La lenta rinascita (anche grazie al Pakistan) del Brennero dopo Schengen

Torna Alto Adige Doc: la rubrica che racconta l’Alto Adige lontano dagli stereotipi. Dopo un agosto di pausa, si ricomincia. E per chi si fosse perso qualche puntata precedente, nessun problema: eccole tutte

Il Brennero e San Candido ospitano i due principali confini con l’Austria, anche solo per questo dovrebbero mostrare alcune somiglianze e, invece, sembrano due mondi diversi. Si potrebbe persino sostenere che incarnano gli estremi di due facce dell’Alto Adige. Quella che deve confrontarsi con l’essere una zona di confine – inevitabilmente in balia dei movimenti globali – e quella della “vetrina” turistica, delle tradizioni adattate a gusti e preferenze dei visitatori.

Le premesse e le previsioni meteo appaiono sufficientemente interessanti da spingermi a prendere l’Interregionale delle 13.02 con destinazione Colle Isarco. Lì ho appuntamento con Franz Kompatscher, da dieci anni sindaco del Comune del Brennero che comprende sei frazioni: Colle Isarco, Fleres, Terme di Brennero, Moncucco, Ponticolo oltre, naturalmente al Brennero.

La sede del Comune è in Piazza Henrik Ibsen, omaggio all’ospite più famoso della cittadina della Valle Isarco, ma dai tempi delle passeggiate del grande drammaturgo norvegese, l’intera area è completamente cambiata. Il sindaco Kompatscher parte proprio da questo: «Tutta la zona del Brennero ha subito molti cambiamenti dalla fine dell’Ottocento. La costruzione della ferrovia permise l’arrivo di un notevole numero di turisti, ma il cambiamento principale avvenne al termine della Prima guerra mondiale quando il Brennero divenne confine di Stato. Si trasferirono qui agenti delle forze dell’ordine, personale della dogana e lavoratori del relativo indotto. Dopo la seconda guerra mondiale l’intera area beneficiò del boom economico e del grande sviluppo del commercio tra nord e sud di Europa, venne costruita l’autostrada e il Brennero si trasformò in un nodo di importanza europea».

I grandi mutamenti globali, politici ed economici che ne avevano determinato l’espansione finirono, inevitabilmente, per causarne anche il declino e la crisi. «L’ingresso dell’Austria nell’Unione Europea – prosegue il sindaco – incominciò a ridurre l’importanza del confine del Brennero, la firma del trattato di Schengen cambiò tutto e l’introduzione dell’Euro diede la mazzata finale all’economia del territorio».

L’abolizione delle frontiere all’interno dell’Ue rese inutili i numerosi servizi connessi al controllo dei confini, i servizi di dogana vennero largamente smantellati e il numero delle forze dell’ordine presenti al Brennero si ridusse drasticamente. «Fino a qualche decennio fa, gli austriaci prendevano d’assalto i supermercati del Brennero per comprare prodotti italiani che non si trovavano oltre confine, il cambio li facilitava e molti spendevano proprio al Brennero le ultime lire e gli ultimi scellini primi di rientrare in patria. Oggi tutto questo è finito». Negli anni precedenti, l’autostrada e le strutture connesse ai servizi di frontiera avevano  danneggiato irrimediabilmente l’immagine turistica dell’intera area e ricrearla non è semplice.

«Mano a mano, tutti i grandi alberghi che avevano fatto da traino al settore hanno chiuso i battenti – precisa il sindaco –  e solo in anni recenti siamo riusciti a ritornare su un livello di pernottamenti accettabili».

Oggi il Comune del Brennero conta 2200 abitanti, (per il 79% di lingua tedesca) ma la sua composizione è molto particolare, sopratutto nella frazione del Brennero. «Lì, oltre la metà degli abitanti è di origine pachistana, in gran parte lavorano nel settore del turismo e del commercio, in parte minore nell’artigianato e nell’industria. Questo non ha creato problemi particolarmente gravi, ma è innegabile che l’integrazione non sarà un processo facile per vari motivi. A Colle Isarco è più facile, sono sopravvissute le strutture associative e il tessuto sociale tradizionale è rimasto solido. Al Brennero non è così, i residenti storici non sono molti e tendenzialmente sono anziani. Va detto però, che resta una cittadina molto tranquilla, non nego i problemi, ma sono limitati e già vissuti in passato».

