I numeri da incubo del carcere di Bolzano

In attesa che venga nominato il nuovo garante dei detenuti della Provincia di Bolzano, l’iter legislativo è partito un paio di settimana fa, val la pena continuare a mantenere l’attenzione su una struttura che necessita di interventi forti, strutturali e urgenti. A sostenerlo non sono i detenuti, impossibilitati a fare uscire la loro voce dal carcere, ma chiunque abbia modo di frequentarlo o anche solo di visitarlo. Innanzitutto un chiarimento, quella presente in via Dante è una casa circondariale, una struttura nella quale vengono detenute le persone in attesa di giudizio o quelle condannate a pene inferiori a cinque anni. Vale la pena ripeterlo, persone in attesa di giudizio o condannate a pene inferiori ai cinque anni. Bene, quella di Bolzano è una casa circondariale che il Ministero della Giustizia italiano presenta così:  “Edificio austro-ungarico risalente alla fine dell’800 situato in centro storico privo di sale socialità  e ambienti per lavorazioni, in fase di dismissione”. Il problema è che la “fase di dismissione” dura da anni in attesa di un nuovo carcere che di cui non è partita nemmeno la costruzione. Lo stesso ministero elenca quindi il numero di detenuti presenti, 123 per 88 posti regolamentari. Il dato risale al 2023, dati più recenti riportano 114 detenuti presenti, si tratta comunque di un ampio superamento della soglia dei posti regolamentari. Il carcere di Bolzano, come molti altri in Italia, è sovraffollato.
Di seguito, invece, la scheda riguardante gli spazi comuni (tratta dal sito del Ministero della Giustizia) che evidenzia come all’interno del carcere di Bolzano risulti complicato svogliere ogni attività.

Passando dai numeri alle parole, ecco quelle pronunciate dal presidente della Provincia Arno Kompatscher: “E’ una sede sottodimensionata, fatiscente, inadatta al fine vero della pena, vale a dire la rieducazione del detenuto”.
Questo, invece, il contenute della scheda relativa al carcere di Bolzano dell’Associazione Antigone che si occupa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario: “La struttura carceraria, che si trova in città, risale a fine 1800 e porta tutti i segni di un vecchio edificio. Inoltre il sottodimensionamento del personale, in particolare quello educativo e la scarsità di progetti esterni rendono la vita in questo carcere ancor più difficile. L’edificio è molto vecchio e la manutenzione scarsa, è difficile stabilire quali siano le sezioni più critiche perché dalle celle alle sale comuni, dai bagni alle docce necessiterebbero tutti di una ricostruzione o sistemazione”. Un ulteriore dato, pur risalente a oltre due anni, desta particolare preoccupazione: tra un quarto e la metà dei detenuti faceva uso di sedativi o ipnotici  (ad es. benzodiazepine)?

In tempi di ossessione per la sicurezza può apparire ingenuo ricordare l’articolo 27 della Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, meglio quindi “restare sul pezzo”. Al massimo tra cinque anni, i detenuti della casa circondariale di Bolzano potranno uscire dal carcere. I mesi o gli anni di reclusioni avranno reso “migliori” i detenuti? Qualcuno pensa davvero che ridurre le persone in queste condizioni eviti il ripetersi di atti criminali?
Un ultimo dato per chi ne fosse convinto. Secondo il Consiglio nazionale di economia e lavoro (CNEL)  il 68.7 % dei detenuti torna a delinquere (circa 2 su 3). I dati cambiano drasticamente se vengono considerati solo i detenuti che hanno svolto percorsi di formazione o di lavoro in carcere: il tasso di recidiva per questi ultimi è pari al 2%.
A questo proposito, ecco la scheda del Ministero della Giustizia sull’attività lavorativa nel carcere di Bolzano. Si spera che il dato non sia aggiornato o che contenga dati inesatti

 

(ma.bo)

 

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