Asino a chi? Elisa Di Oto e la onoterapia che porta benessere

Bolzano. “Come stanno Johnny, Olly e Pedro?”. Inizia così l’intervista a Elisa Di Oto, che ha appena lasciato quelli che lei chiama “i suoi tre colleghi” per raggiungerci al telefono. Colleghi molto speciali: Johnny, Olly e Pedro sono infatti i tre asini con cui Di Oto, originaria di Pineta,  pratica interventi assistiti e attività ludiche nella sua fattoria ad Egna, in Bassa atesina (Bolzano). La sua realtà è quasi un unicum in Alto Adige, anche se l’onoterapia, ovvero l’utilizzo dell’asino per il migliorare il sistema relazionale e recuperare funzioni della memoria, psicomotorie e cognitive, è una pratica diffusa a livello internazionale e che si sta diffondendo in Italia in diverse fattorie didattiche e centri dedicati. A livello pubblico, l’ATS di Brescia ha avviato fin dal 2008 un percorso specifico. Questo a fronte di un aumento importante nel numero di asini presenti sul territorio nazionale, che (aldilà delle facili ironie), attualmente sarebbero almeno 59.000, quasi il 90% in più rispetto a dieci anni fa. Iniziamo la chiacchierata con Elisa Di Oto partendo dai pregiudizi su questi bistrattati animali – che Elisa Di Oto sfaterà uno ad uno, con la voce calma e sorridente.

Gli asini non godono di buona stampa nell’immaginario collettivo, ma restano sinonimo di cocciutaggine e stupidità…

Si, ma gli asini sono tutto tranne che stupidi: sono animali intelligenti, furbi e molto, molto empatici. Riescono a sentire cose che noi non percepiamo nello stesso modo, avvertono subito lo stato d’animo di una persona, se è insicura rimangono tranquilli, se irruente o irrequieta se ne vanno. Ti rispecchiano- succede anche a me quando sono nervosa – è come se mi dessero un segnale per dirmi “calmati”.

Insomma, sono animali sensibili.

Si, ad esempio Pedro, che è il mio asino più grande, viene da situazione di maltrattamento, ma quando entro nei recinti con i bambini si calma, sente subito che sono piccolini, ed è molto delicato.

E la famosa testardaggine?

È vero, gli asini sono prudenti, essendo una preda devono far forza sulle sue quattro zampe e se hanno paura non vanno avanti – anche di fronte a cose per noi banali, tipo una pozzanghera o le strisce pedonali…semplicemente hanno bisogno di tempo, si devono fidare, ma poi ti seguono come cagnolini.

E come si svolge, concretamente, l’onoterapia? 

Premesso che ogni persona è diversa e ha i propri bisogni, in genere con le scuole si fanno più attività sul tema del gioco, mentre con le persone singole si tratta più di entrare in interazione e prendersi cura dell’animale, creare insomma un rapporto. Ma al di là di questo, il mio obiettivo è creare benessere, un momento di felicità. Spesso le persone che si rivolgono a me non stanno bene, ad esempio si sentono isolate, non inserite o sono tristi e gli animali aiutano tantissimo. È importante sottolineare il fatto che io non forzo mai gli animali ad interagire, ma tutto si crea naturalmente: gli asini sono curiosi, cercano il contatto e ti danno la sensazione di essere accettata, di far parte di qualcosa. Non ti giudicano e non parlano ma sono presenti. Ti corrono incontro quando ti vedono – è una sensazione che chi ha un animale domestico conosce bene. Insomma, ti fanno stare bene.

Un momento di attività nella fattoria di Elisa Di Oto. Foto courtesy Asinoamico

Che tipo di difficoltà presentano le persone che si rivolgono a te?

Le problematiche possono essere di tipo cognitivo, come ad es. la sindrome di down, o l’autismo, ma anche disabilità fisiche -uditive o visive- o, ancora, psichiche, come la depressione, l’ansia, o paure e insicurezze. All’inizio del percorso ci prefissiamo un obiettivo che cerchiamo di raggiungere. Spesso si tratta di aumentare l’autostima, aspetto che tante persone con disabilità hanno bisogno di rafforzare. Non mi occupo però solo di terapia, ma anche di educazione e attività assistite con gli asini.

Di cosa si tratta?

Offro anche quelle che, secondo le linee guida ufficiali introdotte nel 2015, sono attività che hanno lo scopo di avvicinare tutte le persone agli animali, tipo pomeriggi in fattoria, feste estive e di compleanno, passeggiate in famiglia ed attività per le scuole.

Si sente spesso parlare di pet therapy con diversi animali, ma non con gli asini… tu come ci sei arrivata?

Durante un soggiorno in Inghilterra ho svolto un periodo di volontariato in una fattoria che aveva 14 asini e mi sono innamorata di questi animali. Come la maggior parte delle persone non avevo mai avuto un contatto diretto con gli asini ed è stato bellissimo, sono così pacati e si fanno coccolare…da li ho iniziato un lungo percorso che mi ha portato a lavorare in un Donkey Sancturary, un centro in cui salvano gli asini dal maltrattamento, cosa purtroppo frequente in Inghilterra, e poi a seguire diverse formazioni in Italia a Padova e Milano, e in Germania.

Foto courtesy Asinoamico

E a buttare alle ortiche la tua laurea da insegnante…

Si, ho vissuto momenti che mi hanno aperto un mondo, come quando ho visto una mamma portare il figlio disabile ingestibile commuoversi perché finalmente a contatto con gli animali si calmava e diventava l’opposto. E poi aprire una fattoria e vivere a contatto con gli animali e la natura è sempre stato il mio sogno!

E ora sei soddisfatta?

Naturalmente è faticoso, la fattoria è su un meleto in affitto che non abbiamo ancora finito di trasformare, e poi c’è molta burocrazia. Mi conoscono ancora poco, al momento comunichiamo solo attraverso i social… ma vivo tanti momenti belli e soddisfazioni: vedere i bambini che coccolano gli animali, o gli utenti che magari prima non riuscivano a prendere il treno da soli e ora invece ce la fanno è una grande gioia.

Caterina Longo

Immagine in apertura: Elisa Di Oto con Olly. Foto courtesy Asinoamico

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