Techpark, Laimburg, Trentino School of Management sono solo alcune delle molte istituzioni con cui l’hub venostano ha rapporti di partneriato, ma progetti e contatti sono attivi anche con l‘Università Iuav di Venezia e realtà oltreconfine, come ad esempio la Donauuniversität Krems e l’ETH di Zurigo. Insomma, a chi gli faceva notare la mancanza di “massa critica” Götsch ha risposto con i fatti, semplicemente creandola. Il tutto non in un luogo qualunque, ma in quello che da sempre era stato un’appendice estranea e per molti versi nemica: l'(ex) Caserma Druso, costruita nel ’39 dal regime fascista come parte del Vallo Alpino del Littorio. Il complesso, esteso su una superficie di 4 ettari e che poteva ospitare fino a 2500 soldati, è stato abbandonato dai militari a metà degli anni ’90. Un posto carico di un passato scomodo, trasformato in uno spazio di possibilità e di libertà e – Götsch ci tiene molto a sottolinearlo- di recupero sostenibile: “L’ex Caserma ha una sostanza architettonica di grande qualità: già questo risolve tantissimi problemi.”
BASIS is a state of mind
Il cuore pulsante di BASIS è la “palazzina Servizi”, ex edificio di approvvigionamento dell’ex Caserma Druso. Salendo le scale si scoprono uffici, enormi spazi per il co-working inondati da luce naturale, sale per riunioni e seminari a disposizione di ditte e privati, mini appartamenti per residenze temporanee : gli ambienti sono generosi, trasmettono un fascino stile industrial chic, i muri sono “sgarrupati”. Gli interventi d’arredo sono pochi e mirati. Ci si sente a proprio agio. Insomma, questo è un posto che per essere “cool” non ha avuto bisogno di pezzi di design, luci e architetture costose, perché lo è intrinsecamente. “L’architettura in sé offriva già molto. Sono bastati dei ritocchi e per l’arredo abbiamo seguito una strategia del riuso, che ci ha portato a spendere in totale 60.000 Euro”. Cifra incredibile, se pensiamo che la palazzina Servizi si estende su uno spazio di 2300 mq. Götsch ci guida e racconta la filosofia di BASIS, ma molti messaggi arrivano da soli, suggeriti dagli spazi mentre li percorriamo: la sedia appesa a testa in giù all’ingresso, il grande graffito con il dito che indica verso l’alto, il campo da basket e le statue pseudo classiche nel cortile, bacheche colorate, arte involontaria scritta sui muri. E il grande manifesto che suona come una professione di fede al credo basisiano “io prometto d’ora in poi di assumermi la responsabilità per me stesso”.
Il Co -Working. Foto Elisa Cappelleri
Spazi di infinite possibilità
Prendiamo un caffè nella “Salotto”, in quella che era la mensa e sala di ritrovo dei militari, con tanto di forno per la pizza. Ogni tanto ragazzi e ragazze passano per prendersi da bere, ma si servono da soli. Nel “Trust Bar” non ci sono baristi e ognuno si prepara ciò che vuole lasciando i soldi per la consumazione, sulla fiducia. Iniziamo poi il tour per visitare i meandri di BASIS. Dalla musica alla fotografia fino alla cucina e agli atelier d’artista: qui chiunque lo desidera può venire per provare, affittare e fare di tutto. Scopriamo i macchinari all’avanguardia della Culinary Craft Academy (CCA), cucina di trasformazione e finitura; ci lasciamo abbagliare dall’enorme fondale bianco del “Creative Education Studio” (CES) in cui si sperimenta con film, fotografia, musica, AR/VR e “gaming interaction design”. Assistiamo live mentre una stampante laser incide sul marmo lettere in filigrana nell’officina aperta e digitale “Makerspace” frequentata da artigiani, artisti, stagnini e hobbisti. Queste officine sono state aperte grazie ai fondi reperiti da BASIS con un altro progetto europeo chiamato “Verde”. Ma il pezzo forte è il “Kasino”, l’ex cinema della Caserma trasformato in uno spazio eventi multifunzionale per conferenze, teatro, cinema e soprattutto musica, con palco regolabile e un’acustica all’avanguardia – tanto che diverse band vengono qui a registrare. Il Kasino ospita eventi clubbing e party fino a notte fonda, con DJ e collettivi da tutto il mondo -proprio l’11 febbraio è in programma una due giorni organizzata dal collettivo musicale Revoltekk – ma anche cene aziendali e matrimoni.
Il Kasino. Foto Simon Plattner
Perché BASIS è così: un giorno si può ballare fino a notte fonda e un altro si gioca a scacchi nello “Schach Cafè”. Ma non è ancora finita. Usciamo dalla Palazzina Servizi e raggiungiamo la “Kreativwerkstatt” nel corpo settentrionale dell’ex Caserma. Arrivati al primo piano attraversiamo un lungo corridoio in una suggestiva mise en abyme di archi scorticati. Una pianta aiuta ad orientarsi tra gli atelier di artisti e artiste, ne contiamo 14. Per ognuno è scritto il settore: pittura, scultura, film, grafica, scenografia. A suddividere gli atelier ci sono pareti formate da finestre e porte di riuso, che piacerebbero al designer Martino Gamper, ma anche a Escher. A proposito di riuso: qui è ospitato anche un repair cafè e un mercatino di scambio di abiti usati. Finiamo la visita storditi nella vertigine delle illimitate possibilità che questi spazi sembrano offrire. E anche se siamo in montagna, non lontano dalle candide cave del celebre marmo di Lasa, l’immagine che ci attraversa pensando all’identità sfuggente di questa incredibile realtà è quella di una creatura marina, la cui pelle brillante, mutante e iridescente invita a fare un tuffo nelle sue acque.
Caterina Longo
Come noto, si è parlato molto di BASIS negli ultimi mesi perché parte del complesso dell’ex Caserma Druso rischia la demolizione per far posto ad abitazioni private. La demolizione- stoppata dalla soprintendenza- era iniziata la notte dello scorso 4 ottobre in seguito ad un provvedimento del sindaco di Silandro Dieter Pinggera, come raccontato qui. Torneremo sulla vicenda in un prossimo articolo.
Immagine in apertura: BASIS Venosta, foto Samuel Holzner