Bolzano, tredici giovani artisti raccontano gli ex Telefoni di Stato: le opere in mostra a DRIN
Dopo aver raccolto documenti, foto e testimonianze sull’edificio degli ex Telefoni di Stato di Corso Italia a Bolzano, e averli rielaborati attraverso un workshop condotto da Martina Melilli, 13 giovani artisti hanno reinterpretato creativamente queste memorie per renderle accessibili al pubblico con una mostra dal titolo “Telefoni di stato desidera”. L’inaugurazione è prevista per il 19 febbraio 2022 alle ore 11:00 a DRIN (Corso Italia 34, Bolzano) e l’esposizione sarà poi aperta al pubblico fino al 5 marzo con i seguenti orari: lunedì e mercoledì con orario 09.30 – 18.00, martedì, giovedì, venerdì con orario 13.00 – 18.0 e sabato con orario 10.00-13.00. Per accedere è necessaria la mascherina e il green pass rafforzato.
La mostra “Telefoni di Stato desidera” è l’esito del progetto Digi-DRIN, nato per valorizzare la storia degli Ex Telefoni di Stato (DRIN) a Bolzano attraverso una ricerca storica e la definizione aperta e partecipata di un nuovo immaginario collettivo per questo luogo. I Telefoni di Stato sono stati un edificio chiave nella vita dei bolzanini tra gli anni ’60 e ’90, il luogo da cui passavano tutte le chiamate urbane, extraurbane e internazionali. Chiunque non avesse un ricevitore in casa poteva recarsi lì per telefonare. Dopo la chiusura negli anni ’90, quelli di Bolzano sono rimasti inutilizzati fino al 2019: si tratta di 3000 mq che attualmente sono accessibili solo al piano terra – nello spazio di co-working DRIN. Il progetto Digi-DRIN è curato da Cooperativa 19, realizzato con il sostegno dell’Ufficio Politiche Giovanili della Provincia Autonoma di Bolzano e in collaborazione con il quotidiano Alto Adige e RAI Alto Adige.
Undici sono le opere che compongono il percorso espositivo di “Telefoni di stato desidera”, frutto del lavoro degli artisti Nicolò Andreatta, Alessandro Caminiti, Marta Cavallera, Jacopo Cenni, Noemi Civiero, Chiara Duchi, Elisa Giarolli, Gaia Lionello, Alberto Piazzalunga, Giulia Pirrello, Nicholas Sabena, Claudio Tola, Matteo Zoccolo.
Martina Melilli, regista e artista che ha curato il percorso di reinterpretazione creativa dei materiali storici accompagnando i 13 giovani artisti nella progettazione delle opere in mostra racconta il percorso che ha portato alle opere finali: “Abbiamo provato ad immaginare quali storie questo luogo potesse raccogliere e raccontare, quali storie volesse raccontare. Le forme di questi ricordi e possibili proiezioni per il futuro. L’abbiamo percorso, osservato, indagato, abbiamo approfondito quello che su di lui è stato scritto e prodotto, che è poco –vigeva al suo interno il segreto di stato, per cui non era possibile fotografarlo. Abbiamo incontrato alcune delle persone che hanno lavorato al suo interno, o nei suoi dintorni, chiedendo loro di raccontarci tutto quello che ricordavano dalla sua apertura ad oggi. “Telefoni di Stato, desidera?” era la formula con cui le telefoniste impiegate al suo interno rispondevano alle migliaia e migliaia di chiamate in entrata, pronte a raccogliere le richieste di connessione provenienti dall’altra parte del ricevitore. Telefoni di Stato desidera diventa ora il titolo di questa mostra, cambiando il suo essere domanda in affermazione.”