Gruber Logistics, le sfide e i trend del settore della logistica
La storia di Gruber Logistics ha inizio nel lontano 1936, quando Josef Gruber, andando a tagliare legna, ha cominciato ad ingegnarsi sulle modalità di trasporto di quest’ultima. Da lì, nell’arco di pochi anni l’azienda si è specializzata nei carichi eccezionali, per evolversi poi in un rinomato operatore che offre un diversi servizi nel campo del trasporto e della logistica. Con un fatturato di 720 milioni nel 2022 , 60 sedi sparse in tutto il mondo e oltre 2500 collaboratori, Gruber è una delle aziende più grandi dell’Alto Adige. Abbiamo intervistato Martin Gruber, nipote di Josef e amministratore delegato dell’azienda, che ci ha spiegato cosa significa occuparsi di logistica al giorno d’oggi, quali sono le principali sfide da affrontare e come cavalcare i trend nel settore.
Di cosa si occupa la Gruber Logistics?
Offriamo una vasta gamma di servizi, tra cui quelli di logistica, trasporti a carico completo (FTL), quelli a carico parziale (LTL) e quelli cosiddetti eccezionali (XTL). Inoltre, abbiamo due piccole divisioni che si occupano di trasporto aero e marittimo e traslochi industriali, ovvero traslochi di macchinari e intere catene di produzione. Il tutto all’interno di diversi settori, tra i più disparati, come quello del food and beverage, quello degli elettrodomestici, dell’automotive, dell’industria cartaria, dei macchinari pesanti e molti altri ancora.
Come si è evoluto negli ultimi anni il settore della logistica e in che modo Gruber Logistics ha seguito questi trend?
Con l’aumento della consapevolezza dei consumatori e delle aziende, l’attenzione al rispetto dell’ambiente e dei lavoratori è sicuramente il tema principale in tutti i settori. Dal momento che la nostra mission è quella di fornire soluzioni innovative ai clienti, non volevamo sottrarci dall’impegno sociale che deriva da questa scelta. Per questo abbiamo da sempre voluto prenderci cura dei nostri collaboratori, offrendo loro delle condizioni e un ambiente di lavoro ottimali. Rispetto ad altri giganti della logistica – ad esempio – non collaboriamo con le cooperative per assumere magazzinieri, ma diamo direttamente lavoro ai nostri dipendenti. In questo modo, ci è più facile venire incontro alle esigenze di ciascuno e migliorare l’efficienza dell’azienda.
E per quanto riguarda invece le questioni legate all’impatto ambientale? Quali soluzioni avete adottato?
Nel 2019, l’Unione Europea si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, e a diventare il primo continente a raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2050. In quanto azienda di logistica e servizi di trasporto, abbiamo sempre voluto contribuire a questo cambiamento ed essere parte di una nuova mobilità, più sostenibile. Per esempio, il 40% della nostra flotta va già a carburanti alternativi come biometano, biodiesel ed elettrico, e ciò ha permesso un abbattimento del consumo di CO2 che va dal 60% al 90%. Al tempo stesso, adottiamo opzioni alternative di trasporto come ad esempio i 100 veicoli a gas naturale liquefatto (GNL) che a partire da Gennaio 2019 si sono uniti alla nostra flotta. Inoltre, da più di trent’anni abbiamo accolto la sfida del trasporto intermodale, ovvero la possibilità di combinare un trasporto stradale con la convenienza dei servizi ferroviari e marittimi. In questo modo, diminuiamo ulteriormente le emissioni di CO2 e riduciamo il numero delle percorrenze a vuoto e dei camion circolanti su strada.
Tuttavia, il nostro impegno ambientale non consiste solamente in soluzioni alternative per il trasporto su ruote, ma si realizza a partire dalle piccole cose, come la nostra stazione di ricarica per auto elettriche o l’illuminazione LED a risparmio energetico negli uffici e nei magazzini. Inoltre, dal 2012 , utilizziamo per il riscaldamento degli uffici e dell’officina della sede centrale un impianto dicogenerazione alimentato a pellets di legno, una delle alternative più ecologiche rispetto ai combustibili tradizionali.
In che modo queste iniziative restano sempre al passo con le normative europee sull’impatto ambientale e la mobilità sostenibile?
Alcuni membri del nostro team fanno parte di varie commissioni dell’Unione Europea, in modo da rimanere sempre aggiornati a livello istituzionale. Ad esempio: fino a due mesi fa, l’HVO (biocarburante) in Germania non era legale, e dunque dovevamo stare attenti al tipo di carburante che alimentava i nostri camion lì. Inoltre, abbiamo implementato un sistema innovativo chiamato “Book & Claim”, un concetto completamente nuovo nel settore del trasporto su strada. Tramite questa “certificazione”, infatti, non è rilevante il luogo in cui avviene l’utilizzo fisico dei carburanti alternativi, poiché la riduzione delle emissioni che ne deriva può essere “prenotata” e “rivendicata” da diversi attori della catena di approvvigionamento.
Credo che – come per molte aziende – una delle sfide più significative degli ultimi anni sia stata la pandemia. Quali strategie avete messo in atto per superare la crisi o addirittura prevenirla?
Dopo una prima fase di shock e disorientamento, ci siamo subito rimboccati le maniche e abbiamo iniziato ad informarci sulle modalità di lavoro durante la pandemia. Abbiamo deciso di proseguire con tutti gli investimenti e i piani strategici di sviluppo, e questo poi ci ha ripagati. Credo che essere proattivi, non tirarsi indietro e non interrompere tutte le attività ci abbia permesso non solo di sopravvivere alla crisi, ma anche di sfruttarla a nostro favore. Detto ciò, il mio compito è quello di guardare avanti. La pandemia è stato un brutto capitolo, ma fortunatamente si è concluso. Ora non resta che concentrarsi sui prossimi passi.
D’accordo, allora guardiamo avanti. Quali sono le prospettive sul futuro della logistica e dei trasporti?
Oltre al tema della sostenibilità ambientale, c’è la carenza di autisti. È una problematica che cozza parecchio con il continuo sviluppo del settore della logistica. Una volta, fare l’autista era considerato da molti un bellissimo mestiere: si viaggiava tanto e si era pagati bene. Adesso però, le nuove generazioni non sono più attratte da questo tipo di lavoro: cercano qualcosa di più “appagante” e stabile, così da potersi creare una famiglia. Insomma, si tratta di una grande sfida che ci vedrà impegnati negli anni a venire: dovremo ingegnarci su come formare e far appassionare i giovani affinché diventino driver.
Gruber Logistics fa affidamento anche su tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale per migliorare le varie operazioni?
Sì, da un paio di anni. Utilizziamo l’intelligenza artificiale principalmente in due campi: il primo è quello della raccolta e distribuzione delle informazioni, mentre il secondo è quello dell’immagazzinamento. Nello specifico, il primo consiste in un vero e proprio “data interchange” che facilita lo scambio elettronico di ordini, fatture, documenti di trasporto, listini prezzi e molto altro. Il secondo invece, è un sistema di gestione e ottimizzazione dei flussi logistici di magazzino, dalla ricezione e successivo magazzinaggio della merce, fino alla sua distribuzione.
Vittoria Battaiola
Immagine in apertura: foto di Gruber Logistics