Stelvio, parte il progetto di rinascita dolce grazie al PNRR
Finalmente si parte: questo, in sostanza, il messaggio lanciato dal sindaco di Stelvio Franz Heinisch nella conferenza stampa di questo pomeriggio (05 maggio). Come noto, nel maggio 2022 il paese venostano si è aggiudicato un finanziamento di 20 milioni di Euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nel programma di sostegno “M1C3 – Investimento 2.1 Attrattività dei villaggi – Linea A” , che ha l’obiettivo di rivitalizzare i villaggi strutturalmente deboli e a rischio di emigrazione. “Una misura perfetta per la comunità venostana” sottolinea il sindaco. E una sfida: dal momento dell’assegnazione è partita una corsa contro il tempo – le iniziative proposte devono essere portate a termine e i soldi spesi entro il 2026- in un progetto per tanti versi in salita, irto un po’ come le strade su cui è abbarbicato Stelvio. “Siamo partiti con difficoltà amministrative, non è sempre stato facile arrivare subito alle informazioni e la gestione operativa di un progetto di questa complessità e grandezza non è semplice” spiega Daria Habicher, esperta di sviluppo regionale, che è subentrata, insieme a Verena Wopfner, nel gruppo di lavoro, dopo la morte improvvisa e inaspettata di Armin Bernhard, autore della proposta vincitrice del progetto.
Ora il progetto può finalmente partire grazie all’anticipo di finanziamento di 2 milioni arrivato nello scorso febbraio. Questo ha permesso di attivare diversi gruppi di lavoro, mentre a breve, da metà maggio, verrà aperto un ufficio a Stelvio. “Per noi è importante essere presenti in paese e dare ai cittadini la possibilità informarsi e soprattutto di partecipare. La partecipazione è la base delle diverse misure” continua Habicher. Il coinvolgimento dei cittadini è una delle parole chiave di questo progetto enorme, che non vuole arrivare calato dall’alto, né tantomeno creare cattedrali nel deserto, ma piuttosto a valorizzare l’esistente. Non a caso si chiama “Stilfs – raccontare la resilienza”.
Raccontare la resilienza: le misure previste
Ma cosa intende fare questo paesino di 400 anime della profonda Val Venosta con 20 milioni Euro? La lista degli interventi previsti è lunga, sono ben 25 e riguardano le aree tematiche della cultura e comunità, dell’agricoltura e ambiente, dell’abitare, dell’artigianato, del turismo, fino alla mobilità e alle infrastrutture. Il progetto vede nella cultura una chiave fondamentale per lo sviluppo: “ Al centro delle strategie c’è l’idea che la cultura sia il quadro nel quale si possano discutere, creare e promuovere processi di trasformazione sociale.” spiegano i responsabili. “Le preoccupazioni concrete includono il miglioramento della qualità di vita, il rafforzamento dei cicli economici locali e l’approvvigionamento locale, l’attuazione di progetti di conservazione della natura e di misure preventive di protezione del clima. Per cultura non intendiamo solo un luogo specifico come può essere un museo o il teatro, ma un approccio, un pensare al futuro, allo stile di vita e al fare comunità” spiega Habicher. Un’altra chiave fondamentale è la sostenibilità ecologica ed economica, per cui non verranno realizzate grandi opere, progetti o interventi tali da generare costi futuri per il Comune. Solo due le misure infrastrutturali previste. La prima è la creazione di un centro multifunzionale per la comunità, che offrirà diversi servizi: dalla biblioteca agli spazi per il coworking agli alloggi per anziani, dal negozio di vicinato agli spazi per gli artigiani e i produttori locali. Ma anche quei piccoli grandi servizi che occorrono a chi abita in paese, come ad esempio il parrucchiere. Tutte misure per rafforzare la comunità e contrastare lo spopolamento. Il secondo investimento riguarda la creazione di un centro per la mobilità, che va a toccare un punto non secondario, quello della raggiungibilità del paese “La macchina è ancora imprescindibile per chi abita qui” ammette Habicher, che precisa “stiamo facendo uno studio sulla mobilità ed il nuovo centro intende incentivare gli autobus e i veicoli elettrici per rafforzare la mobilità sostenibile, anche se è una questione che coinvolge tutta la valle, e non solo Stelvio”.
Per quanto riguarda l’agricoltura e l’ambiente si lavora alla creazione di un impianto di irrigazione e alla rigenerazione del bosco di protezione, oltre che alla realizzazione di opere di drenaggio. Il gruppo di lavoro si sta inoltre occupando di sviluppo di prodotti a km 0 e all’elaborazione di un marchio Stelvio, che verrà presentato a Basis Venosta il prossimo 11 maggio.
Tornando alla cultura, sono diverse le misure previste. Tra queste c’è un percorso attraverso Stelvio per raccontare il passato, il presente e il futuro del paese; laboratori e residenze d’artista e lo Stelvio Festival, che si terrà per la prima volta alla fine dell’estate del 2024, mentre già a settembre di quest’anno è in programma un mercato dell’artigianato locale. Iniziative che sicuramente attireranno anche i turisti “ma non costruiremo nuovi alberghi, bastano quelli che ci sono. Abbiamo previsto il risanamento di alcuni edifici esistenti per creare alloggi per giovani e anziani e solo in misura minore per un albergo diffuso. Ma le iniziative si rivolgono in prima linea agli abitanti del luogo”. Un’inversione di rotta insomma rispetto a iniziative di segno opposto tipo i mercatini di Natale, e non solo, pensati solo ed esclusivamente per turisti mordi e fuggi.
Insomma, un programma ambizioso quello di “Stilfs, raccontare la resilienza” e anche se “il tempo è poco, siamo fiduciosi di poter attuare le misure previste entro la metà del 2026” sostiene Habicher a nome del gruppo responsabile del progetto. Quando le chiediamo se la distanza fisica del paese possa trasformarsi anche in una difficoltà a raggiungere e coinvolgere le persone nei progetti, Habicher si dice convinta del contrario “Stelvio è un paese speciale con una architettura e struttura fisica molto particolari, da sempre ha avuto una vocazione allo scambio e alla creatività. Il tema della migrazione è stato storicamente importante se pensiamo ad esempio ai “Schwabenkinder”* (bambini di Svevia)* , ma Stelvio è stato anche un luogo d’incontri artistici e letterari, come ad esempio nella Pfeiferhaus (in cui soggiornò a lungo anche il noto scrittore Thomas Bernard, n.d.r.). Ora vogliamo rivitalizzare questa scena culturale e rendere il paese attrattivo per i giovani che magari fanno fatica a trovare abitazioni a prezzi accessibili in valle” sottolinea Habicher “un po’ come risvegliare la Bella addormentata nel bosco”, conclude.
Caterina Longo
Immagine in apertura foto courtesy Comune di Stelvio
*i bambini, figli di contadini da Tirolo, Alto Adige, Liechtenstein e Svizzera che venivano impiegati in Svevia dai proprietari terrieri per lavori stagionali.