Calvo, scuro di pelle e forse diabetico. I risultati del nuovo studio sul genoma di Ötzi
Archeologia. Un nuovo studio sul genoma di Ötzi compiuto dall’Istituto per lo studio delle mummie di Eurac Research di Bolzano e dall’Istituto Max Planck per l’antropologia evolutiva di Lipsia consente di formulare nuove ipotesi sullo stato di salute e sull’aspetto di Ötzi, soprattutto in termini di colore della pelle e dei capelli o, meglio, della mancanza di questi ultimi. Ötzi sarebbe, quindi, molto diverso dalla ricostruzione fatta dodici anni fa, sarebbe più scuro, calvo e tendente all’obesità.
Sui risultati dello studio, Elisabeth Vallazza direttrice del Museo Archeologico di Bolzano che ospita la Mummia del Similaum, esprime una certa cautela: “Oltre a determinare alcuni tratti genetici ereditari, lo studio attuale apre la discussione anche sul probabile aspetto di Ötzi. Sono lieta che, in futuro, le nuove ricerche possano aiutarci ad elaborare un’immagine ancora più realistica di questo individuo vissuto oltre 5.000 anni fa. L’ormai nota riproduzione museale del 2011, realizzata dai paleoartisti Adrie e Alfons Kennis sulla base delle ricerche dell’epoca, è un tentativo di interpretazione, un’idea di come potremmo immaginare l’Uomo venuto dal ghiaccio durante la sua vita. L’obiettivo principale era quello di dimostrare che era un individuo moderno di mezza età, tatuato, dal fisico asciutto e segnato dalle intemperie, una persona come voi e me. Al momento – conclude la direttrice – non è in programma una nuova ricostruzione”.
La ricostruzione del 2012 di Adrie e Alfons Kennis (© South Tyrol Museum of Archaeology/Augustin Ochsenreiter)
I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Cell Genomics ed effettivamente sottolineano come la pelle di Ötzi sia più scura di come è stata rappresentata fino ad oggi. Premesso che “sebbene le informazioni genetiche non possano ancora essere utilizzate per ricostruire completamente l’aspetto di un individuo, esistono modelli genetici per caratteristiche fenotipiche specifiche. Tra questi, la pigmentazione della pelle è un tratto relativamente ben compreso che può essere dedotto dai dati genetici”, la ricerca precisa che “la pigmentazione della pelle di Ötzi suggerisce che avesse una pelle piuttosto scura, come mostrato anche dalla mummia reale. Un colore scuro che quindi non sarebbe figlio del processo di mummificazione come si pensava fino a oggi. Un ulteriore supporto a questa ipotesi viene da una precedente analisi istologica della pelle in cui era stato identificato un piccolo strato di granuli di melanina marrone nello strato basale dell’epidermide”.
Detto del colore della pelle, anche la lunga chioma con cui è stato rappresentato fino ad ora andrebbe tagliata. Probabilmente a zero. “La comparsa dell’allele correlato alla calvizie nel genoma di Iceman ad alta copertura – precisa lo studio – può essere correlata al fatto che quasi nessun capello umano è stato trovato con la mummia altrimenti ben conservata”.
Rispetto alla “provenienza” di Ötzi, risulta insolitamente alto – rispetto ai suoi contemporanei europei – il patrimonio genetico riconducibile ai primi coltivatori immigrati dall’Anatolia: questo suggerisce che Ötzi appartenesse a una popolazione alpina relativamente isolata, con pochi contatti con altri gruppi europei.
Infine, restano da approfondire i riferimenti alla possibile obesità e al rischio diabete di Ötzi che, per altro, non ebbero un grande impatto sul suo stile di vita attivo, a confronto con gli standard odierni. Più in generale, come sottolineato dallo studio: “l’osservazione diretta della mummia reale consente di convalidare alcuni dei risultati come la pigmentazione e la calvizie, corroborando la previsione genetica basata sui dati genomici. Tuttavia, i dati genomici delle mummie antiche sono piuttosto eccezionali. Nella maggior parte degli studi sul DNA antico, l’accuratezza predittiva degli antichi punteggi poligenetici per tratti complessi dovrebbe essere interpretata attentamente insieme a vari fattori di confusione, come il ricambio allelico o stratificazione della popolazione”.