Bolzano: la città che crede alle favole che si racconta
E’ tornato il mercatino di Natale, a Bolzano come in molte altre località dell’Alto Adige e dell’arco alpino. Quello di Bolzano, però, ha alcune caratteristiche che lo rendono particolare: una su tutte, la città che lo ospita sembra credere alla favola che si è raccontata.
Nato nel 1990, a differenza di quelli di Merano, Bressanone, e Vipiteno, ma come quello di Brunico e Norimberga, il mercatino di Natale di Bolzano non è un “Weihnachtsmarkt” , ma un “Christkindlmarkt”, un mercatino del Bambin Gesù. Nella traduzione italiana si è preferito evitare di sovrapporre l’immagine di un mercato alla figura di Gesù in fasce, ma è solo cosmetica.
Perchè il “Christkindlmarkt” si prende davvero sul serio, tanto da presentarsi con queste parole sul suo sito internet: “Il Mercatino di Natale di Bolzano è una festa per tutti i sensi, che avvolge, riscalda e trasmette il valore più vero e profondo del Natale. A grandi e piccini”. “Il valore più vero e profondo del Natale”…
A tal proposito si potrebbero rileggere alcuni versi del Vangelo (a scelta tra Marco 11, 7-19; Matteo 21, 8-19; Luca 19, 45-48 e Giovanni 2, 12-25) che ricordano che cosa fece Gesù, una volta raggiunta l’età della ragione, quando si ritrovò a incrociare le bancarelle di mercanti che sfruttavano la religione per aumentare i propri profitti. Ma va così da oltre trent’anni e religione e morale non sono al centro di questo articolo.
Il punto principale è che Bolzano si è crogiolata in questa narrazione al punto da identificarsi con il suo “benedetto” mercatino. Ne va orgogliosa, lo considera un biglietto da visita. Lo si vede con la passione in cui, non solo in occasione del Natale, riempie le sue strade di simil baite per vendere prodotti tipici e persino di sculture in legno raffiguranti animali più o meno improbabili o angeli dalla bocca larga. Sembra davvero credere alla presunta atmosfera fiabesca che propina a chi non abita qui.
Prontissima a prendere in giro quei turisti che come novelli “Totò a Milano” arrivano a Bolzano con piumini da neve e Moon Boot ai piedi, non si rende conto che questi “sprovveduti” turisti si sono semplicemente bevuti la favola da cui ci abbeveriamo da almeno trent’anni.
Perché, purtroppo, Bolzano vede in Ortisei o Corvara dei modelli da seguire. Il capoluogo non ragiona come tale, anzi, non sopporta il suo essere “città” e sembra disprezzare tutto quello che contraddistingue i centri urbani: le periferie, le industrie, la vivacità, il fermento, l’innovazione o il rumore.
Vuole l’università, ma la suddivide in tre città, evitando di creare quella massa critica che è stimolo e ricchezza di tutte le sedi universitarie del mondo. Non ha, quindi, un’università come quella di Trento, non ha una rete di trasporto pubblico come quella di Innsbruck e deve contare sul brutto tempo per essere invasa da turisti che, quando il cielo è sereno, dimostrano di preferire l’originale sui monti alla brutta copia in valle. Bolzano dimostra di continuare a credere a una favola che non è la sua. Non ha colori, panorami e atmosfere delle cittadine che la circondano e, fortunatamente, la sua passione per le favole non coinvolge anche chi le racconta ogni giorno da decenni, tanto da vivere con l’ossessione del lupo cattivo. Sembra ancorare la propria esistenza allo sguardo di chi viene da fuori. In visita, ovviamente, perché chi prova a restare a lungo si trova di fronte barriere burocratiche, sociali ed economiche degne di un paesino montanaro degli anni Cinquanta.
La qualità della vita
E’ vero Bolzano primeggia in molte classifiche riguardanti la qualità della vita (è seconda dopo Trento nella più recente) o l’ambiente (è prima davanti a Trento e a Belluno in quella di Legambiente). Resta da chiedersi, però, come mai primeggino città che sono nel raggio di meno di 150 chilometri. Che il contesto, non solo quello naturale, abbia molto a che vedere con questi successi? E se facessero la stessa classifica solo con le località dell’Alto Adige, Bolzano sarebbe prima?
Probabilmente no, perché Bolzano non è una località turistica, non è un dormitorio per ricchi in vacanza, è una città. E’ uno di quei luoghi che oggi più di ieri attirano persone dai dintorni (il 55% della popolazione mondiale vive in aree urbane e si prevede che tale dato aumenterà al 68% entro il 2050 Ndr).
Bolzano è una città, non è un difetto, ma un pregio, ed è anche il capoluogo di una provincia tra le più ricche d’Europa e sarebbe ora che ragionasse come tale. I suoi problemi non si risolvono portando in periferia le casette del mercatino o migliorando i servizi per i turisti. Le città prosperano quando lavorano per e con il cambiamento, non contro.
O qualcuno pensa davvero che a Bolzano si sia conservato il valore più vero e profondo del Natale?
Massimiliano Boschi
Immagini ©Venti3
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