Biodiversity Monitoring, 320 siti per studiare la biodiversità in Alto Adige

L’Alto Adige, oltre alle sue bellezze naturali e paesaggistiche custodisce un tesoro prezioso: la sua biodiversità. Ma cos’è esattamente la biodiversità? Non si tratta solo del mero conteggio delle specie presenti in un dato ecosistema, ma è un intricato tessuto di interazioni tra organismi viventi che danno vita a comunità ed ecosistemi differenti. Luoghi che non sono solo il rifugio di una straordinaria varietà di forme di vita, ma che sono anche fondamentali per la nostra stessa esistenza, fornendoci servizi vitali come la pollinizzazione delle coltivazioni, l’approvvigionamento di acqua pulita e la regolazione del clima.
Tuttavia, gli ecosistemi naturali sono sempre più minacciati dall’impatto delle attività umane, che causano alterazioni irreversibili. Per comprendere appieno la complessità dei cambiamenti in atto e proteggere la biodiversità altoatesina, è nato un ambizioso progetto di monitoraggio permanente. Guidato dall’Istituto per l’Ambiente Alpino di Eurac Research, in collaborazione con il Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige e il Dipartimento  Natura, Paesaggio e Sviluppo Territoriale, Biodiversity Monitoring si propone di analizzare l’evoluzione del paesaggio altoatesino e della biodiversità presente.
“Con 320 siti di monitoraggio terrestri e numerose stazioni acquatiche disseminate in tutta la provincia, questo progetto offre una panoramica dettagliata della varietà degli habitat presenti in Alto Adige. Studiamo con attenzione piante vascolari, uccelli, cavallette, farfalle, muschi e licheni, chirotteri e invertebrati del suolo e fauna di acqua dolce per comprendere le dinamiche ambientali e le specie sensibili ai cambiamenti” – spiega Matteo Anderle, ornitologo e ricercatore del progetto.

Perché è importante la biodiversità e in che modo si può intervenire per proteggerla?

Soprattutto nei paesaggi agricoli è importante promuovere un ambiente più diversificato e ricco di elementi strutturali, come siepi, alberi singoli e muretti, che consentono alle specie di trovare il loro ruolo all’interno dell’ecosistema agricolo portando così vantaggio ai coltivatori. Una maggiore biodiversità fornisce all’ambiente una serie di strumenti e risorse per affrontare sfide come cambiamenti climatici, malattie e disturbi naturali. Pertanto, investire nella conservazione e nella promozione della biodiversità non è solo un atto di preservazione della natura, ma anche una strategia di gestione saggia per garantire la sostenibilità e la resilienza del nostro territorio nel lungo termine.

Qual è lo scopo del progetto?

Biodiversity Monitoring è stato avviato nel 2019 e il suo senso è quello di raccolta, elaborazione e divulgazione dei dati sulla biodiversità altoatesina in un periodo a lungo termine. Il monitoraggio fornisce, tra l’altro, anche una base solida per decisioni politiche, consentendo una valutazione precisa dell’impatto delle misure ambientali e una migliore gestione delle risorse naturali. Inoltre, serve come strumento di sensibilizzazione e divulgazione, coinvolgendo la comunità locale nel processo di conservazione del proprio patrimonio naturale.

I punti di di monitoraggio sono 320: come sono suddivise le aree analizzate?

Ogni anno campioniamo 64 dei 320 siti differenti con una ciclicità di cinque anni. La mappatura degli habitat viene condotta in un quadrato di 400 metri di lato sempre a partire dal centro del sito. Le aree di interesse selezionate riguardano prati e pascoli, colture permanenti e campi coltivati, boschi, acque correnti, aree umide, aree urbane e aree alpine. Attualmente, trovandoci al sesto anno di monitoraggio, siamo ripartiti dai primi 64 siti: a lungo termine questo ci permetterà di avere dei trend e degli indici di diversità che ci mostrano lo stato di salute di quel sito, il quale diventa un esempio di rappresentanza per l’intera provincia.

Cosa è emerso dai dati raccolti ?

Dai risultati ottenuti, emerge chiaramente che gli uccelli legati agli ambienti agricoli sono tra le specie più colpite dalla perdita di habitat dovuta all’intensificazione delle pratiche agricole. Questo fenomeno è particolarmente evidente nelle zone di bassa quota, dove la conversione degli ambienti naturali in terreni coltivati è più diffusa. Al contrario, nelle zone forestali, gli uccelli sembrano essere meno soggetti a declino. L’aumento delle temperature sta inoltre favorendo l’espansione dei boschi verso quote più elevate, offrendo nuove opportunità per le specie forestali.

A chi possono essere utili i dati sulla biodiversità ?

I dati raccolti rappresentano una risorsa preziosa per la comunità scientifica, consentendo una migliore comprensione degli ecosistemi e fornendo informazioni cruciali per la conservazione della biodiversità. Essi vengono diffusi attraverso pubblicazioni scientifiche su riviste specializzate, ma non solo: la divulgazione avviene anche a livello locale, coinvolgendo la popolazione locale attraverso il museo di scienze naturali e altri canali di comunicazione, al fine di promuovere una maggiore consapevolezza e partecipazione alla conservazione del territorio.

Chiara Caobelli

Immagine in apertura: Matteo Anderle, ornitologo del progetto Biodiversity Monitoring. Foto di Martina Jaider

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