L’affettuoso dispiacere di una famiglia. Valerio Binasco presenta “Cose che so essere vere”
Teatro. Al Comunale di Bolzano tornano protagonisti gli attori. Per la stagione principale del Teatro Stabile di Bolzano, da giovedì 14 a domenica 17 novembre 2024 andrà in scena il primo allestimento italiano di “Cose che so essere vere” (Things I Know to Be True) testo di Andrew Bovell, nella traduzione di Micol Jalla, per la regia di Valerio Binasco. Protagonisti: Giuliana De Sio, Fabrizio Costella, Giovanni Drago, Giordana Faggiano, Stefania Medri oltre allo stesso Binasco.
Un dramma che ruota intorno a una famiglia e alla rappresentazione dei particolari meccanismi che regolano le relazioni tra marito, moglie e figli. “Un dramma che muta continuamente punto di vista attraverso gli occhi di quattro fratelli che lottano per definire sé stessi, al di là dell’amore e delle aspettative dei genitori”. E’vero, famiglia e teatro viaggiano a braccetto da 2500 anni circa, il tema sembra “abusato”, eppure…
Eppure, come ci spiega Valerio Binasco, in “Cose che so essere vere” non mancano le sorprese: “Confermo – ammette – il teatro si interessa in maniera speciale alla famiglia, sin dal tempo dei tebani. Ma il pubblico continua a rispondere positivamente, i temi sentimentali legati a destini individuali così annodati alla famiglia non hanno ancora stancato, anzi”.
In “Cose che so essere vere” c’è qualcosa in più?
Sì, entra in campo un giocatore per certi aspetti prevedibile e per altri sorprendente. Quando ho cominciato a lavorare sul testo di Bovell, pensavo fosse inevitabile puntare il dito sulla famiglia, uno dei luoghi meno adatti per lo scambio di amore, più idoneo allo scambio di problemi. Mi aspettavo il ritratto di una famiglia dilaniata e infelice, ma questo è vero solo in parte, perchè poi è entrato in campo l’amore. E “Cose che so essere vere” è una grande storia d’amore tra sei persone che compongono una famiglia. Nonostante gli enormi problemi di relazione, nonostante i segreti inconfessabili.
Céline scriveva che “Si fa tutto insieme in famiglia. Ci si odia a morte, è il vero focolare, ma nessuno protesta, perché è comunque meno caro che andare a vivere in albergo”. Si era scordato un pezzo?
Anche nella famiglia descritta da Bovell persistono i comportamenti legati al possesso, ma nonostante le discussioni e le liti, resta una storia d’amore che non si interrompe e questo, come dicevo, risulta sorprendente e commovente. Lo spettatore non esce inorridito, ma pervaso da una certa nostalgia, di un affettuoso dispiacere. Vive un’esperienza sentimentale.
“Cose che so essere vere” (© Virginia Mingolla)
In famiglia si litiga spesso per cose assurde che sembrano fondamentali. In quei momenti sembriamo completamente incapaci di osservarci dall’esterno. Non è che, solo osservando certe discussioni o certi meccanismi famigliari rappresentati su un palcoscenico, riusciamo a scorgerne l’assurdità?
Esatto, quando siamo dentro a quelle dinamiche non vediamo più i volti delle persone che abbiamo di fronte e crediamo essere vere delle cose che non lo sono. Basterebbe fare un passo di lato, o guardarsi dall’alto, insomma cambiare prospettiva e ci renderemmo conto di quanto i sentimenti della vita famigliare siano il frutto del dio dell’amore.
Se a questo si aggiunge la teatralità delle liti famigliari…
Il conflitto è necessario al dramma, per il teatro è difficile farne senza. Nello spettacolo ci sono molte scene madri.
Ecco “scene madri”, non a caso
Bravo, ma mostrarsi arrabbiati o piangenti è importante. Il bene muore quando è soffocato dal silenzio, dal non detto. Credo risulti più coraggioso provare a dirsi le cose per superare il conflitto.
Magari ricordandosi che dirsi le cose non significa insultarsi.
Il conflitto famigliare non dovrebbe smettere di passare attraverso il desiderio d’amore, ma c’è un altro elemento che entra in campo e fa parte delle ispirazioni di Bovell: il tempo. E’ un alleato dell’amore e dei legami famigliari e coniugali, il testo sembra suggerirci che la durata di una relazione può anche spegnere l’eros, ma accende qualcosa che è degno di essere vissuto. Ovviamente non è un discorso reazionario contro il divorzio, ma può valer la pena tener duro vivendo esperienze di amore diverse. La durata di una coppia, alla fine, va incontro anche a un progetto tenero e necessario: invecchiare insieme.
Massimiliano Boschi
COSE CHE SO ESSERE VERE
(Things I Know to Be True)
di Andrew Bovell
traduzione Micol Jalla
regia Valerio Binasco
con Giuliana De Sio, Valerio Binasco
Fabrizio Costella, Giovanni Drago, Giordana Faggiano, Stefania Medri
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Alessio Rosati
suono Filippo Conti
video e pittura Simone Rosset
assistenti regia Fiammetta Bellone, Eleonora Bentivoglio
assistente scene Francesca Sgariboldi
assistente costumi Rosa Mariotti
tirocinante dell’Università di Torino/D.A.M.S. – Beatrice Petrella
tirocinante dell’Accademia Teatro alla Scala – Marina Basso
Teatro Stabile Torino – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale
Cose che so essere vere è stato prodotto per la prima volta dalla State Theatre Company of South Australia e da Frantic Assembly nel 2016 In accordo con Arcadia & Ricono Ltd per gentile concessione di HLA Management Pty Ltd
Immagine di apertura: “Cose che so essere vere” (© Virginia Mingolla)