“Sono salito su un treno in corsa”. Intervista a Francesco Palermo, nuovo presidente del Cda del Teatro Stabile
Cultura. Qualche settimana fa, la Direzione Generale dello spettacolo dal vivo del Ministero per la Cultura ha assegnato i contributi per l’anno 2022. Lo ha fatto in base a un punteggio che valuta il “valore dimensionale, la qualità artistica, la qualità indicizzata e la dimensione quantitativa di ciascun soggetto finanziato”. Il punteggio complessivo più alto, 90,62, è andato al Teatro Stabile di Bolzano che ha preceduto Emilia Romagna Teatro con 90 punti. Un punteggio che è valso un finanziamento di 702.420 euro per il teatro diretto da Walter Zambaldi. Pochi giorni prima, lo Stabile aveva nominato un nuovo Consiglio di Amministrazione che ha confermato tra i componente Sergio Bonagura e Ilaria Riccioni per il Comune e Elena D’Addio per la Provincia mentre Francesco Palermo è stato nominato nuovo presidente in rappresentanza del Comune di Bolzano e Simonetta Nardin vicepresidente in rappresentanza della Provincia.
Francesco Palermo, già Senatore della Repubblica, attuale direttore dell’Istituto di studi federali comparati dell’Eurac di Bolzano e docente di Diritto costituzionale comparato all’Università di Verona, ammette di essere rimasto impressionato dai numeri dello Stabile di Bolzano, non solo quelli citati in apertura. “Sono cifre importanti sotto vari aspetti a partire dal numero di spettatori e di abbonati, ma non solo. Per me è come salire su un treno in corsa su cui proverò a sistemarmi in seconda classe, lasciando ad altri la conduzione”.
Logica e giusta premessa di qualcuno che, però non avrebbe mai accettato l’incarico se non avesse pensato di poter dare un proprio contributo: “Per me – precisa – è chiarissima la divisione dei ruoli. Non interferirò nelle scelte artistiche, non mi competono e non avrebbe senso, ma spero di poter contribuire a rafforzare l’immagine dello Stabile in linea con il suo prestigio, che non è limitato al piano locale”.
Riguardo a quel che lo ha spinto ad accettare la presidenza del Cda, Palermo utilizza la parola “investimento”, ma sono motivazioni che non hanno nulla a che vedere con l’economia, non è previsto un compenso per l’incarico. “Chi fa ricerca è sempre spinto dalla volontà di apprendimento, dal desiderio di conoscere meglio le cose che piacciono o interessano. Mi piace il teatro, mi piace la cultura, per cui considero questo incarico non solo un investimento, ma un ottimo investimento. Imparerò molte cose e alcune le sto già imparando”.
Riguardo alle motivazioni di chi lo ha scelto, non si è fatto troppo domande. “Forse l’hanno fatto perché non sono una persona divisiva, ma davvero non me lo sono chiesto”.
Scendendo nei dettagli, Palermo dovrà svolgere un ruolo istituzionale, presenziare ad alcune conferenze stampa e tessere alcuni rapporti. “Mi considero un agevolatore, spero di poter dare il mio contributo nelle relazioni con il territorio regionale, nazionale e perché no, internazionale, aiutando a creare o migliorare alcune sinergie culturali. Lo Stabile è il più importante ente culturale italiano della Provincia e credo permetta margini di manovra interessanti”
Alcuni aspetti del suo nuovo ruolo sembrano interessare Palermo più di altri. “Sempre nell’ambito delle mie competenze, spero di poter dare il mio apporto per portare la cultura e il teatro fuori dal luoghi istituzionali. Apprezzo molto il progetto avviato da Zambaldi con il carcere di Bolzano e spero che la mia competenza professionale possa aiutare a coinvolgere persone che solitamente non vengono raggiunte dalle politiche culturali. Penso ovviamente alle minoranze, anche quelle con cui è più difficile trovare una forma di contatto, penso per esempio a Rom e Sinti”.
Il tutto in un contesto davvero unico per un’istituzione culturale italiana. “Sì – conclude Palermo – grazie al lavoro svolto dallo Stabile in questi anni, possiamo lavorare senza la pressione del bisogno. Non siamo nella condizione di dover fare per forza certe cose, si possono mettere in cantiere progetti con la dovuta calma e senza acqua alla gola”.
Massimiliano Boschi