Bologna e i suoi limiti. Patrizio Roversi racconta cinquant’anni sotto le Due Torri

Settant’anni appena compiuti e portati splendidamente, Patrizio Roversi continua a guardare il mondo a modo suo, con il suo ritmo, con il suo passo. Solo o in compagnia dell’ex moglie Syusy Blady, ha sempre evidenziato una particolare attenzione alle parole degli altri. Lo ha fatto in televisione, da “Mixer” a “Un pugno di libri”, da “Lupo Solitario” a “L’Araba Fenice”, così come ne “La posta del Cuore” dell’indimenticabile settimanale satirico dalle pagine verdognole. Uno stile che è diventato un marchio di fabbrica in “Turisti per caso” prima e “Velisti” per caso poi. Pur essendo nato a Mantova, Patrizio Roversi ha incarnato la bolognesità come pochi altri. Bologna è diventata la sua città d’adozione, anche se non si capisce bene chi abbia adottato chi. Forse si sono adottati a vicenda, seppur in tempi diversi. Senza dubbio, è stata prima la città ad adottare lui: “Sì – precisa – sono arrivato a Bologna da Mantova nel 1972. Avevo 18 anni, mi ero iscritto al Dams e la città mi ha accolto in maniera strepitosa. Era ricchissima di iniziative culturali, l’ambiente delle osterie era vivacissimo e mi sono trovato molto bene. Ho iniziato a fare pratica con il teatro di strada, poi ha aperto il Gran Pavese e sono nati percorsi che mi hanno messo in contatto con ambienti e personaggi diversissimi dalla musica al teatro e allo sport, dagli Skiantos ad Alessandro Bergonzoni. Ho una grande nostalgia di quel periodo, anche se forse nostalgia non è la parola giusta”.

Patrizio Roversi (foto da patrizioroversi.it)

Cosa è cambiato da allora? 

La città era attrezzata in maniera differente da oggi. C’erano la Case del popolo, i circoli Arci e in qualche modo i conflitti erano stemperati e gestiti. Anziani, giovani, poeti e immigrati convivevano e contribuivano a rendere la città un luogo ricchissimo. Si viveva di relazioni ed esistevano “camere di compensazione” dei conflitti. Ora il tessuto civile è molto più povero, la città non è migliorata.

A partire dalla politica?

Non solo, ma è vero che la mancanza di coraggio e la tendenza a voler mettere tutti d’accordo non ha aiutato. A partire dagli anni Novant,a la città è cambiata molto, poi nei primi anni Duemila è arrivato Sergio Cofferati con il pallino della legalità. I  luoghi occupati sono stati sgomberati, i conflitti sono esplosi e il  tessuto sociale ne ha risentito parecchio. E’ anche vero che in quegli anni, per motivi lavorativi, ho vissuto molto meno la città.

Muri di Bologna (foto Venti3)

Poi sono arrivati i turisti. Per caso?

Beh, con Syusy Blady abbiamo passato la vita a viaggiare e a invitare al viaggio, il turismo come un diritto o addirittura un dovere. Ora però ci siamo dimessi da turisti, con questi numeri è diventato rischioso. A Bologna i turisti hanno invaso il Quadrilatero e muoversi è diventato complicato. Alcune zone sono totalmente dedicate a loro, molti locali aprono alle 10 e hanno smesso di servire caffè al banco, lo servono solo al tavolo. Bologna ha puntato molto sulla ristorazione turistica e questo ha alzato i prezzi e peggiorato la qualità. Intanto, trovare casa in affitto è diventato difficile e carissimo.

L’amministrazione comunale bolognese sembra concentrata su altri temi. Il limite dei trenta all’ora le ha fatto conquistare le prime pagine nazionali.

Per quel che riguarda il turismo il sindaco non può fare molto. Non può limitare il proliferare di certi negozi e sugli affitti ha le mani legate. Nardella a Firenze ci ha provato senza ottenere risultati. Decide tutto il mercato. Riguardo alla decisione sui trenta all’ora, io sono favorevole e sto con Lepore, il mio sindaco. Comunque andrà a finire sono fiero della decisione, è una scelta che mi ha riavvicinato alla città. Si è tornati a scontentare qualcuno, è un buon segno.

Non so se ricordi “La cosa” di Nanni Moretti. I protagonisti erano persone di provenienza sociale e geografica molto diversa, ma tutti ugualmente interessate a quel che accadeva intorno a loro. Persone informate, appassionate e impegnate. Bologna ne era piena. Che fine hanno fatto?

Ci sono ancora, ma si sono dispersi, occorre rimettere insieme i pezzi. Io li sto cercando, mi sto sforzando di ricreare quella comunità, ma non è semplice. I turisti che attraversano le città per un selfie come quelli che passano da un social all’altro sembrano aver perso una direzione e una propria identità. Cazzo, non ci sono più nemmeno le classi sociali! Per questo con Syusy abbiamo creato i “pensionati per caso”. Non è un elogio della vecchiaia, ma incontriamo persone che hanno più tempo e voglia di approfondire le cose e, nonostante l’età, hanno ancora voglia di realizzare i propri sogni  e di cavarsi delle voglie.

Portici di Bologna (foto Venti3)

Ora frequenti molto anche Venezia. Lì sembra più facile trovare uomini e donne “resistenti”…

A Venezia sono assediati da turisti e speculatori ed è una lotta impari. Servirebbero leggi ad hoc che pongano limiti agli affitti brevi e ricreino le condizioni per cui i veneziani possano evitare di dover fuggire in terra ferma. Il turismo non può colonizzare le città cacciando i residenti.

I turisti sembrano cacciare soprattutto gli studenti. E’ così a  Bologna come a Venezia?

Sì il parallelismo ci sta, in entrambe le città gli studenti vengono trattati male e visti come un problema. La movida etc. Ma a rendere vive le città sono soprattutto loro. Sono gli studenti ad aver fatto la storia di Bologna,  sono stati la benzina anche economica della città. Ma sotto le Due Torri ce ne sono ancora tanti.

Tornando alla Bologna turistica. L’aeroporto, la stazione ad Alta Velocità e il people mover che li collega non sembrano il miglior biglietto da visita possibile.

Non frequento spesso l’aeroporto e non uso il people mover, ma per quel che riguarda la stazione Alta Velocità è difficile darti torto. E’ complicatissima, soprattutto per chi ha una coincidenza da prendere e deve passare dalla stazione sotterranea Alta Velocità a quella di superficie. Io mi offro spesso come guida per “salvare” i viaggiatori in transito, conosco la strada più facile. Ma basta un guasto a una scala mobile e mi perdo anche io.

Massimiliano Boschi

Immagine di apertura: vista su Piazza Maggiore a Bologna (foto Venti3)

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