Arresto cardiaco in montagna, arrivano i droni salvavita

Il tempismo è importante, in alcune situazioni è tutto. Avere un attacco cardiaco in montagna, durante un trekking o una sciata, e dover attendere i soccorsi, è esattamente uno di questi casi. Ed è proprio qui che il progetto DRONE-AED seguito da Eurac Research con l’Istituto per la Medicina d’Emergenza in Montagna unitamente al Center for Sensing Solutions e all’azienda MAVTech, potrebbe fare la differenza. Parliamo di uno studio che mira a testare ed efficientare l’utilizzo di droni per il trasporto di defibrillatori automatici esterni in aree montane con l’obiettivo di migliorare gli interventi in caso di arresto circolatorio, battendo sul tempo il soccorso tradizionale eseguito, nella maggior parte dei casi, in elicottero o in ambulanza.

Il progetto, ambizioso e ad alto impatto, è stato sostenuto da Fusion Grant, il bando promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano e dal NOI Techpark, in partnership con Südtiroler Wirtschaftsring-Economia Alto Adige e Rete Economia-Wirtschaftsnetz, per supportare giovani ricercatrici e ricercatori under 40 e attivare nuove collaborazioni tra ricerca e impresa. Grazie a questo percorso, le tre realtà hanno lavorato a stretto contatto per progettare, testare e successivamente validare sul campo, la loro idea.

«Nelle aree alpine, l’accesso ai defibrillatori automatici esterni è solitamente limitato, nonostante si tratti di zone altamente turistiche. L’Alto Adige è un caso esemplare. Con l’impiego dei droni possiamo cambiare il risultato di un evento cardiaco e aumentare le possibilità dei pazienti di sopravvivere. Il tutto, con un minor impatto ambientale» – spiega Michiel Van Veelen, collaboratore di Eurac Resarch specializzato in Medicina d’Emergenza.

Il ricorso ai droni è associato a un minor inquinamento acustico e dell’aria, a un dispiegamento circoscritto di risorse umane con, di conseguenza, un’inferiore esposizione al rischio e a un utilizzo limitato di carburante petrolchimico. Obiettivo della ricerca è, infatti, anche quello di quantificare l’esatto risparmio di CO2, comparando l’intervento con i droni a quello effettuato con trasporti convenzionali.

Test dei droni a Braies. Foto Andrea Di Giovanni / Eurac Research

Test dei droni a Braies. Foto Andrea Di Giovanni / Eurac Research

«Abbiamo effettuato dei test in esterna a Braies, sul Renon e a Corvara e realizzeremo delle prove anche a Plan de Corones per verificarne l’efficacia e compararne la validità rispetto ad altre forme di soccorso, come in elicottero o in ambulanza» – chiarisce Roberto Mendicino, ricercatore di Eurac Research, specializzato nello sviluppo di architetture di reti sensoriali e applicazioni di sensori. Nell’ambito di DRONE-AED Drone_AEDO, in particolare, ha seguito i test indoor, nei laboratori al NOI Techpark, e outdoor, sviluppando una strategia per la mappatura automatica dei sistemi di fornitura, con il supporto dell’Intelligenza Artificiale.

«Prima abbiamo testato i droni nel terraXcube, provando sia il lancio del defibrillatore, per il quale abbiamo creato un apposito imballaggio, sia il volo in condizioni climatiche estreme» – aggiunge Gianluca Ristorto, responsabile delle attività tecniche e ricercatore industriale di MAVTech, spin-off del Politecnico di Torino e azienda tecnologica insediata al NOI Techpark che si occupa di sviluppare soluzioni per nuove tecnologie aerospaziali.

E proprio il NOI Techpark è stato l’anello di congiunzione per molte delle professionalità coinvolte nel progetto. «Ci occupiamo di droni da 10 anni e collaboriamo attivamente con Sebastian Mayrgündter del NOI, che ci ha messi in contatto con tante realtà del soccorso sulle piste e con la stessa MAVtech, con cui stiamo portando avanti questo progetto» – spiega Abraham Mejia-Aguilar, il principale pilota UAV di Eurac Research, noto nell’ambiente per aver sviluppato un nuovo ricetrasmettitore UAV basato sulla tecnologia LoRa in grado di localizzare le vittime in un raggio di 300 m (dunque 5 volte più potente rispetto ai sistemi tradizionali).

«Sappiamo che dovremo fare ancora altri step prima di poter portare questo sistema sul mercato, ma Fusion Grant ci ha permesso di accelerare, stringendo nuove collaborazioni e rafforzando il percorso» – commenta Ristorto. «Le ricadute di questo progetto sono molto importanti per tutti gli attori coinvolti e anche per chi si occupa di ricerca. È un’opportunità preziosa per far crescere le nostre carriere» – aggiunge Mendicino. «Le sinergie createsi con Fusion Grant sono state preziose. Parliamo di un progetto che può letteralmente salvare la vita e che, soprattutto per questo, richiede la collaborazione di tutti» – conclude Van Veelen.

Nel 2024, le aziende avranno nuovamente l’opportunità di partecipare a Fusion Grant insieme a uno degli istituti di ricerca del NOI Techpark e di beneficiare della combinazione di esigenze economiche e ricerca all’avanguardia. La terza edizione del bando si apre il 29 maggio. Tutte le informazioni sono disponibili su fusiongrant.info.

 

In copertina: drone a Plan De Coronse. Foto Andrea Di Giovanni / Eurac Research

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