Street Art e «museo diffuso», progetto Confesercenti rilancia zona Don Bosco
La Street Art e la valorizzazione del quartiere e dei suoi abitanti per rilanciare il quartiere Don Bosco. Anche dal punto turistico. Don Bosco è un quartiere ricco di complessità, demografica e anagrafica, ma anche di grandi potenzialità: tra via Sassari, via Milano, via Palermo e l’Isarco si può leggere, stratificata, la storia migratoria dell’Alto Adige, la sua urbanistica. Una storia che vive un momento di passaggio epocale che si riflette nella difficoltà del piccolo commercio. Per questo Confesercenti Alto Adige ha lavorato in questi mesi a un progetto di rilancio attraverso un progetto di «Museo Diffuso».
Un progetto nato dal basso che ha visto il direttore Mirco Benetello, accompagnato da Claudia Masera e dal giornalista Luca Barbieri, nella veste di consulente, ascoltare tutte le istituzioni e associazioni impegnate nel quartiere. Il risultato? Quello presentato martedì nella sala parrocchiale di Don Bosco è lo specchio di quanto sta già accadendo: i progetti del collettivo Campomarzio e di Coop 19 con Bolzanism, la disponibilità dell’Ipes, l’impegno di Provincia, Comune, Consiglio di Quartiere, Museion, Unibz. «La volontà è quella di trasformare il quartiere in un laboratorio all’interno del quale ridisegnare l’identità collettiva attraverso l’individuazione di un elemento artistico e culturale che possa attrarre nuovi flussi turistici, locali e non, nell’area» spiega Mirco Benetello. «Il nome provvisorio del progetto, «Don Bosco, Bozen Melting Pop», vuol tenere uniti tre forti elementi che caratterizzano il territorio: la multietnicità (melting pot), la volontà di utilizzare arte popolare (pop art) come fattore di coesione e attrazione, il multilinguismo – afferma Luca Barbieri -. La disponibilità della facoltà di Design di Unibz, quella di Museion, del collettivo Campomarzio e Coop 19 e la possibile estensione del progetto Murarte promosso dal Comune, offrono molte possibilità per trasformare Don Bosco in un laboratorio artistico a cielo aperto».
Don Bosco, lo stato dell’arte
Il quartiere può già contare su alcuni poli di attrazione turistica: il Cubo Garutti di via Sassari; il museo delle Semirurali; il parco delle semirurali con le rovine di Santa Maria in Augia; il Lager di via Resia. Per tutti e quattro i poli emergono potenzialità di rafforzamento dell’offerta e maggiore pubblicizzazione. Dai colloqui effettuati si segnala come il Lager di via Resia raccolga ogni anno la visita di almeno 4.000 studenti provenienti da ogni parte d’Italia e protagonisti di viaggi della memoria in Germania. Questo discreto flusso non si riversa in alcun modo nel quartiere né nella città anche se le interazioni possibili, almeno con il museo delle Semirurali o il museo Bz ’18-’45 in piazza Vittoria, potenzialmente ci sarebbero. Il museo delle Semirurali sconta la limitazione fisica dello spazio alla quale potrebbe in qualche modo supplire l’adiacente parco con le rovine di Santa Maria in Augia. La costruzione di un percorso didattico esterno sulla storia del quartiere (e quindi delle sue migrazioni) o la realizzazione di altre strutture didattiche per le scolaresche potrebbe aumentare l’attrattività della struttura. L‘anfiteatro del parco che ogni anno ospita importanti manifestazioni, come il concerto di apertura dell’Orchestra Haydn, può essere sfruttato come infrastruttura didattica e d’accoglienza per turisti. Per quanto riguarda il Cubo Garutti un rafforzamento dell’offerta di Museion e una sua maggiore pubblicizzazione potrebbero costituire un discreto volano per portare nuovi visitatori, soprattutto stranieri, che già visitano Museion.
Vanno poi tenuti presente nel progetto l’esistenza di poli funzionali esistenti e non all’interno e nelle adiacenze nel quartiere:
- Pista ciclabile lungo l’Isarco
La ciclabile lungo l’Isarco viene percorsa quotidianamente da migliaia di ciclisti. Al traffico pendolare degli abitanti della zona Sud della città si affianca anche un discreto traffico di cicloturisti che percorre la ciclovia in direzione Trento e Merano. La ciclabile «sfiora» il parco delle Semirurali e appare come uno dei punti di ingresso a maggior potenziale del quartiere. L’istituzione di una stazione di Bike Sharing in piazza Verdi fornirebbe l’opportunità di promuovere un percorso cittadino alla scoperta del quartiere
- Piattaforma di via Genova e altre strutture sportive lungo l’Isarco
Centinaia di sportivi ogni giorno, soprattutto in orario serale, sfruttano le diverse piattaforme sportive tra via Genova e l’Isarco per fini ludico-sportivi. Famiglie della città e potenzialmente turisti passeggiano lungo il fiume. La nuova piattaforma di 120 metri per 20 permette di «vivere» il fiume e raccoglie elementi identificativi della storia del quartiere come una sezione dei binari che una volta attraversavano l’asse.