Non resta che proseguire il viaggio verso nord. Saluto il sindaco e prendo il primo treno per il  Brennero, ad occhio i passeggeri si dividono quasi interamente tra coloro che sono diretti a Innsbruck e quelli che intendono raggiungere l’Outlet situato proprio sul confine italiano-austriaco. La stazione è piuttosto frequentata nonostante manchino molti dei servizi attivi fino a qualche anno fa. Non appena uscito, la presenza dei turisti risulta evidente. Gruppetti con bastoni e zainetti ritornano dalle passeggiate in montagna, i motociclisti austriaci si fermano per un’ultima sosta prima di passare il confine, alcuni altri si bevono una birra nei numerosi locali che sorgono attorno alla stazione.

Proprio in uno di questi, incontro Saad Khan, presidente del centro giovanile del Brennero. Saad è un pachistano di lingua italiana, ma questo non gli ha impedito di presiedere il centro giovanile finanziato dalla ripartizione della cultura tedesca (ognuno reagisce ai fenomeni globali come può). «Per fortuna – premette Khan – ho trovato sempre un grande sostegno da parte dell’amministrazione pubblica e cerchiamo di rendere tutti orgogliosi di questo aiuto». Saad Khan è in Italia da dodici anni e al Brennero pare essersi ambientato benissimo. Lo dimostra il cordialissimo saluto della cameriera: «E’ arrivata da poco da Roma – spiega – mi ha chiesto alcune informazioni sul posto, sulla gente, sui locali, spero di esserle stato utile. E’ molto brava e gentile».

Saad conferma i dati del sindaco: «Sì al Brennero la maggior parte della popolazione è di origine pachistana. Lavoriamo soprattutto nel commercio, molti all’Outlet. Io mi sento un brennerino a tutti gli effetti anche se non ho scordato da dove provengo. Il centro giovani è frequentato principalmente da pachistani e abbiamo creato un bel gruppo, ma cerchiamo di essere aperti a tutti e nei mesi scorsi abbiamo fatto partire alcune iniziative per coinvolgere anche i giovani di Colle Isarco. Cerchiamo di farci conoscere anche a Vipiteno e Bressanone, sempre senza distinzione di provenienza».

Nel frattempo, però, stanno cambiando i pachistani, i giovani sotto i quindici anni, infatti, sono “tedeschi”: «E’ vero – ammette – anche mia sorella minore sta facendo le scuole in lingua tedesca, ma non credo sia un problema. Più lingue parliamo meglio è». Khan conferma che il Brennero è un posto molto tranquillo: «Sì, senza dubbio, gli unici problemi li abbiamo in occasione delle giornate di mercato quando i turisti tedeschi e austriaci parcheggiano dove capita, a volte fatico persino a uscire di casa».

Credo di non poterlo salutare in un momento migliore, Saad Khan deve dedicarsi all’organizzazione dei festeggiamenti del suo venticinquesimo compleanno e così mi incammino verso l’Outlet. E’ un pomeriggio feriale d’agosto e la clientela non manca. Alle pareti dei lunghi corridoi sono appese le foto che ricordano il passato del confine del Brennero. Forse non la vedo io o forse proprio non c’è, ma non trovo le immagini degli incontri tra Hilter e Mussolini al Brennero, quelli derisi in maniera magistrale da Charlie Chaplin ne “Il Grande dittatore”:

Erano incontri in cui si decideva, anche, la spartizione etnica dell’Alto Adige, italiani di qua, tedeschi di là. Mi sono scordato di chiedere a Khan cosa ne pensa, ma disturbarlo ulteriormente in occasione del suo compleanno con domande del genere non è particolarmente elegante. Finisco il giro e dalle grandi vetrate del passaggio verso il parcheggio osservo la vecchia sede della frontiera austriaca. Oggi ospita un negozio di abbigliamento tradizionale, a fianco del cartello “Republik Österreich” c’è l’insegna “Grenzgänger”, sopra garrisce al vento una grande bandiera rossa e bianca con l’enorme scritta “Sale”. Qui è sempre periodo di saldi.

(continua…)

Massimiliano Boschi

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