Alto Adige in massa al test Covid, una fiducia che non può essere tradita
I test di massa contro il Covid 19 hanno mobilitato l’Alto Adige Südtirol oltre ogni più ottimistica previsione: più di 340mila cittadini si sono messi in coda, a volte per ore, per adempiere a quello che ritenevano fosse un loro dovere. Una macchina organizzativa dal basso che non ha pari in Italia, ha dato vita a una grande prova di senso civico. Con un colpo ad effetto e una scommessa dal risultato non affatto scontato, il landeshauptmann, Arno Kompatscher, ha rovesciato – almeno a livello di immagine – la situazione: da provincia focolaio a modello da imitare a livello europeo. L’Alto Adige Südtirol esce da questa prova più forte, coeso e sperabilmente anche meno infetto. Le lamentele per i piccoli disguidi (le code, i ritardi nei risultati) hanno veramente nessun senso: di fronte a un’operazione del genere bisogna soltanto levarsi il cappello e dire grazie a chi ha messo a disposizione il proprio tempo e la propria competenza.
Da questa prova la Provincia, intesa come comunità di persone, non come ente, esce rafforzata, con un capitale di fiducia e coesione che non può disperdere. Ne deve tener conto soprattutto la Provincia-ente. Questa grande prova di senso civico avrà avuto senso solo se ci troveremo davanti a un momento di svolta nella gestione della pandemia da parte della Provincia. In questi mesi abbiamo documentato i troppi oscillamenti e rilassamenti su questo caldissimo tema. Già dalle prime ore si è iniziato a riparlare di aperture, le diverse lobby hanno iniziato a far sentire la propria voce. Tutto comprensibile, a volte anche condivisibile, pure auspicabile. Conterà il come riaprire più che il cosa riaprire.
Ma se l’eventuale stagione turistica andrà gestita con la massima cura e cautela, terremo gli occhi puntati sulla sanità: come una Provincia ricca come nessun’altra in Italia sia arrivata a un tasso di occupazione del 98% dei posti Covid e agli appelli alla popolazione di «non recarsi in Pronto soccorso se non è a rischio la vita» rimane un mistero. Se l’Alto Adige Südtirol non vuole diventare una cartolina usa e getta per le stagioni estive ed invernali, se vuole diventare veramente quel polo attrattivo di talenti in cerca di qualità della vita che può legittimamente aspirare ad essere, deve garantire prima di tutto ai suoi cittadini una sanità di livello e un approccio trasparente e aperto alla discussione delle policy pubbliche accantonando un certo paternalismo sinceramente poco tollerabile che sembra voler scaricare su altoatesini e sudtirolesi ogni disguido in cui incorre la gioiosa macchina da guerra provinciale. Abbiamo un’altra occasione: ringraziamo i volontari, i sanitari, e i cittadini che ce l’hanno data; non sprechiamola. (lu.b)