Architettura e toponomastica, quando l'Alto Adige incrocia la lontana Eritrea: il progetto dedicato
Come è facile immaginare, la foto pubblicata qui sopra è stata scattata in Africa, per la precisione ad Asmara, capitale dell’Eritrea. Un immagine che fa parte del progetto di ricerca curato dal fotografo Andreas Trenker (Val Pusteria) e dalla videomaker Giulia Faccin (Vicenza) tornati di recente da un apposito viaggio in Eritrea sostenuto dalla fondazione Benno Barth. Un progetto che vede la sua origine nell’analogia tra il processo architettonico e toponomastico avvenuto in Alto Adige e in Eritrea negli anni Venti e Trenta del Novecento (durante il periodo fascista) ma che si è rapidamente ampliato allargando i propri orizzonti e confini.
Per comprendere le analogie tra la toponomastica di Asmara e quella di Bolzano è sufficiente rileggersi le mappe degli anni Trenta dell’attuale capitale eritrea, con Corso Italia che termine in Viale Roma e con interi quartieri contrassegnati da strade dedicate a varie città italiane, dove via Genova corre parallela a via Palermo e via Napoli.
Alle analogie architettoniche, invece, è stata persino dedicata una mostra tenutasi oltre un anno fa all’ex Palazzo Ina di Bolzano. Sarebbe, però, scorretto limitarsi a facili parallelismi tra due realtà così diverse, l’obiettivo del progetto di Trenker e Faccin è, infatti e soprattutto, quello di avviare una discussione e una riflessione sulla rimozione dalla memoria storica nazionale del colonialismo italiano.
Come hanno precisato gli stessi autori della ricerca: “Mentre in Italia le nuove generazioni sanno pochissimo del passato coloniale del nostro paese, in Eritrea quel passato è ancora vivo e visibile. Nelle architetture, ma anche nelle parole e nei pensieri dei più giovani. Non a caso, ai ciclisti immortalati nell’immagine di apertura venivano gridati incitamenti come Forza! o Andiamo! in lingua italiana. Parlare del passato è necessario e inevitabile, ma vorremmo focalizzarci su come questo può essere utile per un’idea di futuro”. Il progetto vedrà la sua forma definitiva nei prossimi mesi in un prodotto multimediale basato sui video e le fotografie prodotti in Eritrea e materiale recuperato negli archivi.
Foto Trenker/Faccin
Massimiliano Boschi