La crisi dell'automobile riguarda anche l'Alto Adige: i dati

Mobilità. La transizione energetica e le nuove abitudini di mobilità stanno trasformando profondamente il settore automobilistico, già sotto pressione. Mentre l’Europa accelera verso un futuro più sostenibile, emergono criticità legate alla diminuzione della domanda di veicoli tradizionali e all’adattamento delle industrie locali. In Italia, e in particolare in Alto Adige, questa trasformazione avrà un peso importante nel tessuto economico della provincia: a causa della concentrazione di stabilimenti produttivi in Germania, secondo ANFIA (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) nel 2023 il volume di esportazioni della componentistica per le automobili verso lo Stato tedesco ha generato per l’Italia un valore economico di 5,2 miliardi di euro. L’intero settore si trova ora in una fase di trasformazione profonda, con gli occhi puntati su una mobilità che richiede maggiore spinta verso la sostenibilità. In questo contesto, è fondamentale analizzare i dati del mercato per comprendere le dinamiche in atto e le prospettive future.

La situazione dell’automotive in Italia e in Alto Adige

In Italia, il mercato automobilistico soffre. Stando ai dati di Motus-E, a dicembre 2024 il paese ha registrato una diminuzione complessiva delle immatricolazioni del 4,9% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Questo calo riflette un contesto difficile per tutto il settore, segnato dalla flessione della domanda di auto a motore termico e da una crescita ancora troppo lenta delle vetture elettriche. La transizione energetica, seppur considerata una priorità, si scontra con un tessuto industriale e sociale che fatica ad adattarsi ai cambiamenti richiesti da questa rivoluzione verde.
Guardando all’Alto Adige, non mancano le incentivazioni e le infrastrutture che sostengono la conversione green. Secondo i dati del portale Green Mobility Südtirol-Alto Adige, sono 806 le stazioni di ricarica attive, con una buona distribuzione territoriale. La provincia si colloca al secondo posto in Italia per immatricolazioni di auto elettriche (BEV), con 11.428 unità nel 2024. Tuttavia, anche qui si registra un calo significativo del 10,77% rispetto al 2023, evidenziando le difficoltà nella penetrazione del mercato di veicoli a zero emissioni. Per quanto riguarda gli effetti della crisi nel comparto, le ripercussioni economiche non tardano a farsi sentire. A Brunico, l’azienda Intercable Automotive Solutions ha recentemente annunciato il licenziamento di 50 lavoratori, una decisione che riflette la necessità di adattare la capacità produttiva alla riduzione della domanda. Questa crisi colpisce soprattutto il segmento dei cablaggi per veicoli elettrici, un settore chiave per l’industria dell’Alto Adige, che ora si trova ad affrontare una doppia sfida: mantenere la competitività in un mercato globale e rispondere alle esigenze di una mobilità sempre più orientata verso la sostenibilità ambientale.
La provincia, nonostante le difficoltà, continua a rappresentare un laboratorio di innovazione, con numerose iniziative volte a promuovere una mobilità più sostenibile. Tuttavia, queste iniziative richiedono un forte coordinamento tra pubblico e privato, oltre a un sostegno più deciso da parte del governo nazionale per superare le barriere attuali.

Il mercato europeo dell’automotive: i numeri del 2024

Il 2024 si conferma un anno di transizione per il mercato automobilistico europeo, che registra circa 10,6 milioni di immatricolazioni di nuove vetture (fonte ACEA), segnando un lieve incremento dello 0,8% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, i dati non sono omogenei tra i diversi paesi: la Spagna spicca con una crescita significativa del 7,1%, mentre Francia (-3,2%), Germania (-1%) e Italia (-0,5%) mostrano un trend negativo. Nel complesso, si contano circa 277 milioni di veicoli registrati in Europa, un dato che testimonia la centralità del settore automobilistico ma anche le sue difficoltà nel tenere il passo con i cambiamenti richiesti dalla transizione energetica.
Da considerare è anche l’andamento del mercato delle auto elettriche a batteria (BEV) e ibride (PHEV). In questo ambito, emergono segnali contrastanti: il mercato BEV continua a crescere, ma con ritmi diversi da paese a paese. Guardando ai principali mercati europei, Austria e Francia registrano lievi aumenti, rispettivamente del 2,3% e dello 0,1%, mentre in Germania le immatricolazioni di BEV crollano del 4,9%. Questa contrazione mette in luce le difficoltà nel sostenere la crescita di una tecnologia chiave per la riduzione delle emissioni di carbonio. Per quanto riguarda le ibride plug-in (PHEV), l’Italia registra un calo dell’1,1%, in controtendenza rispetto alla timida crescita della Germania (+0,6%).
Nonostante le sfide, l’attenzione politica e industriale rimane concentrata sull’espansione del mercato delle vetture a basso impatto ambientale. La necessità di infrastrutture adeguate, come stazioni di ricarica capillari, è un tema centrale che continua a rappresentare un ostacolo significativo per molti Paesi europei.

Nuove tendenze, i giovani al centro della mobilità futura

Le nuove generazioni stanno modificando profondamente le dinamiche della mobilità. Nella ricerca “I giovani e la mobilità sostenibile” condotta nel settembre 2024 da Skuola.net per ECO Festival della Mobilità Sostenibile e delle Città Intelligenti, i dati parlano chiaro: i giovani stanno progressivamente abbandonando l’idea dell’auto privata come simbolo di status e necessità, optando invece per soluzioni di mobilità sostenibile. Il 33% preferisce i mezzi pubblici, il 13% si sposta in bicicletta o monopattino, e solo il 31% continua a utilizzare veicoli privati a motore. Questa transizione è accompagnata da una crescente attenzione all’impatto ambientale: il 60% dei giovani intervistati dichiara di impegnarsi per ridurre le emissioni di carbonio legate ai propri spostamenti.
E proprio la mobilità è un tema chiave per comprendere questa crisi, alimentata da un paradosso: ad adottare soluzioni di mobilità condivisa, oggi, non sono le fasce di popolazione meno abbienti, ma al contrario quelle più ricche. Le cause sono le differenze infrastrutturali tra centri cittadini (con residenti ad alto reddito) che godono di un servizio di trasporto pubblico capillarizzato ed efficiente, in contrasto alle aree periferiche in cui l’auto non diventa più una scelta, ma una necessità. Le città metropolitane del Nord Italia offrono una rete capillare di trasporti pubblici e piste ciclabili, mentre le aree periferiche e il Sud Italia rimangono indietro. Nei piccoli comuni, l’auto privata continua a dominare, con il 70% degli spostamenti totali, a scapito delle soluzioni più sostenibili. Questo divario rappresenta una sfida che richiede un approccio sistemico per essere superato, combinando investimenti infrastrutturali e politiche di incentivazione che possano coinvolgere tutte le fasce della popolazione.

La sfida principale per l’Alto Adige e per l’Italia, più in generale, sarà quella di trovare un equilibrio tra le esigenze di un mercato in crisi e la necessità di adottare soluzioni innovative. La mobilità del futuro è già in fase di definizione: il successo dipenderà dalla capacità di leggere i segnali del cambiamento e di agire di conseguenza.

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