
Dall'Africa alle Orsoline di Brunico: Asue e le altre nella mostra Aerolectics a Merano Arte
Merano. Guarda al ruolo giocato dal sistema missionario in Alto Adige e alle storie di diaspora africana forzata la mostra Aerolectics dell’artista austriaca Belinda Kazeem-Kamiński, aperta al pubblico a Merano Arte da domenica 16 marzo (fino al 9 giugno prossimo). In quella che si presenta come la sua prima mostra monografica in Italia, l’artista ha rivolto l’attenzione alla storia dei missionari europei nell’Ottocento, che si trasferivano nel continente africano per scopi di evangelizzazione e da qui organizzavano spostamenti forzati in Europa di bambini e bambine, con scusa di “salvare le loro anime”.
A ispirare la ricerca di Aerolectics è la vicenda biografica di Asue, in cui l’artista si è imbattuta nel corso delle sue ricerche. Asue* fu portata involontariamente dal sacerdote Niccolò Olivieri nel convento delle Orsoline di Brunico l’11 gennaio 1855 insieme ad altre due ragazze africane, Gambra* e Schiama*. Mentre le altre due ragazze sembravano adattarsi alla vita monastica, le suore del convento consideravano il comportamento di Asue* impulsivo e inadeguato. I documenti del monastero la paragonano a una tempesta che non poteva essere domata neppure con la forza fisica. “Ed è proprio una tempesta quella che l’artista evoca negli spazi di Kunst Meran Merano Arte: una tempesta di memoria e simboli, intrecciando la cosmologia Yoruba, gli elementi naturali – terra, acqua, fuoco e aria – e le storie dimenticate di queste ragazze” spiega il team curatoriale della mostra, composto da Lucrezia Cippitelli e Simone Frangi.
Attraverso linguaggi diversi, dal video alla fotografia alla scrittura, l’artista ha tracciato, negli spazi della Kunsthaus di Merano, un percorso multimediale e immersivo, fatto di vuoti e di pieni, di voci e di silenzi, in cui oggetti, narrazioni, suoni e immagini ripercorrono e indagano l’esperienza della nerezza in Europa, vissuta attraverso lo sguardo bianco. “Con questa mostra l’artista sperimenta pratiche ancestrali riparative che onorano l’esistenza di Asue* e delle altre ragazze, senza ridurle a oggetti di ricerca” continua il team curatoriale, e continua:” Dallo studio del pensiero di scrittrici, artisti e autrici femministe nere e attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea l’artista svela, tra documentazione e finzione, la presenza di persone Nere, spesso passate inosservate nella storiografia, nel paesaggio fisico e nello spazio pubblico europeo”. La mostra è parte del programma triennale The Invention of Europe: a tricontinental narrative (2024-2027) curato da Lucrezia Cippitelli e Simone Frangi, che riflette sull’idea monolitica di Europa e sulla sua costruzione narrativa.
Immagine in apertura:
Belinda Kazeem-Kamiński, Rub, Rock, Earth. Throat Clearing, 2025 Courtesy the artist .Foto Ivo Corrà