La famiglia è un impermeabile lacerato. “Cose che so essere vere”: la sincerità senza perdere la tenerezza

Teatro. “Cose che so essere vere” (qui la presentazione) ci mette davanti a uno specchio. Non ci deforma, non distorce, non evidenzia i nostri difetti. E’ lo specchio di casa, quello con cui ci confrontiamo ogni giorno, quello che ci aiuta a darci una sistemata prima di uscire nel mondo. Ci riflette per quello che siamo, ci ricorda  le cose che sappiamo essere vere, anche le più tremende, ma non punta il dito, non sottolinea, ci aiuta a renderci un pochino più belli.
Eppure, il testo di Bovell non fa sconti, mostra l’ansia che divora la vita famigliare, quella che spinge i genitori a rendere il giardino di casa una sicura e amorevole gabbia dorata per i propri figli. Quella miscela di paura e gelosia che sembra caratterizzare le famiglie degli ultimi decenni. Quelle in cui l’interrogatorio sostituisce il buongiorno (Va tutto bene? Cosa è successo? Lo so che è successo qualcosa…) in cui la profonda conoscenza di chi sta accanto si trasforma in strumento di controllo. Quella in cui genitori teneri e impiccioni, generosi e feroci sentenziano ancor prima di ascoltare.
“Cose che so essere vere” sembra suggerire che la prima vittima degli affetti famigliari è l’amore di coppia e che sono i “meriti” dei genitori a ricadere pesantemente sui figli. Nel caso, risulterebbe difficile dargli torto. Sappiamo benissimo che creare giardini amorevoli e accoglienti per i propri figli li rende impreparati alla vita, ma l’ansia sembra non concederci alternative e nel suo nome ci dimentichiamo anche di chi condivide il nostro letto tutte le sere.
Questo non impedisce al pubblico di divertirsi e si può uscire da teatro pensando che sia puro intrattenimento. Forse è un limite, forse è proprio questo a renderlo un capolavoro.
Gli attori sono impeccabili, Binasco è perfetto nella regia e nell’interpretazione, mentre Giuliana De Sio indossa in maniera straordinaria i panni di Fran, la madre. Non prende scorciatoie, non ammicca a se stessa, veste con rara classe  l’impermeabile lacerato della canzone di Leonard Cohen, scenografia sonora dello spettacolo. Sincere note di nostalgia per una vita che poteva essere diversa.

Massimiliano Boschi 

 

COSE CHE SO ESSERE VERE
(Things I Know to Be True)
di Andrew Bovell

traduzione Micol Jalla
regia Valerio Binasco
con Giuliana De Sio, Valerio Binasco
Fabrizio Costella, Giovanni Drago, Giordana Faggiano, Stefania Medri
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Alessio Rosati
suono Filippo Conti
video e pittura Simone Rosset
assistenti regia Fiammetta Bellone, Eleonora Bentivoglio
assistente scene Francesca Sgariboldi
assistente costumi Rosa Mariotti
tirocinante dell’Università di Torino/D.A.M.S. – Beatrice Petrella
tirocinante dell’Accademia Teatro alla Scala – Marina Basso
Teatro Stabile Torino – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale
Cose che so essere vere è stato prodotto per la prima volta dalla State Theatre Company of South Australia e da Frantic Assembly nel 2016 In accordo con Arcadia & Ricono Ltd per gentile concessione di HLA Management Pty Ltd

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