Proteggersi dai pesticidi è possibile, le proposte della Federazione ambientalisti ai Comuni dell'Alto Adige

Mettere a disposizione dei Comuni strumenti concreti e immediati per proteggere persone, animali e ambiente dall’effetto dei pesticidi. Con questo obiettivo il Dachverband/Federazione ambientalisti Alto Adige ha chiesto una consulenza legale e predisposto una bozza di delibera da inviare ai Comuni per la delimitazione dei luoghi e delle distanze minime da tenere tra luoghi sensibili come asili, parchi giochi, strutture sanitarie etc. e zone in cui si fa uso di prodotti fitosanitari.

“Studi su larga scala dimostrano che nelle aree pubbliche – ad esempio nei parchi giochi per i bambini – sono presenti residui di pesticidi nocivi: per questo abbiamo chiesto di chiarire quali possibilità abbiano i Comuni per proteggersi meglio. La risposta viene fornita da una relazione di esperti, realizzabile attraverso una strategia in più fasi.” spiega il Dachverband nel comunicato. Delimitare e porre limiti -innanzitutto fisici- è una delle possibilità più concrete che i Comuni hanno a disposizione per proteggere i luoghi frequentati da persone che necessitano di una protezione speciale. I Comuni possono anche vietare l’applicazione di erbicidi chimici in queste zone protette ed esigere che “vengano applicate automaticamente le distanze minime da quelle aree in cui, invece, possono essere utilizzati pesticidi chimici di sintesi” specifica il Dachverband.

“Il nocciolo della questione è che occorre una cartografia delle zone sensibili, senza risulta altrimenti difficile fare controlli” specifica la direttrice del Dachverband Madeleine Rohrer , che abbiamo raggiunto al telefono. “Ad esempio esiste già un regolamentazione precisa per quanto riguarda le ciclabili ma non tutte sono inserite nel piano urbanistico (PUC) – e quindi la regola decade, anche se sono frequentate da bambini” continua Rohrer “nei prossimi giorni invieremo la bozza di delibera a tutti i responsabili sostenibilità dei 116 Comuni altoatesini, in modo che gli assessori abbiano a disposizione in materiale per poter agire”. Quando le chiediamo se la cartografia con la definizione delle zone sensibili non possa in qualche modo contrastare con gli interessi di chi, in paese e non, coltiva un campo risponde sorridendo senza esitazioni “Crediamo nel bene! E crediamo che i sindaci vogliano tutelare la salute delle cittadine e dei cittadini”.

Il parere legale raccolto dal Dachverband raccomanda inoltre ai Comuni di concentrarsi sulla sensibilizzazione, sulla comunicazione e, se possibile, su un approccio inclusivo. Inoltre, il Comune ha il diritto di far controllare l’applicazione dei pesticidi dalla polizia municipale e di emettere sanzioni in caso di violazione. ”È importante che ci sia chiarezza sui controlli e sul compito della polizia municipale, in modo tale che i cittadini possano sapere a chi rivolgersi in caso di bisogno”, così Rohrer. Altro aspetto importante, il  Comune avrebbe facoltà di discostarsi dalle linee guida dello Stato e della Provincia nell’ambito della regolamentazione dei tempi di applicazione dei prodotti fitosanitari chimico-sintetici in prossimità delle zone di protezione. In questo caso, l’amministrazione deve però dimostrare che la deroga alle regole generali è giustificata.”

 

I pesticidi e le mele “avvelenate” in Alto Adige.

Quello dell’utilizzo dei pesticidi in Alto Adige, in particolare nella coltivazione delle mele, è tema particolarmente delicato e scottante (vedi caso Karl Bär dell’Umweltinstitut di Monaco ed il polverone mediatico suscitato dall’articolo della Süddeutsche Zeitung su cui era intervenuto qui Mauro Balboni). Eppure, secondo i dati comunicati a fine 2022 e risultanti da un monitoraggio dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige insieme al Centro di Sperimentazione Laimburg  in 39 siti dell’Alto Adige su aree pubbliche la contaminazione da prodotti fitosanitari sarebbe diminuita di oltre il 70% tra il 2018-2021.(link)

“Si tratta di una interpretazione dei dati diversa” precisa Madeleine Rohrer e rimanda ad un articolo pubblicato a inizio 2023 sulla pubblicazione “Naturschutzblatt”. “Lo studio Laimburg da infatti diverse valutazioni dei pesticidi presi in esame, ignorando che diversi pesticidi vengono definiti dai produttori come minacciosi per la salute come Fluazinam (potrebbe danneggiare il feto nel grembo materno), Captan e Folpet (potrebbe provocare il cancro) così come Phosmet (potrebbe compromettere la fertilità) ; inoltre, nello studio non si parla dell’assorbimento attraverso le vie respiratorie o di quelle sostanze che hanno effetti a livello ormonale … Molti pesticidi risultano diminuiti semplicemente perché nel frattempo sono stati vietati.” (Naturschutzblatt, 1/2023, p.17)

Rohrer ricorda inoltre i dati pubblicati dal Dachverband lo scorso ottobre e riguardanti uno studio internazionale condotto da esperti dell’Health and Environment Alliance (HEAL), del Pesticide Action Network (PAN) Europe, del PAN Germany e dell’Università di Risorse Naturali e Scienze della Vita Applicate di Vienna (BOKU). Secondo l’indagine, l’erba degli spazi pubblici, in particolare i parchi giochi in Alto Adige sarebbe ancora contaminata da residui di pesticidi. Le analisi hanno riguardato i residui di 306 campioni di erba prelevati dal 2014 al 2020 su 88 aree pubbliche dell’Alto Adige. Pur mostrando una diminuzione dei residui durante il periodo di indagine, lo studio ha rilevato che, nel 2020, sono stati ancora registrati residui di almeno un prodotto fitosanitario in quasi tre quarti dei siti campionati. Il più delle volte sono stati trovati residui di agenti contro le malattie fungine; in particolare, il Fluazinam è stato rilevato nel 74% dei campioni contaminati. Questo agente è sospettato di nuocere al nascituro e negli esperimenti sugli animali è stato messo in correlazione col cancro.

Caterina Longo

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