- PalaResia
Il Palasport di via Resia (e l’adiacente pista di Bmx) raccolgono sportivi e spettatori in grandi manifestazioni sportive
- Botteghe di Cultura
Le Botteghe di Cultura promosse dalla Ripartizione cultura italiana della Provincia autonoma stanno portando avanti un programma di interscambio con il quartiere che esplodendo in eventi potrebbe aumentare l’attrattività per un pubblico a caccia di eventi basati sulla scoperta e l’incontro con altre culture.
- Ristoranti ed esperienze enogastronomiche
Il quartiere vanta una straordinaria varietà di offerta culinaria fatta di ristoranti tipici, gelaterie, pasticcerie e gastronomie che possono permettere al visitatore di compiere un piccolo giro d’Italia alla scoperta della cucina regionale con incursioni in cucine etniche.
- Twenty
Il centro commerciale di via Galilei viene indicato, per la sua vicinanza, come una delle cause della crisi dei negozi del quartiere. Allo stesso tempo però il Twenty, con la sua massa di visitatori, potrebbe essere sfruttato come bacino di ampliamento per la pubblicizzazione di percorsi di conoscenza del quartiere.
- Welcome to Bolzanism: la valorizzazione dell’edilizia popolare
Welcome to Bolzanism è la fase 2 del progetto Bolzanism, ideato dal collettivo di architetti Campomarzio e Cooperativa 19, che nel 2017 ha raccontato agli abitanti la storia dell’edificio dove vivono. Si tratta di un processo sperimentale di riattivazione delle reti sociali dei complessi residenziali popolari di Bolzano Ovest che consiste nell’elaborazione e nella consegna di un “kit di benvenuto” creato dagli stessi abitanti dei condomini per i nuovi inquilini. Il nucleo dei residenti storici diventa parte attiva all’interno delle dinamiche di integrazione, mettendo a disposizione il proprio tempo, le proprie competenze e la ricchezza culturale tipica di una comunità così eterogenea ed articolata. L’accoglienza del nuovo inquilino è un’occasione per acquisire consapevolezza della propria casa, riconoscendo la propria identità collettiva attraverso il confronto con i vicini e impostando il futuro della comunità attraverso la scelta di obiettivi condivisi. Nel 2018 Welcome to Bolzanism ha accompagnato i residenti del Lotto 1 di Via Cagliari nella raccolta, riscoperta e condivisione delle informazioni e delle storie che contraddistinguono la loro comunità, supportandoli nello storytelling e nell’elaborazione di questi racconti. Il progetto, nato dalla collaborazione fra Cooperativa 19 e Campomarzio, è parte della Piattaforma delle Resistenze 2018 e si sta evolvendo, con la collaborazione del Teatro Cristallo, in una forma strutturata di accompagnamento alla scoperta della storia del quartiere.
Don Bosco: le proposte – presupposti e criteri
La fase di ricognizione descritta nella prima parte del progetto ha messo in evidenza i valori sui quali fondare qualsiasi progetto che voglia rilanciare il quartiere Don Bosco:
- Storia migratoria del quartiere
Don Bosco rappresenta, nel suo stesso tessuto residenziale, la storia delle ondate migratorie che hanno interessato la città Bolzano negli ultimi 100 anni dopo l’annessione allo Stato italiano. Don Bosco è stata una delle prime zone ad ospitare gli operai fatti arrivare da ogni parte d’Italia per lavorare nelle fabbriche della zona industriale. All’immigrazione italiana si sono affiancate poi le ondate migratorie in arrivo dai Balcani, dall’Est Europa, dall’Africa, dalla Cina, dal Medio Oriente. Si tratta di una storia «viva» che può essere raccontata in prima persona da molti dei suoi protagonisti.
- Patrimonio di edilizia popolare
Il quartiere conta un vasto patrimonio di edilizia popolare gestito dall’Ipes: decine di palazzi e condomini offrono la possibilità di poter ragionare su superfici e locali. Al presente di edilizia popolare si affianca anche un passato che è già diventato storia: la casetta delle Semirurali, testimone di un’epoca passata ma molto sentita dalla popolazione; alcune realizzazioni di pregio urbanistico, come ad esempio i cosiddetti «Pifferi», che possono essere valorizzate come dimostra il progetto Bolzanism elaborato da Campomarzio.
- Partecipazione della cittadinanza
Le comunità che abitano Don Bosco hanno dimostrato nel passato una forte coesione attraverso l’associazionismo e il volontariato. Sono valori tuttora presenti che vanno solo riattivati e rimotivati. Tutti gli interlocutori (Provincia, Comune, Università etc) concepiscono un intervento di rilancio fortemente legato a un processo partecipativo.
