Energia idroelettrica: Alto Adige modello di riferimento, ma serve più concorrenza
L’idroelettricità è considerata la fonte energetica rinnovabile più eco-sostenibile, e anche in Italia rappresenta la principale e più efficiente fonte energetica con una quota del 41%. L’energia dall’acqua riveste inoltre una funzione fondamentale nella stabilizzazione della rete elettrica nazionale. In Italia tuttavia gran parte del potenziale non viene sfruttato a causa dei ritardi nell’ammodernamento delle strutture, come hanno dichiarato all’unanimità i relatori intervenuti al prestigioso convegno nazionale tenutosi presso la Camera di commercio di Bolzano. Promosso dall‘associazione nazionale “Vis Aquae – Energia dall’Acqua”, l’evento si è svolto venerdì 29 aprile con la collaborazione della Libera Università di Bolzano e dell’ente ospitante. I vari esperti – sul podio dei relatori si sono avvicendati anche ingegneri, giuristi e docenti universitari – hanno sviscerato i diversi aspetti del settore idroelettrico, illustrandone lo status quo e le potenzialità di sviluppo in Italia.
Anche il presidente della Camera di commercio Michl Ebner, il rettore della Libera Università di Bolzano, Paolo Lugli, e la Ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini hanno ribadito l’importanza dell’idroelettrico sia in Alto Adige sia nel resto d‘Italia, il suo ruolo strategico nel settore delle energie rinnovabili e la necessità di un nuovo riassetto del settore. Gelmini ha ricordato che “negli ultimi mesi il Governo ha affrontato più volte il tema delle concessioni idroelettriche, e lo metteremo nuovamente all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Un convegno come questo è di grande importanza per noi, perché ci permette di analizzare la questione da nuovi e diversi punti di vista. La materia è estremamente complessa e anche il quadro normativo presenta alcune contraddizioni”.
Solo l’Alto Adige finora ha riassegnato le concessioni tramite gara d’appalto e pertanto si pone come un modello di riferimento, hanno ricordato anche Franco Frattini, presidente del Consiglio di Stato, e Antonio Lampis, direttore di ripartizione presso l’assessorato provinciale alla cultura italiana, ambiente ed energia. Per Frattini l’idroelettrico rappresenta un “fattore fondamentale per la produzione di energia nel rispetto delle esigenze ambientali”.
L‘ingegner Paolo Pinamonti, presidente di “Vis Aquae – Energia dall’Acqua”, ha ripercorso la storia delle concessioni idroelettriche a partire dal 1933, puntando il dito contro il ristagno tecnologico di tanti grandi centrali italiane: da parecchi decenni sono gestite sempre dagli stessi concessionari, che purtroppo non hanno alcun interesse o necessità ad effettuare adeguamenti tecnologici poiché le concessioni vengono sempre rinnovate tacitamente oppure non vengono rimesse in gara. “In questo modo gli impianti non solo sono invecchiati ma non sono mai stati migliorati. Con il risultato che oggi queste centrali idroelettriche producono fino al 30% in meno delle loro potenzialità”, ha spiegato Pinamonti.
La soluzione per uscire da questa situazione? Indire gare di appalto per le concessioni scadute e per quelle in scadenza, sulla falsariga di quanto accaduto in Alto Adige nel 2005. “Fino ad oggi solo la Provincia di Bolzano ha assegnato le nuove concessioni tramite bando, e questo ha permesso di ottenere risultati eccellenti”, ha detto Pinamonti elencando gli obiettivi raggiunti: miglioramento dei requisiti ambientali, maggiore efficienza energetica, incremento della produzione, maggiore sicurezza, più introiti per la mano pubblica, più investimenti privati e valore aggiunto per l’economia. “Se nel resto d’Italia si seguisse questo esempio rinnovando le centrali idroelettriche esistenti come è stato fatto a Bolzano, la maggiore quantità di energia prodotta permetterebbe di chiudere tutte le centrali a carbone presenti sul territorio nazionale”, ha concluso Pinamonti.
Il tema del convegno è di scottante attualità non solo alla luce della crisi energetica e climatica in corso, ma anche perché le concessioni di tante grandi centrali idroelettriche sono scadute e le regioni sono obbligate ad avviare entro la fine del 2022 l’iter di aggiudicazione delle concessioni. La materia è peraltro assai complessa e articolata soprattutto dal punto di vista giuridico, come hanno sottolineato diversi relatori. E questo rappresenta una vera e propria sfida per le amministrazioni che devono assegnare le concessioni, in quanto sono obbligate a rispettare le condizioni del quadro giuridico: normative statali, nuove linee guida Ue in materia di tutela delle acque e transizione energetica, Green Deal europeo, obiettivi e modalità per l’applicazione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). A tutto questo bisogna aggiungere le riflessioni, anche all’interno del Governo, sulla possibilità di mantenere il controllo sull’asset strategico dell’energia idroelettrica, in contrasto con il principio comunitario della libera concorrenza.
In breve: un bando di gara per le concessioni delle grandi centrali idroelettriche, con una concorrenza trasparente e non discriminante, racchiude in sé delle enormi potenzialità per un approvvigionamento energetico sostenibile e rinnovabile. Solo grazie alle innovazioni tecnologiche si potrebbe aumentare fino al 30% la produzione delle centrali esistenti.