- Cultura, creatività, giovani
Le Botteghe di Cultura stanno dando «casa» a un’esigenza molto sentita a Bolzano: quella di avere spazi gestiti da giovani in cui essi possano sperimentare in stretta relazione con la cittadinanza. Sono le stesse esigenze della comunità costituita dagli studenti universitari: la crescita dell’Università, la cronica mancanza di spazi didattici ma soprattutto abitativa, potrebbero trovare in Don Bosco una naturale zona di espansione facendone un quartiere creativo e universitario. Alcune caratteristiche commerciali del quartiere ben si prestano già a questi obiettivi.
Don Bosco, tre proposte per il rilancio
Le proposte qui di seguito delineate fanno perno su questi valori e tentano innanzitutto di mettere in rete l’esistente. Le proposte sono tre semplici spunti ai quali far riferimento e sulle quali si possono innestare progettualità di genere diverso. Sono inoltre proposte integrabili tra loro e possono essere viste come fasi consecutive da sviluppare in diversi periodi.
1. Costruzione del marchio, valorizzazione dell’esistente
Come abbiamo visto alcuni attrattori potenzialmente turistici esistono già. Si tratta del Lager di Via Resia, della Casetta delle Semirurali, del parco di Santa Maria in Augia, del Cubo Garutti. Un primo progetto di minima potrebbe vedere la costruzione di una nuova identità turistica del quartiere e percorsi turistici innestati sull’asse della «memoria» che corre tra il Lager di via Resia e la Casetta delle Semirurali. Si tratta di un asse legato all’epoca fascista e alla seconda guerra mondiale che potrebbe connettere i due attrattori attraverso un percorso che porti alla scoperta del quartiere lungo via Sassari. In questo progetto di valorizzazione dell’esistente rientrano ovviamente anche il Parco di Santa Maria in Augia, con le sue rovine, che potrebbe ospitare un’espansione del museo delle Semirurali e il Cubo Garutti. La costruzione di una nuova identità visiva e di un’apposita segnaletica e dei percorsi, l’attivazione di una cabina di regia per coordinare manifestazioni e iniziative, valorizzare la presenza delle scolaresche, potrebbe attivare un piccolo «turismo» cittadino che faccia conoscere maggiormente il quartiere agli stessi bolzanini con sicure ricadute sulle attività commerciali. La costruzione del «brand» Don Bosco potrebbe sfociare nella produzione di una linea di abbigliamento e gadget che diano visibilità all’orgoglio del quartiere sull’esempio di quanto sta accadendo a Padova per il quartiere Arcella. In questo progetto si potrebbe fare leva su volontariato e risorse tutto sommato limitate.
2. Street Art per valorizzare l’edilizia popolare
Trasformare Don Bosco, magari iniziando dal cortile di via Sassari che ospita il Cubo Garrutti, in una grande galleria a cielo aperto con opere di street art di livello internazionale. Il progetto potrebbe prendere corpo integrando e rafforzando il progetto già in via di elaborazione da parte dell’assessore Gennaccaro. Si tratta di un progetto impegnativo e ambizioso che andrà fatto coinvolgendo dal basso la popolazione per coglierne e rappresentarne aspirazioni e sogni. Un progetto partecipato di questo tipo, esso stesso documentabile, potrebbe dare nuova coesione al quartiere e definire meglio l’oggetto della rappresentazione artistica che dovrebbe essere affidata tramite un concorso internazionale. Le ricadute per il commercio di quartiere potrebbero essere notevoli e questo progetto potrebbe aiutare a riportare giovani nel quartiere. Anche il finanziamento di tale opera potrebbe essere parzialmente partecipato attraverso il lancio di una campagna di crowdfunding e andrà realizzato attraverso un bando pubblico e un comitato di selezione di alto livello. L’arricchimento di questo progetto artistico con elementi digitali (come nell’esempio di Milano) aiuterebbe ad aumentare la ricaduta sul quartiere attraverso il proximity marketing.
3. Valorizzazione del patrimonio di edilizia popolare attraverso il progetto Bolzanism
La Casetta delle Semirurali è, di fatto, un piccolo museo sulla storia migratoria del quartiere. Racconta e rappresenta un piccolo pezzo di storia della popolazione di madrelingua italiana. Ma a Don Bosco la storia non si è fermata con le Semirurali. La storia continua ed è continuata con l’arrivo di nuove comunità. Come suggerito da Campomarzio nel progetto Bolzanism che si sta evolvendo con la collaborazione di Coop19 e Teatro Cristallo moltiplicare gli spazi espositivi simili per raccontare «tutta» la storia di Don Bosco potrebbe richiamare un pubblico colto e internazionale, attivare riconoscimento e coesione sociale da parte delle comunità, coinvolgere la cittadinanza nella vita diurna e notturna di uno dei quartieri più inter-etnici della città.